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Diario da Rio - Era da 5 anni che il Brasile non ci riusciva

Diario da Rio - Era da 5 anni che il Brasile non ci riuscivaTUTTO mercato WEB
domenica 23 giugno 2019, 11:00Sudamerica
di Tancredi Palmeri

Pubblico in piedi in delirio, giocatori stimolati a provare la giocata, azioni deliziose che si susseguono senza soluzione di continuità, una prova di forza intimidatoria nei confronti dell’avversario al punto da vincerli nella testa prima ancora che con le gambe.
Non è più tempo dei quadrati magici, dei Ronaldo, Adriano, Ronaldinho e Kakà. Di interpreti del futebol bailado non ce ne sono (anche se forse Everton…), ma il 5-0 del Brasile al Perù appunta una piccola bandierina nella storia minima del calcio verdeoro. Perché è vero, in questi 5 anni in fondo il Brasile ha comunque vinto la medaglia d’oro nella sua Olimpiade, e nelle qualificazioni mondiali ha messo in fila un 3-0 all’Argentina e addirittura un 1-4 in Uruguay.
Ma l’orologio della storia della canarinha in verità è ancora fermo là, al Mineiraço, L’amore dei tifosi si è ibernato, sono diffidenti a ridare fiducia, proprio come un amante tradito che decide di rimanere al fianco, ma che cambia atteggiamento perché la sua complicità devi riconquistartela coi fatti e nel tempo.
Per questo la partita di ieri è un piccolo cambiamento. Il Brasile che vince come un fiume in piena, dove al di là della quantità di gol lo fa con un gioco appagante, con una determinazione di imporsi commovente, con tocchi prelibati e azioni collettive avvolgenti. Coutinho che prova pallonetti e tacchi, Gabriel Jesus e Firmino con no look e dribbling, la spinta costante di Dani Alves, la regia illuminante di Arthur. E poi lui, Everton Soares, un’ala sinistra come il Cristo di Corcovado comanda, che continua con le sue stigmate da Totò Schillaci del torneo, e come lui a Italia 90 dopo essere subentrato nelle prime due partite portando la scossa, nella terza gioca dall’inizio e diventa la delizia in campo: il più giovane e quello con meno esperienza, nonché l’unico tra i titolari a non giocare ancora in Europa, eppure anche così capace addirittura di essere lui con la sua arte a trascinare i compagni a fare meglio e con più qualità, a incoraggiarli con l’entusiasmo dell’esempio a provare soluzioni che cacciano fuori le urla dei paulisti.


Il gol di Everton è un’altra perla, sprint in orizzontale seminando due avversari, e poi botta tesa e precisa dal limite azzeccando proprio quello spicchio scoperto tra portiere e palo più vicino. Ma non è solo quello: è tutta una partita di triangoli, inserimenti, aggiramenti dell’avversario, escalation continua di volere più e meglio.
E’ solo una partita per ora, ma adesso viene il bello. Perché teoricamente il rischio di Quarti di Finale con l’Argentina è ancora possibile, anche se il rovescio del Perù ha fatto sì che Argentina e Giappone possano sperare di qualificarsi anche solo con la semplice vittoria con il minimo scarto, e nel caso a passare siano asiatici e l’Albiceleste, allora contro il Brasile nei Quarti arriverebbe il Giappone.
Ma in verità c’è fiducia, quasi voglia diremmo, da parte dei giocatori di avere una grande occasione per cancellare quanto successo 5 anni fa.
Anzi, per fare riprendere il corso della storia. Perché come ci ha detto Thiago Silva nel post-partita: “Quello che è successo 5 anni fa non si cancellerà mai”, e il suo volto si è celato d’imbarazzo e tristezza. Ma adesso il Brasile riscopre il piacere di avere diritto a vivere nella propria maniera.

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