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Ad un anno di distanza cosa resta dell'idea di Riforma del calcio di Francesco Ghirelli?TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 11 dicembre 2023, 00:00Il Punto
di Marcel Vulpis
per Tuttoc.com

Ad un anno di distanza cosa resta dell'idea di Riforma del calcio di Francesco Ghirelli?

Già Vicepresidente Vicario di Lega Pro, oggi tornato a scrivere di economia e politica dello sport.

Sicuramente non molto! Ma partiamo da poco meno di un anno fa. Il 15 dicembre 2022 l'allora presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, si presentò all'Hilton Fiumicino hotel con una idea di cambiamento radicale della propria serie calcistica. Una riforma che fu ideata dallo stesso Ghirelli e messa a terra dall'attuale segretario generale (Emanuele Paolucci) con il supporto di una risorsa dell'area marketing. Fu, nei mesi precedenti, presentata in Consiglio di Lega più volte e ci fu anche un meeting con i club prima di quel famoso 15 dicembre. 

Era una nuova struttura di campionato che si articolava su diverse fasi (inizialmente a soprattutto a livello locale) dando la possibilità anche ai piccoli club di giocarsela fino in fondo (almeno sulla carta). Non incontrò, come potrete immaginare, il "favore" dei grandi/medi club che vedevano così ridotte le possibilità di capitalizzare anche la posizione raggiunta durante il campionato (prima dei playoff). Sicuramente era troppo articolata e, prima di portarla in votazione, sarebbe stato necessario trovare un maggiore bilanciamento dei diversi interessi dei 60 club che compongono la Lega Pro. 

Ghirelli sbagliò, secondo me, ad andare prima di Natale al voto (glielo dissi anche un giorno nel suo ufficio) ma soprattutto a non aspettare ancora delle settimane (sedimentando così il progetto della sua riforma). Certamente non gli si può dire che fosse un dirigente senza coraggio. Quando partiva con un'idea andava fino in fondo. E alla fine il suo "sogno" credo fosse proprio quello di dare una scossa non solo al movimento della Lega Pro, ma anche al sistema calcio italiano, che, più in generale, attende riforme da 60 anni (mai peraltro realizzate). 

Alla fine raccolse, se non ricordo male, 34 o 36 voti, ma il numero degli oppositori alla riforma fu di oltre 20 (forse 23 o 24). Essendo a maggioranza qualificata (su richiesta specifica di un consigliere di Lega del Nord Italia durante un tormentato CL) non passò. 

Di fatto la maggioranza, in senso assoluto, Ghirelli l'aveva raggiunta. Ecco perchè quel venerdì 16 dicembre rimasi colpito, arrivando in ritardo alla cena natalizia (nella sede della Lega), di sapere che si era dimesso pochi minuti prima del mio ingresso. Pensavo, da bravo politico qual è, che, alla fine,  avrebbe metabolizzato la sconfitta andando comunque avanti. Invece qualcosa si era rotto evidentemente anche nel rapporto con i piani alti di via Allegri e così la mattina del giorno dopo confermo' le sue dimissioni. Se ne andò in punta di piedi ancora me lo ricordo, salutando tutti i dipendenti della Lega. 

Gli riconosco di aver avuto, anche in questo caso, il coraggio delle sue scelte (ma secondo me, all'epoca, fu anche consigliato male). Ha fatto un passo indietro in un Paese, tra l'altro, dove, con sconfitte molto più cocenti, mi pare che ci sia "gente" saldamente sulla propria poltrona (senza farsi tutte queste paturnie). È stato fedele a se stesso fino all'ultimo e lo "invito", se ne avesse voglia, a distanza di un anno, a scrivere su TuttoC.com, per spiegare le ragioni di quel cambiamento che voleva portare in seno al sistema calcio tricolote. 

Si parlò allora di "tradimenti" (anche su questo Ghirelli penso possa dire qualcosa), certamente i grandi club quella riforma lì non l'avrebbero mai votata nè allora nè oggi. Questo almeno al sottoscritto era ben chiaro. Bisognava lavorare di più per smussare gli angoli, ma servivano mesi per arrivare a quel risultato. Ma la storia è andata in un'altra direzione. L'unica cosa che posso dire, con certezza, è che, al di là di roboanti dichiarazioni di principio sul tema della riforma del calcio italiano, non ho visto uno straccio di documento alternativo nei 12 mesi successivi. 

Quindi, a parole, tutti sul "carro delle riforme", per poi scendere dallo stesso carro alla prima curva nel silenzio della notte. In sintesi: a parlare e a uscire sui media, con interviste patinate, sono bravi tutti, mancano però i veri "coraggiosi" nel calcio italiano. Quelli che osano pur sapendo di rischiare molto. Una cosa è certa: se Ghirelli non avesse fatto il gesto di dimettersi oggi sarebbe ancora il presidente della Lega. Nessuno dopo quella votazione cercò mai (parlo all'interno della Lega, fuori non so) di forzare le sue dimissioni. Quindi aveva comunque la fiducia dei suoi club se parliamo di operato in generale. Non sarebbe esistito il sottoscritto, come "reggente" per 53 giorni, e, soprattutto, chi è venuto dopo di me. Questa è la ricostruzione reale e veritiera di ciò che avvenne in quei giorni. La bandiera delle Riforme, così attesa da molti, è caduta a terra. Manca un alfiere, vero "riformatore" (non a parole), pronto a raccoglierla per cambiare radicalmente il calcio italiano partendo proprio dalla Lega Pro, il campionato europeo con il maggior numero (da sempre) di club professionistici.