Grosso si emoziona pensando al papà: "Annata bellissima professionalmente ma molto dura"

Su Dazn è uscita la miniserie 'Sassuolo, la rinascita' che celebra il ritorno in Serie A dei neroverdi. Tante le interviste a calciatori, allenatori e dirigenti presente al suo interno, tra cui quella al tecnico Fabio Grosso, il quale ha iniziato dall'amarezza per la retrocessione di un anno fa: "Carnevali lo avevo già sentito in passato - riporta SassuoloNews.net - Era allettante subentrare ed allenare questa squadra anche nell'annata precedente tra tante difficoltà, a me piace fare le cose nei tempi giusti e non pensavo fosse il momento giusto. Avevo detto che mi sarebbe piaciuto ripartire con questo club nel caso in cui le cose non fossero andate bene".
Sui primi mesi.
"Avere il formicolio, le farfalle nello stomaco, è la base, è il fuoco che ti deve accompagnare in ogni cosa. In partenza le difficoltà erano tante, siamo partiti che eravamo un numero molto elevato e l'altro giorno ricordavamo che abbiamo fatto anche 4 allenamenti in un giorno dividendo i gruppi. Siamo un gruppo di ragazzi che inizia un lavoro insieme e poi c'è differenza tra un gruppo e una squadra perché la squadra ha un obiettivo chiaro e comune con dei valori che devono fare da filo conduttore perché sono quelli che ti sostengono durante la stagione. Dopo la Cremonese mi torna in mente il post-gara dove trovo teste basse, ragazzi delusi, tristi e invece non deve essere così. Io invece mi sono sentito di dire delle cose, di solito non lo faccio, ho detto qualcuno di voi in questo sport ha sempre vinto? Avete vinto tutte le partite? A qualcuno di voi è stato detto che tutte le partite vanno vinte 4-5-6 a 0? Non è questo lo spogliatoio in cui dobbiamo stare ma non esiste uno spogliatoio in cui si fanno le cose che ho appena detto ma mettiamoci dentro tutto quello che abbiamo fare quando le cose non vanno bene vuol dire che gli avversari son stati più bravi".
Sui singoli.
"Laurienté? Mi asciugo il sudore (ride, ndr). Ho scoperto un ragazzo intelligente che sa da dove viene e sa da dove andare. Obiang e Romagna sono stati importantissimi per noi perché avevano alle spalle tanti momenti di difficoltà nella loro carriera e quando sei in grado di superarli ne esci fortificato. Da gruppo ti devi consolidare per diventare squadre, devi saper mettere all'interno di un bagaglio comune che poi tutti possono usare le tue doti più belle. Thorstvedt? Perdere lui dopo quella partita è stato un doppio segnale di difficoltà, è un ragazzo di grandi qualità. Ci ha dato una grandissima mano ma dopo la sconfitta di Spezia il gruppo si è ricompattato come ha sempre fatto".
Sulla promozione.
"Quando ho visto lo Spezia vincere 2-0 a Mantova avevo la curiosità di continuare a guardarla, conoscevo le due squadre, sapevo che bastava poco per riaprirla e a mezz'ora dalla fine ci siamo rimessi a guardarla. Poi ti metti a guardarla con l'adrenalina, poi arriva anche il secondo e dici, mi sa che ci siamo. È stata una bellissima emozione, l'ho condivisa con la mia famiglia ed è stato grande, sarebbe stato bello farlo anche con la squadra ma è stato emozionante farlo con la mia famiglia. Torni indietro e guardi a tutte le rinunce, è fatta ma non è banale quel momento. A chi la dedichi? (Si commuove pensando al padre recentemente scomparso, ndr). Per me è stata un'annata difficilissima, stupenda dal punto di vista professionale e difficilissima dal punto di vista personale".
