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TMW RADIO - Baroni ricorda Maradona: "Non sgridava i compagni, li aiutava. In campo e fuori"
Marco Baroni ricorda Diego Armando Maradona. In studio Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'allenatore Marco Baroni, compagno di squadra di Maradona ai tempi del Napoli, lo ricorda così a Stadio Aperto su TMW Radio: "Momento molto triste, è scomparso un amico e credo anche il più grande calciatore di tutti i tempi. Il mondo sportivo è in lutto, ma anche oltre: rappresentava il genio, con un pallone ha reso possibile l'impossibile e questo gli è riconosciuto da chi l'ha visto e ha potuto apprezzarlo all'opera. Chi poi come me ha avuto la fortuna di condividerci delle annate, ha dentro la grandezza di un uomo vero, umile, amico sincero: non ha mai fatto pesare a nessun compagno la sua superiorità, mettendosi anzi al servizio della squadra. E ve lo dice uno della parte operaia: mi ha sempre fatto sentire un grandissimo campione".
Qualche aneddoto?
"Ne avrei tanti, ma alcuni sono privati e preferisco tenermeli per me. Io quando sono arrivato a Napoli, per la prima settimana ho davvero fatto fatica ad allenarmi perché la mia attenzione era catalizzata da lui. Toccava quel pallone ed era tutto incomprensibile, sembrava facesse parte del suo corpo. Non ho mai sentito neanche una parola fuori posto verso i compagni, anzi: nei momenti di difficoltà veniva a darti una mano, che fosse in campo o fuori. Questa era la bellezza che non tutti hanno potuto conoscere di lui, ma io per fortuna sì".
Che legame aveva con la città di Napoli?
"Lui si è subito inserito e la città lo ha sentito uno di loro. Ha aiutato a portare sul campo anche una questione di riscossa sociale, c'era chi li rappresentava in tutto e per tutto e gli faceva vincere le partite in ogni stadio d'Italia dove invece c'erano cori contro il Napoli".
Qualche aneddoto?
"Ne avrei tanti, ma alcuni sono privati e preferisco tenermeli per me. Io quando sono arrivato a Napoli, per la prima settimana ho davvero fatto fatica ad allenarmi perché la mia attenzione era catalizzata da lui. Toccava quel pallone ed era tutto incomprensibile, sembrava facesse parte del suo corpo. Non ho mai sentito neanche una parola fuori posto verso i compagni, anzi: nei momenti di difficoltà veniva a darti una mano, che fosse in campo o fuori. Questa era la bellezza che non tutti hanno potuto conoscere di lui, ma io per fortuna sì".
Che legame aveva con la città di Napoli?
"Lui si è subito inserito e la città lo ha sentito uno di loro. Ha aiutato a portare sul campo anche una questione di riscossa sociale, c'era chi li rappresentava in tutto e per tutto e gli faceva vincere le partite in ogni stadio d'Italia dove invece c'erano cori contro il Napoli".
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