
La Serie C che vorrebbe Marani: ma ci sarà una vera presa di responsabilità?
È un Matteo Marani consapevole quello emerso ieri dalle colonne di Tuttosport. La Lega Pro è affascinante e fragile allo stesso tempo, soprattutto sul piano finanziario. Quanto accaduto a Taranto e Torre del Greco – con uno sguardo ancora attento a Lucca, Trieste, Messina e Foggia – è ancora vivo nella memoria collettiva, simbolo di un campionato pesantemente condizionato nel suo equilibrio sportivo.
Le nuove norme imposte dalla FIGC in tema di iscrizioni vanno proprio nella direzione opposta a queste criticità. “Meglio un’estate calda e un inverno più tranquillo” è il diktat per la stagione 2025/2026.
Marani ha ribadito anche il suo no al taglio del numero delle squadre, definito “una foglia di fico”, utile solo a mascherare il vero nodo del torneo: la sostenibilità economica.
Infine, il presidente ha invitato i suoi 60 club a non iscriversi al campionato se non in grado di sostenerlo, “per il bene del campionato, degli avversari, ma anche di loro stessi”, e a promuovere un rinnovamento nei quadri dirigenziali, per puntare al futuro con una visione nuova.
Ed è proprio su questi ultimi due punti che probabilmente occorre soffermarsi. Marani, forte del suo passato da giornalista, ha scelto di lanciare un messaggio positivo al proprio universo: una sorta di presa di responsabilità, tanto individuale quanto collettiva.
Questo mondo, quello del calcio, sia esso di Serie A o di Serie C, alla responsabilità collettiva non ha mai voluto credere. “Mors tua vita mea” è il mantra del pallone nostrano da sempre. E probabilmente per sempre. Perché, in fondo, per molti c’è più soddisfazione nel vedere affondare qualcun altro con sé, piuttosto che nel trovare un esempio da seguire, raggiungere, emulare. O, magari, superare.







