La beffa del vivaio: Salernitana in Serie C, mentre i suoi ragazzi brillano altrove
Mentre Salerno cerca ancora di metabolizzare la rovinosa caduta dalla Serie A alla Serie C in soli due anni, c'è una ferita meno visibile ma altrettanto profonda che brucia nel cuore dei tifosi granata. A pochi chilometri dallo stadio dell'ippocampo, al "Simonetta Lamberti" di Cava de' Tirreni, Gerardo Fusco segna e si guadagna gli applausi del pubblico biancoblu. Anche Francesco Nunziata dimostra personalità e leadership difensiva che farebbero comodo a qualsiasi squadra di Serie C. Entrambi sono prodotti del vivaio della Salernitana. Entrambi sono andati via a parametro zero.
La promessa dei quattro milioni
Era il settembre 2022 quando Danilo Iervolino, in una delle sue tante conferenze stampa cariche di ambizione, annunciava un investimento di quattro milioni di euro per il rilancio del settore giovanile. "Il vivaio deve essere e sarà il nostro fiore all'occhiella", prometteva il presidente, con al fianco Stefano Colantuono nel ruolo di coordinatore del progetto. Le parole risuonavano come una dichiarazione d'intenti: crescere talenti dal territorio, creare un modello sostenibile, valorizzare i giovani salernitani.
A distanza di tre anni, quel progetto si è dissolto come nebbia al sole. I quattro milioni promessi sono finiti dispersi tra staff a tempo determinato, strutture mai rinnovate e un centro sportivo rimasto un miraggio. Il campo Volpe, cuore pulsante del settore giovanile, ha vissuto più giorni di chiusura che di attività. E soprattutto, i talenti sono scappati via uno dopo l'altro.
Il caso Fusco: quando perdi il simbolo
La storia di Gerardo Fusco è emblematica e lacerante. Figlio d'arte, cresciuto tra i campi di Salerno respirando aria granata, il giovane attaccante classe 2005 ha fatto tutta la trafila delle giovanili segnando con continuità. L'11 maggio 2024, nell'ultima partita casalinga della disastrosa stagione che portò alla retrocessione dalla Serie A, Filippo Inzaghi lo fece esordire contro il Verona. In una giornata nera, con l'Hellas che festeggiava la salvezza all'Arechi mentre i granata erano già condannati, Fusco fu l'unico a salvarsi per impegno e voglia.
Sembrava l'inizio di un percorso. Invece fu l'addio. La società non gli propose il contratto di addestramento tecnico. Fusco lasciò Salerno a parametro zero e firmò per la Cavese. Oggi segna in Serie C, dimostrando di avere quella fame e quella cattiveria agonistica che alla prima squadra granata sono spesso mancate. Il paradosso è stridente: un attaccante cresciuto nel vivaio, tifoso della Salernitana, pronto a dare tutto per quella maglia, viene lasciato andare per... risparmiare cosa? Poche migliaia di euro di contratto? Su Transfermarkt è già valutato 270.000 euro e la Cavese ringrazia.
Nunziata e il jolly difensivo che serviva
Francesco Nunziata, difensore classe 2007, è l'altro grande rimpianto. Centrale roccioso ma duttile, capace di giocare anche da terzino con buona propensione offensiva, ha impressionato chiunque lo abbia visto giocare al Volpe. Quest'anno, con la maglia della Cavese, sta dimostrando personalità e autorevolezza che non passano inosservate. È il tipo di giocatore che in Serie C fa la differenza: giovane, affamato, con margini di crescita enormi e soprattutto con quella rabbia di chi vuole dimostrare che hanno sbagliato a lasciarlo andare.
Anche Nunziata è partito a parametro zero nell'estate 2025. La Salernitana, impegnata a gestire esuberi da stipendi milionari e a trovare sistemazione a giocatori inadeguati alla categoria, non ha trovato il tempo né le risorse per trattenere un difensore diciannovenne cresciuto in casa. Il risultato? La Cavese lo ha accolto a braccia aperte con un contratto biennale. E ora, quando Salernitana e Cavese si incontrano nel girone C, i tifosi granata possono solo applaudire amaramente il talento che se ne è andato. Su Transfermarkt è valutato 175.000 euro. E la Cavese ringrazia ancora.
