Bisoli: "Vicenza inarrestabile, ma l'Union Brescia è l’unica che può tenerle testa"
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Ospite dei microfoni di TMW Radio nel corso della trasmissione 'A Tutta C', Pierpaolo Bisoli, ex tecnico di Cosenza, Brescia e Perugia, ha analizzato i temi del campionato di Serie C:
Mister, partiamo con un’analisi generale: come giudica fin qui l’andamento dei tre gironi di Serie C? Partirei dal Girone A, quello del Nord. Credo che il Vicenza abbia ormai tracciato un solco importante sulle inseguitrici.
"Otto punti di vantaggio sono tanti da recuperare, anche perché l’unica che può provare a tenergli testa è l’Union Brescia, mentre le altre faranno fatica. Mancano ancora molte partite, ma penso che il Vicenza abbia in mano il campionato: dopo due stagioni in cui ci è andato vicino, questo potrebbe davvero essere l’anno buono".
Sempre nel Girone A, il Cittadella era considerato una possibile candidata alla promozione diretta, ma ha faticato all’inizio. Ora, però, sembra essersi ripreso. Ha pagato lo scotto della retrocessione?
"Moltissimo. La retrocessione dello scorso anno è stata inaspettata, perché sembrava quasi impossibile retrocedere. Tutte le squadre che scendono di categoria pagano lo scotto, è una regola: succede da A a B, e da B a C. Poi piano piano capisci che, per tornare protagonista, devi rimetterti a pedalare e lavorare. Il Cittadella lo ha fatto, infatti ora viene da cinque vittorie consecutive. Quando scendi, i giocatori devono rendersi conto che la categoria è diversa, e serve un cambio di mentalità".
Nel Girone B, invece, c’è stato un sorpasso in vetta: il Ravenna ha superato di un punto l’Arezzo. Si aspettava un avvio così forte da parte del Ravenna? E l’Arezzo resta la candidata principale per la promozione?
"L’Arezzo l’ho visto giocare due volte: è una squadra solida, e Bucchi sta facendo un grande lavoro. Un punto in più o in meno, ora, conta poco. Il Ravenna è la sorpresa, perché non partiva coi favori del pronostico, ma ha fatto innesti mirati e un ottimo percorso. Penso sarà un duello fino alla fine: l’Arezzo è tosto e non vorrà sprecare un’occasione così per salire in Serie B".
E l’Ascoli può inserirsi nella corsa?
"Sì, assolutamente. È solo quattro punti dietro, e conosco bene l’ambiente: ad Ascoli c’è passione e una grande spinta. Credo che Ravenna, Arezzo e Ascoli si giocheranno il primo posto fino in fondo, e sono sicuro che a gennaio tutte proveranno a rinforzarsi per dare il colpo decisivo".
Passiamo al Girone C, dove Catania, Benevento e Salernitana sembrano le tre favorite. Che idea si è fatto?
"È un girone durissimo. Ci sono tante squadre forti e piazze calde come il Cosenza o il Monopoli. La Salernitana, se dovesse vincere stasera, tornerebbe in testa, ma sarà una lotta continua: una settimana davanti una, quella dopo un’altra. Queste quattro-cinque squadre si daranno battaglia fino alla fine, perché in questo girone non ci sono partite facili come altrove. Ogni gara è complicata".
Le chiedo ora un parere da “addetto ai lavori”: ogni anno ci ritroviamo a parlare di penalizzazioni pesanti, come quelle inflitte a Triestina e Rimini. È possibile evitare situazioni del genere?
"Sinceramente, credo sia un’ingiustizia per il calcio e per la gente che va allo stadio. Dare tanti punti di penalità a una squadra condanna a un campionato di agonia. Servono controlli più rigidi prima dell’inizio della stagione: chi parte deve avere i conti in ordine, gli stipendi garantiti e la struttura per sostenere un campionato. Ogni anno si ripete la stessa storia, e questo rovina la credibilità della categoria. In Serie C c’è tanta passione, ma viene derisa per colpa di chi non rispetta le regole. Chi non ha la possibilità economica di iscriversi deve restare fuori: è più giusto così, anche per rispetto di chi lavora seriamente e dei tifosi che fanno sacrifici".
Lei da calciatore è cresciuto nella Pistoiese, le piacerebbe tornarci da allenatore?
Perché no? So che la Pistoiese è prima nel Girone in Serie D, se la sta giocando con Lentigione. È una piazza che porto nel cuore: ho fatto lì tutto il settore giovanile e l’ultimo anno da calciatore. Vivo tra Porretta Terme e Cesena, quindi sarebbe anche logisticamente perfetto: sono solo 30 chilometri.
Tra l’altro, mi ricordo bene quando, da ragazzo, facevo Porretta-Pistoia in Vespa per andare ad allenarmi. Ho ancora oggi, a 59 anni, la stessa passione di allora. Il calcio ha bisogno di tornare a quella passione genuina: oggi è diventato troppo un business. Serve più amore per questo sport".
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