
Roma, Hummels torna sull'errore di Bilbao: "Non sono mai stato così male in vita mia"
La ZDF, emittente nazionale tedesca, ha prodotto un documentario dedicato all’ultimo anno di carriera di Mats Hummels. Al centro del progetto, accanto al difensore giallorosso, c’è Tommi Schmitt, noto sceneggiatore e attore tedesco, che lo ha seguito da vicino per diversi mesi. Tra interviste e momenti condivisi, i due hanno ripercorso insieme le tappe più significative della carriera di Hummels, con un focus particolare sulla sua esperienza alla Roma.
L’errore di Bilbao. Cosa hai provato, nonostante tutta la tua esperienza, a commettere un errore del genere in quella che poteva essere la tua ultima partita nelle coppe europee?
"È stato davvero doloroso. Non tanto per l’eliminazione in sé, ma per aver tolto a me stesso, alla squadra e ai tifosi la possibilità di lottare per un altro titolo internazionale. E questo brucia, ovviamente. Il pensiero che potesse essere la mia ultima partita europea mi ha accompagnato per tutta la giornata. Anche prima del fischio d’inizio sentivo qualcosa che non andava. E in campo, in quei dieci minuti – purtroppo solo dieci – a Bilbao, credo di non essermi mai sentito così male nella mia vita. Le gambe erano pesanti, la mente annebbiata. Niente lucidità.
Ricordo perfettamente quel momento. Ricevo palla e il primo istinto è lanciarla lunga. Ma subito mi dico: “No, non ho la sensibilità giusta adesso per farlo”. Allora penso di giocarla semplice, mantenere il possesso. Stavamo già correndo tanto. Guardo a destra, vedo Mancini, ma anche l’attaccante del Bilbao. E nella mia testa mi dico: “Troppo rischioso, lascia stare”. Ma il pallone era già partito. Come, non lo so nemmeno io.
Quello che mi pesa di più è non essere riuscito a cambiare mentalmente schema, a uscire da quel loop di pensieri che mi tormentava: “Forse oggi è davvero l’ultima”. Avrei preferito perdere un duello in velocità contro un ventiduenne che va a 36 all’ora - o anche a 33, ormai basta comunque per farti saltare - ma non così. Non in quel modo."
L’errore di Bilbao. Cosa hai provato, nonostante tutta la tua esperienza, a commettere un errore del genere in quella che poteva essere la tua ultima partita nelle coppe europee?
"È stato davvero doloroso. Non tanto per l’eliminazione in sé, ma per aver tolto a me stesso, alla squadra e ai tifosi la possibilità di lottare per un altro titolo internazionale. E questo brucia, ovviamente. Il pensiero che potesse essere la mia ultima partita europea mi ha accompagnato per tutta la giornata. Anche prima del fischio d’inizio sentivo qualcosa che non andava. E in campo, in quei dieci minuti – purtroppo solo dieci – a Bilbao, credo di non essermi mai sentito così male nella mia vita. Le gambe erano pesanti, la mente annebbiata. Niente lucidità.
Ricordo perfettamente quel momento. Ricevo palla e il primo istinto è lanciarla lunga. Ma subito mi dico: “No, non ho la sensibilità giusta adesso per farlo”. Allora penso di giocarla semplice, mantenere il possesso. Stavamo già correndo tanto. Guardo a destra, vedo Mancini, ma anche l’attaccante del Bilbao. E nella mia testa mi dico: “Troppo rischioso, lascia stare”. Ma il pallone era già partito. Come, non lo so nemmeno io.
Quello che mi pesa di più è non essere riuscito a cambiare mentalmente schema, a uscire da quel loop di pensieri che mi tormentava: “Forse oggi è davvero l’ultima”. Avrei preferito perdere un duello in velocità contro un ventiduenne che va a 36 all’ora - o anche a 33, ormai basta comunque per farti saltare - ma non così. Non in quel modo."
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