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Tutte le verità di Conte: dai dissidi con De Laurentiis alle voci sulla Juve fino alla permanenzaTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 00:41I fatti del giorno
di Giacomo Iacobellis

Tutte le verità di Conte: dai dissidi con De Laurentiis alle voci sulla Juve fino alla permanenza

Antonio Conte si è raccontato a "Federico Buffa Talks" su Sky Sport. Tanti i temi analizzati dall'attuale tecnico del Napoli, che ha ripercorso la sua lunga e vincente carriera in panchina soffermandosi, in particolare, sulla vittoria dello scudetto con gli azzurri, sull'anno complicato vissuto al Tottenham, sul suo rapporto con la Juventus e tanto altro ancora.

L'arrivo alla Juve: "Al Siena io raggiungo l'obiettivo e alla Juve c'era Delneri. Io stavo rientrando a casa, mi arriva una telefonata di Baldini, oggi al Pescara. Con Adani due settimane prima erano venuti a Siena a vedere un mio allenamento. Non avevamo tutto questo rapporto anche se si era creata una buonissima empatia. Silvio mi saluta e mi dice, ma tu vuoi allenare la Juve? Io gli dico ma cosa centra? Tu devi fare come Guardiola, lui aggiunge: vai da Agnelli e parlagli. Se vai tu diventi allenatore della Juve. Io chiudo la telefonata e il primo pensiero che mi viene in mente è: questo è matto? Ma in senso buono. Cosa mi ha suggerito?, penso. Lungo il tragitto però mi aveva lasciato quel qualcosa in testa e mi chiedo: come faccio a parlare con Agnelli? La persona che mi viene in mente è il dottor Giraudo, che chiamo a fine campionato. Lui mi disse che la Juve aveva deciso di confermare l'allenatore. Io gli dissi che volevo solo salutare Andrea. Intanto vado in Serie A con il Siena. Un giorno ero a cena con mia moglie e vedo Giraudo che mi chiama. Dall'altra parte del telefono c'è proprio Agnelli che voleva incontrarmi. Dopo la gara col Novara torno a Torino e vado a casa sua. Ci salutiamo e lui mi chiede se volessimo comprare giocatori della Juve, così capisco subito di non essere nella sua idea per il futuro. Parliamo forse cinque ore, però. Poi dopo verrò a sapere che la moglie gli chiese chi fossi e lui rispose: il futuro allenatore della Juve. Comunque...quando esco, lui mi dice: devi parlare con Marotta. Quindi in quelle cinque ore avevo toccato le corde e i momenti giusti. Sapevo cosa bisognava riportare e di cosa avesse bisogno la Juve in quel momento. Se io sono alla Juve e inizio questo percorso di tre anni, dunque, è per Baldini. Senza la sua telefonata mai mi sarei proposto e forse ma la Juve avrebbe pensato a un allenatore esordiente. Quei tre anni sono stati incredibili. Il primo scudetto lo abbiamo vinto da imbattuti nonostante i favori dei pronostici erano per il Milan che aveva grandi campioni come Ibrahimovic. Perdiamo solo la finale di Coppa Italia contro il Napoli. I 102 punti sono stati qualcosa di incredibile".

L'approdo di Pirlo alla Juve: "Tullio Tinti, il suo procuratore, mi chiama sapendo che volevo giocare col 4-2-4 che avevo già fatto a Bari e Siena. Mi dice di Andrea svincolato e mi chiede se potesse giocare nel mio sistema. Io gli dissi che sulla carta a due avrebbe potuto far fatica ma si parlava di un giocatore che era talmente diverso dagli altri che a prescindere doveva venire. Infatti noi la prima partita la facciamo con Pirlo e Marchisio a centrocampo e Vidal in panchina che entra e fa gol nel secondo tempo. Così inizia a crearmi dei pensieri. L'allenatore bravo è come un sarto che deve cucire addosso il miglior abito. Quindi noi quell'anno ci siamo arrivati al 3-5-2 per esigenze diverse. Pirlo a due faceva un po' di fatica ma con due accanto esprimeva tutte le sue potenzialità. Pirlo vedeva dove non vedevano gli altri. Metteva la palla dove, come e quando diceva lui. E noi per lui, ma anche per Chiellini e Bonucci, abbiamo cambiato dopo aver provato vari sistemi, dal 4-2-4 al 4-3-3 per arrivare poi al 3-5-2 che è diventato il modulo che ha fatto la storia della Juve".

