Caldara: "Ricordo la faccia di Maldini mentre ero sul lettino. Leggevo il dispiacere sul suo volto"
"Si abbassa il sipario. In campo ora c’è Mattia". Nella lunga lettera pubblicata da gianlucadimarzio.com con cui Mattia Caldara ieri ha salutato il calcio giocato, c'è anche un ricordo dell'esperienza al Milan e in particolare di Paolo Maldini: "Ricordo ancora il primo passo dopo il contrasto: ho sentito la terra cedere sotto il mio piede. Sono crollato. Prima fisicamente, poi mentalmente. Ero nel punto più alto della mia carriera, poi in pochi secondi è cambiato tutto. Con il tempo sono stato meglio, ma non sono mai stato bene. Mai più. Non sono più riuscito a tornare a essere quel Caldara. Ci ho provato, ma non era più possibile. Sono arrivato al Milan. Era la mia grande possibilità. In quei colori erano racchiuse le mie speranze. Ottobre, un allenamento come tanti altri. Stavo correndo, all’improvviso una sensazione mai provata prima, come se qualcuno mi avesse sparato sul tendine. Pensavo che qualcuno mi avesse calpestato la caviglia. Mi ero voltato a guardare: non c’era nessuno. Ricordo la faccia di Maldini mentre ero sul lettino", le sue parole riguardo al primo infortunio.
"Leggevo il dispiacere sul suo volto: avevo capito tutto. Mesi per recuperare, a marzo ero pronto per scendere in campo. Sono rientrato in Coppa Italia contro la Lazio. Questa rincorsa a un'illusione mi ha logorato. Vedete, a volte il tentativo di raggiungere un'utopia può aiutare a camminare. Nel mio caso, invece, mi ha distrutto. Le aspettative mie e degli altri, sperare qualcosa di impossibile, frustrazione: era troppo per la mia testa, non ero pronto. Non sono stato bene. Non ero più me stesso, neanche con le persone che amavo. Non riuscivo più a camminare per strada a testa alta. Tristezza, frustrazione, buio. Non so se si chiami depressione. So, però, cos'ho provato. Ho deciso di lasciare andare. Non per dimenticare. Ho deciso di lasciare andare per riprendere in mano la mia vita", ha proseguito l'ormai ex calciatore.
"Ciao calcio, sono pronto a salutarti. L'ho fatto. Mi sento più leggero. Mi sento libero di essere me stesso, finalmente. Ripongo questa penna sul tavolo. Mi posso alzare da questa sedia e iniziare a camminare", ha concluso Caldara.
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