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Marotta torna alla Juve, voce insistente. Ma lui: E’ una fake news. E riparte anche l’idea Zidane per la panchina. Inter, altra delusione. Milan, ecco il budget per i giovani. Tutti i nomi di Rangnick. Ribery resta, ma chiama MandzukicTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 10 luglio 2020, 15:15Editoriale
di Enzo Bucchioni

Marotta torna alla Juve, voce insistente. Ma lui: E’ una fake news. E riparte anche l’idea Zidane per la panchina. Inter, altra delusione. Milan, ecco il budget per i giovani. Tutti i nomi di Rangnick. Ribery resta, ma chiama Mandzukic

E’ un po’ che Radiocalcio ne parla quasi a mezza voce, una volta si sarebbe detto così. Oggi, ai tempi dei social, le storie sono spesso amplificate e certi giorni i rumor diventano insistenti, quasi assordanti: Marotta che torna alla Juve è la bomba esplosa ieri in un pomeriggio di luglio. Possibile? Probabile?

Per la verità, il primo a ipotizzare il Grande Ritorno è stato il Messaggero una quarantina di giorni fa raccogliendo e scrivendo di voci circolanti in ambienti romani. Da allora mezzi sì e mezzi no, qualche smentita senza troppa convinzione, ma sempre la sensazione che sotto sotto l’operazione fosse in cantiere o quanto meno ipotizzabile. Non fuori da tutte le logiche calcistiche, insomma.

Ieri ci ha pensato Dagospia a mettere nero su bianco il piano che Agnelli avrebbe in testa per cambiare questa Juve che non gli piace più così tanto, per correggere errori fatti negli ultimi mesi sul mercato, in panchina, ma anche dietro le scrivanie della sede.

Questa volta Marotta però non è stato ad ascoltare in silenzio e ha invece deciso di scendere in campo come non aveva fatto in precedenza: “Sono sicuramente delle fake news”, è stato il suo commento anche troppo sintetico ieri sera poco prima della sfida con il Verona.

Restano comunque le idee e l’insoddisfazione di Agnelli e vedremo che piega prenderanno. Il tutto partirebbe dal siluramento di Allegri e dall’avvento di Sarri che Agnelli ha avallato, ma porta la firma di Paratici e Nedved che con Allegri aveva rotto. Il presidente bianconero si sarebbe pentito di avere dato l’ok all’operazione, il nuovo corso e il nuovo calcio promesso stanno facendo fatica ad attecchire sul terreno bianconero, vi abbiamo già detto del rigetto dello spogliatoio e del compromesso allenatori-giocatori per chiudere la stagione in armonia. Insomma, i problemi e le insoddisfazioni non mancano nonostante il primo posto in classifica e la Champions da giocare. Ad Agnelli sarebbero mancate le certezze che era abituato ad avere, il terreno non è più così solido come ai tempi di Marotta. Oltre che deluso dal gioco, non sarebbe contento neppure della campagna acquisti, troppi obiettivi falliti (ultimo Tonali), giocatori discutibili, tanti soldi spesi compresi i 40 milioni per Kulusewski (troppi), ma anche i conti sono in rosso tanto che c’è stato il ricorso a un aumento di capitale. Secondo Dagospia la rivoluzione pensata da Agnelli coinvolgerebbe anche manager non di campo, l’idea sarebbe quella di mettere nei posti chiave in società persone più in sintonia con il presidente-pensiero. E’ possibile che alla Juve abituata a piccole mosse, aggiustamenti, una sorta di conservatorismo, si faccia una rivoluzione di questo tipo?

Non è detto, ma i pensieri corrono e quando in giro se ne parla qualche parola è uscita da chi l’ha pensata.

E se davvero Marotta ha detto no, non pensa al ritorno, la rivoluzione comunque andrà avanti?


Difficile intravedere figure di questo spessore per un ruolo apicale, ma i giochi non sono chiusi.