Il Tottenham: "Al Tottenham è stato un anno difficile. Arrivo a novembre con loro noni in classifica e finiamo in Champions superando l'Arsenal e conoscete la rivalità tra i due club. Per loro andare in Champions era come vincere la Premier. All'ultima giornata si festeggia l'entrata in Champions nello spogliatoio. Io chiamo il mio staff e gli dico: non ci abituiamo a questi festeggiamenti. Non si festeggiano queste cose. Noi siamo abituati a festeggiare altre cose. Ok, bella impresa, ma al tempo stesso capiamo che tipo di festeggiamento è. L'anno dopo parlo con alcuni calciatori e loro ci tenevano continuassimo il nostro percorso al Tottenham, ma io avevo firmato un anno e mezzo per capire che situazione avrei trovato. L'anno dopo capitano un po' di cose, muore Gian Piero Ventrone per una leucemia in quindici giorni ed è una mazzata tremenda a livello affettivo e psicologico e non è stato facile. Poi va via anche Gianluca Vialli con cui mi ero visto il mese prima al ristorante con mia moglie. L'avevo visto molto sereno, stava anche bene, ma in quella cena avevo capito che c'era qualcosa che non andava. Te ne accorgi quando qualcuno si gode qualcosa, lui aveva bevuto, mangiato... e dopo un mese è mancato".


Il Napoli: "Per me è stato fondamentale l'anno in cui sono rimasto fermo. Sono rimasto a casa, mi sono messo a studiare veramente tanto col mio subbuteo che c'è sempre. Tante situazioni le rivedo riportandole lì tra fase difensiva e offensiva. Con il Napoli ho firmato un contratto di tre anni. L'obiettivo era costruire basi solide. Il primo obiettivo era il ritorno in Europa, neanche in Champions. Poi al terzo anno prepararci a competere per vincere. Noi abbiamo fatto questo step con situazioni e forze non da vincere lo scudetto. Il fatto di averlo vinto non ha cambiato quello che avevo in testa.

L'incontro con De Laurentiis: "Penso sia il segreto di Pulcinella quello che è successo a gennaio. Durante l'anno alcune cose non mi hanno fatto felice come l'arrivo l'ultima settimana di giocatori come McTominay, Neres, Gilmour e Lukaku. Non mi era piaciuto di base. Poi a gennaio tutti sapete benissimo cosa è successo. Io penso di essere stato molto bravo a incassare, a non dare alibi ai miei calciatori e a me stesso. Quando firmi hai oneri e onori. Nel momento in cui abbiamo parlato mi hanno confermato gli errori commessi ma il primo anno di matrimonio poteva essere più turbolento. Quando ho avuto rassicurazioni da questo punto di vista abbiamo continuato perché c'è uno scudetto da difendere e un lavoro da tutelare.

Le voci sulla Juve: "La cosa che mi è dispiaciuta è che su un eventuale divorzio tra me e il Napoli a un mese dalla fine del campionato si sia parlato di me alla Juventus. Io non avevo alcun accordo con la Juve. A chiunque ha provato ad avvicinarsi ho sempre detto: non parlerò con nessuno fino a quando non avrò parlato con il presidente De Laurentiis. Per me la Juve, era e sarà sempre la Juve così come il Lecce. Nessuno potrà mai inficiare il mio sentimento nei confronti della mia storia, dove sono cresciuto. Mi dà fastidio perché a volte dietro il mio personaggio in tanti ci marciano, perché mi rendo conto che il mio nome è diverso. Anche quest'anno alla presentazione a Napoli in piazzetta iniziano a chiedermi di saltare al 'chi non salta juventino è'. Io li stoppo e dico che non potete chiedermi di fare qualcosa che non farò mai. Ma così come sarà quando andrò via da Napoli. Ci vuole rispetto".

La vittoria col Napoli: "Sconfitte? Ci sono delle cicatrici profonde. Ecco perché a volte io tiro fuori una cattiveria che può far paura, timore. Cerco in tutti i modi di vincere e celebrare le vittoria, cosa che io in passato tante volte non ho fatto e mi sono pentito. A Napoli me la son goduta perché si fa tanto per arrivare al traguardo e vincere, una volta che tu arrivi al traguardo devi godertela altrimenti non ha senso fare il percorso e fare tutti quei sacrifici".