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Carlalberto Ludi, tra campo e scrivania al Workshop LGI
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
Nei 5 giorni del Workshop orkshop organizzato da La Giovane Italia all’insegna della formazione di primissimo livello è intervenuto, durante la serata di Domenica 5 Settembre 2021, l’attuale direttore sportivo del Como neopromosso in serie B Carlalberto Ludi. Nella parte introduttiva Charlie (appellativo coniato da Urbinati nel periodo del settore giovanile a Parma) ha dapprima evidenziato le tante difficoltà che si incontrano nell’approcciarsi al mondo del calcio suggerendo poi che gli ingredienti principali per poter arrivare e soprattutto saper rimanere in questo mondo super competitivo sono la grande forza interiore e resilienza, oltre ad una grande dose di passione.
Da Novara a Como - Successivamente ha incuriosito i corsisti presenti portando la sua esperienza all’interno del mondo del calcio che lui definisce “trasversale”. Trasversale perché lo ha visto essere impegnato in più ruoli: inizia da calciatore professionista giocando fino all’età di 32 anni, e successivamente grazie allo studio e alla perseveranza è riuscito a ritagliarsi uno spazio a livello dirigenziale. Inizia come collaboratore tecnico e scout per il Novara (ultima società da calciatore professionista), poi come direttore sportivo sempre a Novara e poi al Como dove trova una società totalmente da costruire. Quella a Como è un’esperienza che lo ha stimolato fin dal primo giorno e lo ha portato a capire quanto le persone siano importanti per portare avanti un progetto, sia esso sportivo che di altra natura.
Gruppo e contesto - Da qui i due concetti chiave da lui portati nell’intervento: gruppo e contesto ovvero “siamo persone che devono modularsi in base al contesto quindi in base alla situazione”. In ultima analisi si è parlato di settore giovanile e di quanto esso possa incidere all’interno di un progetto. Come sostiene Ludi dal settore giovanile si capisce molto come il club lavori con logica, ambizione e progettualità. “Formare i ragazzi prima che i calciatori” è il nobile compito che spetta alle società professionistiche, e farlo insieme alle due strutture che accompagnano il giovane verso l’età adulta : la scuola e la famiglia. Per l’aspetto puramente sportivo conclude Ludi “i calciatori educati sono i più ricettivi e sono coloro i quali possono migliorare maggiormente perché riescono ad avere una soglia dell’attenzione più alta”.
Da Novara a Como - Successivamente ha incuriosito i corsisti presenti portando la sua esperienza all’interno del mondo del calcio che lui definisce “trasversale”. Trasversale perché lo ha visto essere impegnato in più ruoli: inizia da calciatore professionista giocando fino all’età di 32 anni, e successivamente grazie allo studio e alla perseveranza è riuscito a ritagliarsi uno spazio a livello dirigenziale. Inizia come collaboratore tecnico e scout per il Novara (ultima società da calciatore professionista), poi come direttore sportivo sempre a Novara e poi al Como dove trova una società totalmente da costruire. Quella a Como è un’esperienza che lo ha stimolato fin dal primo giorno e lo ha portato a capire quanto le persone siano importanti per portare avanti un progetto, sia esso sportivo che di altra natura.
Gruppo e contesto - Da qui i due concetti chiave da lui portati nell’intervento: gruppo e contesto ovvero “siamo persone che devono modularsi in base al contesto quindi in base alla situazione”. In ultima analisi si è parlato di settore giovanile e di quanto esso possa incidere all’interno di un progetto. Come sostiene Ludi dal settore giovanile si capisce molto come il club lavori con logica, ambizione e progettualità. “Formare i ragazzi prima che i calciatori” è il nobile compito che spetta alle società professionistiche, e farlo insieme alle due strutture che accompagnano il giovane verso l’età adulta : la scuola e la famiglia. Per l’aspetto puramente sportivo conclude Ludi “i calciatori educati sono i più ricettivi e sono coloro i quali possono migliorare maggiormente perché riescono ad avere una soglia dell’attenzione più alta”.
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