Hellas Verona, quando una squadra si batte, ma si batte per davvero
"Una squadra che si batte, ma si batte per davvero", così Flavio Tranquillo descriveva l'Italia (del Basket) che all'Europeo del 2015 superava a Berlino la Germania conquistando il pass per la fase ad eliminazione diretta, ecco, possiamo gentilmente prendere in prestito questa costruzione che si applica perfettamente all'Hellas Verona di Marco Baroni. Un tecnico che in questo avvio di stagione ha saputo toccare i giusti tasti trovando subìto grande feeling con una piazza già conosciuta sia da giocatore che da allenatore (vice di Alberto Malesani nel 2002-2003), riuscendo a ridare alla squadra quella voglia di lottare a viso aperto che era completamente mancata nell'ultima travagliata stagione e che forse in riva all'Adige non si percepiva più in maniera concreta dai tempi di Juric prima e Tudor poi.
Nemmeno il più ottimista dei tifosi scaligeri avrebbe probabilmente creduto in una partenza da due vittorie nelle prime due giornate (alle quali si deve aggiungere anche il successo in Coppa Italia sull'Ascoli), dal momento che per uno start analogo bisogna buttare indietro le lancette fino all'ormai lontanissima annata 1998-1999, quando l'allora Verona di Cesare Prandelli superò Pescara e Lucchese nei primi due turni del campionato di Serie B. E allora mentre si attende l'aggiustamento definitivo della rosa con le ultime operazioni di mercato, dove alla fine dei conti i maggiori rinforzi potrebbero rivelarsi le mancate cessioni (ogni riferimento a Hien, Doig e Ngonge è puramente voluto) questo Hellas non può far altro che godersi una sorprendente quanto impronosticabile vetta della classifica.