In ballo, ovvio, anche il destino dell’allenatore Sarri legato a Paratici e Nedved. Il campionato lo sta portando in porto, non sono mancate le delusioni come quella dell’altra sera con il Milan, ma lo scudetto non dovrebbe sfuggire. Vinto per mancanza di rivali pronti, si potrebbe sintetizzare, quindi un test non troppo attendibile. Per decidere Agnelli aspetta di vedere cosa succederà in agosto, solo una grande Champions dovrebbe salvare Sarri che non ha legato con l’ambiente bianconero. La crisi di rigetto in atto è evidente, al di là di quello che succede in campo. Durante questa stagione avete mai sentito Agnelli difendere pubblicamente, elogiare o dichiararsi soddisfatto di questa Juve di Sarri? Io non ricordo, ma potrebbe anche essere un problema mio. E allora? L’ingresso di Pirlo sulla panchina dell’Under23 è un segnale, un futuro, nell’eventualità, a portata di mano. Ma l’obiettivo di Agnelli ora sarebbe Zidane, più che Guardiola. Allenatore pragmatico, gioco più vicino alla cultura bianconera e in rotta continua con il presidente Perez. L’idea Guardiola e guardiolismi è durata lo spazio della primavera scorsa e la strada della tradizione ha ripreso quota nella testa del presidente . C’è chi ipotizza perfino il ritorno di Allegri, ma Agnelli sa bene che certe operazioni in panchina non funzionano, alimenterebbe solo inutili polemiche e farebbe perdere energie. Servono invece spinte e motivazioni nuove e su questo si sta lavorando.

Qualcuno ipotizza l’addio all’Inter di Marotta (lo aveva già fatto Sabatini) anche non sarebbe facile lavorare con i cinesi che hanno una mentalità diversa dalla nostra, e con un martello come Conte in panchina, oltretutto con risultati non brillanti. Ieri sera dopo il pari col Verona, ad esempio, i nerazzurri sono scivolati al quarto posto, come quando c’era Spalletti.

Vedremo, questo potrebbe essere il tormentone dell’estate. Fake o non fake.

E’ andata in porto, invece, l’operazione Rangnick al Milan. Il budget per il mercato stanziato da Elliott, circa ottanta milioni, e i programmi hanno convinto l’allenatore tedesco a firmare. Si cerca ancora di convincere Maldini a restare, ma i margini sono minimi. Rangnick ha già dato a Gazidis la lista della spesa, ha in testa una squadra giovane, under 25, piena di talento e di energie. Jovic, Schick, Szoboslai, Milenkovic, Dumfries i giovani che piacciono. Ma c’è anche l’idea Milik che aleggia se la Juve non chiuderà. Peccato che si stia buttando a mare quello che di buono Pioli e Ibra hanno fatto negli ultimi mesi. Ibra non fa parte del progetto, troppo ingombrante e si può capire, ma uno come Pioli poteva essere una risorsa. Ma Gazidis ha deciso e Elliott spera che almeno questa rivoluzione tedesca funzioni. In attesa poi di avere l’ok per lo stadio (pronto per il 2024?) e poter tornare a ragionare con il signor Louis Vuitton sulla cessione del club.

Giorni agitati per la Fiorentina. Il furto in casa di Ribery ha scoperchiato l’insoddisfazione del francese. Non andrà via da Firenze come detto a caldo, ma in un incontro con Barone e con Pradè ha manifestato le sue perplessità sul livello di questa squadra. Morale: lui resta se faranno investimenti forti come gli avevano promesso. Così Ribery, tanto per cominciare, diventerà ambasciatore presso Mario Mandzukic suo ex compagno al Bayern. Cercherà di convincerlo ad accettare la Fiorentina, insieme potrebbe ancora divertirsi e far crescere i tanti giovani che la Viola ha in casa. Ma non ci sta provando solo con Mandzukic, la Viola ha deciso: arriveranno 2-3 giocatori di livello superiore. Con un allenatore di prima fascia che sarà scelto appena sarà conquistata la salvezza matematica.