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TUTTO mercato WEBRafa, se non ora, quando? Dopo 6 anni di pochi gol nei big match, la Roma può essere la svolta
Sei anni di luci, strappi, giocate che hanno fatto inammorare San Siro. Sei anni in cui Rafael Leao è diventato uno dei simboli del Milan moderno, capace di spaccare le partite con un'accelerazione e di decidere un campionato, quello del 2021/22, con i suoi picchi di talento. Eppure c'è un aspetto del suo percorso rossonero che continua a rimanere un punto interrogativo: il peso specifico delle sue reti nei big match.
Leao nei big match: ll dato
Non è una critica, né un'etichetta. È semplicemente un dato: nei grandi appuntamento Leao ha segnato meno di qunato ci si aspetterebbe da un giocatore del suo livello. In 102 incontri totali contro Atalanta, Roma, Juventus, Inter e Napoli, infatti, il portoghese ha messo a referto appena 11 gol, ovvero uno ogni 10 partite. Il calendario però offre al numero 10 del Milan una seconda possibilità, un nuovo palcoscenico, un invito a prendersi la scena quando conta di più, ma soprattutto adesso che la squadra ne ha bisogno.
Per il Diavolo, infatti, quella di domenica a San Siro contro la Roma è una partita importante, chiave: punti pesanti, atmosfera calda, avversario di livello, capolista della Serie A. È proprio in queste serata che un leader tecnico può e deve trasformarsi in leader totale, come successo qualche settimana fa contro la Fiorentina.
Se non ora, quando?
Leao ha sempre avuto l'istinto del campione, ma adesso deve tornare ad accenderlo quando il paloscenico è più grande, quando gli occhi sono tutti su di lui. E c’è un dettaglio in più che aggiunge ulteriore pathos alla (anti) vigilia: non è nemmeno certo che il portoghese parta titolare domenica in seguito all'infiammazione all'anca che l'ha costretto ad uscire all'intervallo contro l'Atalanta. Le sue condizioni non sono perfette, lo staff lo monitora giorno dopo giorno, ma Rafa stringerà i denti. Vuole esserci. Vuole provare a prendersi la partita. Anche solo per uno spezzone. Perché certe sfide chiamano, e lui lo sa.
Dopo sei anni, il tabù dei big match non è dunque un marchio, ma un traguardo da superare. E domenica potrebbe essere il giorno in cui Rafa decide di cambiare la storia, anche perché se non ora, quando?
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