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Il calcio del popolo non esiste: le folli cifre del rinnovo al PSG di Mbappé. Le assurde frasi "il pallone è di tutti" di Al-Khelaifi e le lotte con Ceferin contro la SuperlegaTUTTO mercato WEB
domenica 22 maggio 2022, 14:07Editoriale
di Marco Conterio

Il calcio del popolo non esiste: le folli cifre del rinnovo al PSG di Mbappé. Le assurde frasi "il pallone è di tutti" di Al-Khelaifi e le lotte con Ceferin contro la Superlega

Nato a Firenze il 5 maggio del 1985, è caporedattore e inviato di Tuttomercatoweb.com. A 90° Minuto e Calcio Totale su Rai 2 e Rai Sport, è stato speaker di Radio Sportiva e firma del Messaggero
Quello di Kylian Mbappé che era a un passo dal Real Madrid e che poi è stato convinto da un'offerta fuori mercato, fuori ragione e da ogni altra scienza e coscienza a restare al Paris Saint-Germain, è l'ultima follia del nostro calcio. Proprio di quel Nasser Al-Khelaifi che poco più di un anno fa, da nuovo Presidente della ECA, disse no alla Superlega sbandierando il suo credo da emiro. "Il PSG ha la ferma convinzione che il calcio sia uno sport per tutti". Per tutti quelli che si possono permettere di dare a Mbappé 300 milioni di euro alla firma per rinnovare, di poter scegliere il direttore sportivo, di aver peso nelle scelte degli allenatori e 100 milioni di euro a stagione, beninteso.

Un'ipocrisia, come quella di come la UEFA ha portato avanti la sua lotta contro la Superlega. Che non è certo stato l'espediente migliore per salvaguardare il mondo del calcio tutto, soprattutto per come si è presentata di notte, d'improvviso, coi confini chiusi in un momento in cui le barriere andrebbero abbattute. Chissà cosa ne pensa Aleksandr Ceferin, che ben si guarda dall'attaccare ora quell'Al-Khelaifi che da numero uno ECA sta portando avanti riforme e idee con lo stesso credo del numero uno della UEFA. Però l'ipocrisia, quella di cui sopra, è a ogni latitudine. Perché pure il Real Madrid offriva un contratto faraonico e pure il 100% della gestione dei diritti d'immagine a quella che è probabilmente la star più brillante del calcio del futuro. Una follia, e chissà se Javier Tebas, numero uno della Liga spagnola, abbia detto ieri "credo che Mbappé andrà al Real Madrid. Se non si trasferirà, sarà una brutta notizia per LaLiga" e oggi "Quello che farà il PSG rinnovando Mbappé con grandi somme di denaro (a sapere dove e come le paga) dopo aver avuto perdite per 700 milioni di euro nelle ultime stagioni e avere un monte ingaggi da più di 600 milioni di euro, è un insulto per il calcio. Al-Khelaifi è pericoloso quanto la Superlega" solo perché Mbappé è rimasto in Francia.


Il calcio del popolo non esiste. E non è mai esistito, se parliamo del pallone di oggi. Perché se le grandi istituzioni allargano il numero delle partecipanti è un braccio teso alle sfavorite della classe perché (non ce ne voglia la Federazione del Titano) un voto di San Marino conta nelle elezioni quello dell'Italia e così per Tonga come la Francia, Guyana come l'Argentina e via votando. Così il Mondiale ha sempre più squadre, così le ha l'Europeo, così le hanno le competizioni continentali e ce n'è pure una terza, adesso. Perché il calcio è del popolo? Non scherziamo. Il rinnovato fair play finanziario acuirà ancor più le differenze tra ricchi e poveri, quanto meno la Superlega aveva l'intenzione, pur preservando lo status delle grandi come grandissime, di distribuire i preventivati introiti multimilionari verso tutte le altre. Però l'uguaglianza tra ricchi e meno ricchi non esisterà mai nel pallone, le storie straordinarie come Leicester e Villarreal sono eccezioni di programmazione che non disegnano regole ma son giustappunto mosche bianche fuori dall'ordinario.

Non ci sarà mai equità, viviamo nel calcio degli stati che guidano le società, dei fondi, delle plusvalenze prima d'ogni altra logica di mercato. Pensare a un pallone col salary cap, in stile americano, è fuori da quella che è la filosofia del calcio del Vecchio Continente. Sono culture differenti, importare il prodotto statunitense in Europa, e viceversa, sarebbe una fallimentare stortura. Però a tutto dovrebbe esserci un limite ed è a storie come quelle di Kylian Mbappé, che fosse andato a Madrid a quei prezzi oppure a queste cifre per il rinnovo a Parigi, che dovrebbe esser messo un freno. E' vero che l'umore del popolo va spesso dove tira il vento ma qui la burrasca sta allontanando le persone dal pallone. Date un'occhiata alle reazioni dei tifosi, e mica solo del Madrid o affini, ma pure di ogni altro appassionato di calcio che conosciate. Sdegno. Vergogna. Imbarazzo. Non potrebbe essere altrimenti. Non esisterà mai il calcio del popolo, ma la follia del rinnovo di Mbappé va oltre ogni decenza.