Il silenzio assordante su Iannoni
Ma la lista dei rimpianti non finisce qui. Edoardo Iannoni, altro prodotto del vivaio salernitano, oggi gioca in Serie A con la maglia del Sassuolo. Ceduto nell'estate 2024 per circa 400mila euro per liberare risorse e pagare la buonuscita di Antonio Candreva, Iannoni sta dimostrando di poter stare nella massima serie. Il centrocampista classe 2004 ha fatto il percorso opposto alla sua ex squadra: mentre la Salernitana precipitava, lui saliva. Sacrificato sull'altare del risparmio e delle gestioni emergenziali, Iannoni rappresenta il simbolo di una miopia gestionale spaventosa e la sua attuale valutazione di 800 mila euro è destinata ad una forte crescita.
Il paradosso del territorio tradito
Il paradosso è che, proprio mentre perdeva i suoi talenti migliori, la Salernitana continuava a parlare di "valorizzazione del territorio" e "radicamento locale". Nell'ottobre 2025, Cristoforo Barbato, nuovo responsabile del settore giovanile, ha dichiarato: "Puntiamo sulla territorialità, vogliamo coltivare i talenti della nostra città". Parole che riecheggiano quelle pronunciate da Iervolino tre anni prima. Ma i tifosi granata hanno memoria, e ricordano che gli stessi proclami portarono alla perdita di Fusco, Nunziata e Iannoni.
La territorialità non si costruisce con le dichiarazioni d'intenti, ma con i fatti concreti. Significa dare fiducia ai giovani, creare un progetto di lungo termine, investire nelle strutture. Significa soprattutto saper trattenere chi è cresciuto sognando quella maglia, chi conosce la città, chi sente nel cuore il peso e la responsabilità di rappresentare Salerno.
Una Serie C che potrebbe essere diversa
Oggi la Salernitana si trova in Serie C dopo una retrocessione ai playoff drammaticamente conclusa con la sconfitta contro la Sampdoria e la sospensione della partita per il lancio di oggetti in campo. La ricostruzione sarà lunga e dolorosa. Ma quanto sarebbe diversa questa stagione con Fusco, Nunziata e Iannoni in rosa?
Immaginate un attacco con Fusco a dare peso e goal, una difesa con Nunziata a portare solidità e gioventù, un centrocampo con Iannoni a dettare i tempi. Ragazzi affamati, con qualcosa da dimostrare, che conoscono l'ambiente e non avrebbero bisogno di tempo per adattarsi. Ragazzi che costerebbero una frazione degli stipendi che la società paga a giocatori che già appaiono in esubero e inadeguati alla categoria.
Invece questi talenti brillano altrove, mentre la Salernitana deve ripartire da zero comprando giocatori esperti a caro prezzo o pescando in prestito da altre squadre.
La considerazione amara, è che il settore giovanile in queste ultime stagioni è stato considerato un costo da tagliare piuttosto che un investimento per il futuro. In una gestione dominata dall'emergenza continua e dalle scelte di breve termine, i giovani sono sempre stati l'ultima priorità. Quando servivano risorse immediate, si vendeva Iannoni per 400mila euro. Quando bisognava risparmiare sugli stipendi, si lasciavano scadere i contratti di Fusco e Nunziata.
Vogliamo poi parlare del recente licenziamento dell’allenatore della Primavera Ernesto de Santis? Un tecnico validissimo e un galantuomo “per la professionalità, la dedizione e le indubbie doti umane dimostrate nel corso della sua esperienza in granata, oltre all’attaccamento ai colori e alla serietà quotidiana nel percorso di crescita dei giovani calciatori” come dichiarato dalla stessa società al momento del commiato. E allora perché licenziarlo?
Un modello da ribaltare
Eppure esistono esempi virtuosi anche in Serie C. L'Atalanta ha costruito un impero economico proprio valorizzando il vivaio. La Juventus Next Gen, il Milan Futuro, sono progetti che puntano sull'integrazione tra prima squadra e settore giovanile. Persino squadre di provincia come il Renate o la Virtus Entella hanno saputo creare filiere virtuose tra giovanili e prima squadra.
La Salernitana deve fare una scelta strategica: continuare a inseguire il risultato immediato con giocatori mercenari e costosi, oppure avere il coraggio di investire sui giovani, accettando qualche errore di percorso ma costruendo un'identità forte e un modello sostenibile. La strada è lunga, ma passa necessariamente da una domanda semplice: possiamo permetterci di perdere altri Fusco, altri Nunziata, altri Iannoni?






