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LIVE Cairo: "Ringrazio Vagnati e bentornato Petrachi, da lui mi aspetto che porti giocatori con potenziale". Petrachi: "Non mercato di rivoluzione, ma di riparazione funzionale al 3-5-2"
ieri alle 12:25Primo Piano
di Elena Rossin
per Torinogranata.it
fonte Dall'inviata alla conferenza stampa Elena Rossin

LIVE Cairo: "Ringrazio Vagnati e bentornato Petrachi, da lui mi aspetto che porti giocatori con potenziale". Petrachi: "Non mercato di rivoluzione, ma di riparazione funzionale al 3-5-2"

Fra poco il nuovo direttore sportivo del Torino Gianluca Petrachi sarà presentato ufficialmente alla stampa. Allo stadio Grande Torino Olimpico, per l’occasione, sarà presente anche il presidente Urbano Cairo.

Prende la parola il presidente Urbano Cairo: "Buongiorno a tutti. Siamo qui con Gianluca Petrachi, lo conoscete, è una presentazione di chi in realtà conoscete già e avrete l’opportunità di fargli domane e anche a me, se vorrete, ma prima di presentare Petrachi ci tenevo a dire, come introduzione, due parole su Davide Vagnati. Abbiamo avuto un buonissimo rapporto per un periodo anche lungo, quasi sei anni. Abbiamo fatto un percorso insieme lungo e all'inizio anche molto accidentato e faticoso perché arrivò quando c’era il Covid a maggio 2020. Ricominciammo con gli allenamenti e poi ripartì il campionato. L’anno dopo c’era ancora il Covid molto forte tant’è che si ripartì dopo con il campionato e poi si finì una stagione difficile fortunatamente cavandocela.  E poi è iniziato un percorso direi positivo con Juric con campionati di buon livello, due decimi posti e nell’ultimo anno sfiorando la Conference League. Poi Vanoli. E' stato un periodo lungo, importante e adesso ho deciso di fare questo cambiamento. Comunque sia ci tenevo tantissimo a ringraziare Vagnati per quello che ha fatto, per l'impegno che ci ha sempre messo senza lesinare determinazione, voglia di fare, tanto lavoro e viaggi. Per questo lo ringrazio e gli auguro veramente il meglio per la sua carriera perché è anche una persona molto perbene e leale e ci tengo. Sono molto dispiaciuto che sia terminato il rapporto con lui. Ci tengo davvero a fargli un grande in bocca al lupo e augurargli il meglio per lui e per la sua carriera.
Con Petrachi ci conosciamo da tanti anni, arrivò la prima volta alla fine del mese di  dicembre del 2009 e ha inaugurato gli anni ‘10 quando abbiamo iniziato insieme, purtroppo, in Serie B. Quando arrivò facemmo un po' di mercato anche abbastanza velocemente e creativo, che però non ha impedito di portare al Toro un giocatore che aveva fatto grandi cose come Danilo D'Ambrosio acquistato dalla Juve Stabia per una cifra molto piccola e che ci ha dato un bel contributo anche per la promozione e che poi ci ha lasciati per andare all’Inter, ma fu una bellissima operazione. E poi tante altre più piccoline, ma comunque pepate. Garofalo, Pestrin, Barusso, Statella, tanti giocatori anche giovani, alcuni magari hanno fatto meno bene, però tutto fu fatto anche per dare un’energia e una vitalità a quel campionato che era un po’ particolare con la retrocessione e un po’ di facce da cambiare e un po’ di problematiche. In quel girone di ritorno chiamammo subito Colantuono e facemmo la bellezza di 43 punti recuperando molto bene e arrivando alla fine quinti e poi vincendo la semifinale paly off con il Sassuolo e poi, purtroppo, perdemmo a Brescia con un gol di Arma annullato in casa che invece era valido, con il Var oggi non lo avrebbero annullato, e poi perdemmo là 2 a 1, succede. L’anno dopo meno bene e poi ingaggiammo Ventura nel 2011 e facemmo un buonissimo campionato arrivando primi ex aequo con il Pescara a 83 punti, in realtà erano primi loro ma comunque sia i punti conquistati erano gli stessi.  Di lì il campionato successivo fu buono in Serie A salvandoci senza patemi particolari e in seguito arrivammo settimi andando in Europa League vincendo le due partite eliminatorie con il Bromma e con lo Spalato accedendo alla fase a gironi e arrivando ai sedicesimi con il Bilbao partita che vincemmo, unica squadra che è riuscita a vincere al San Mames, e agli ottavi uscimmo, purtroppo, con lo Zenit anche perché giocammo per due terzi di partita in dieci per l’espulsione di Benassi. Fu un bel periodo, quell’anno arrivammo mi pare la 9° posto e l’anno successivo all’11°. Poi Ventura decidette di andare in Nazionale e noi prendemmo Sinisa Mihajlovic e facemmo un buon campionato e quello dopo, diciamo, cominciò abbastanza bene, ma poi, purtroppo, esonerai Sinisa, mi dispiacque molto e in seguito facemmo pace. Con Sinisa avemmo rapporti anche molto belli e stretti e, purtroppo, poi ci ha lasciato, mi dispiacque tantissimo perché fu una cosa davvero terribile. Prendemmo Mazzarri e facemmo buone cose: un 9° posto e l’anno dopo di nuovo 7° e l’Europa League, persa all’ultima delle partite eliminatorie contro il Wolverhampton, che allora era veramente molto, molto forte. Dopodiché ci lasciammo con Gianluca che prese altre strade e andò alla Roma. Per un periodo non abbiamo avuto rapporti e per un periodo anche lungo non ci siamo parlati e poi invece, anche fortunatamente siamo tornati a farlo, grazie a un amico comune che sapeva quanto tenessi a Gianluca. Nove anni e mezzo insieme sono un periodo veramente lungo e importante nel quale ci fu un rapporto molto bello e amicale proprio da amici, anche se non ci siamo conosciuti da ragazzini diventammo amici seppur alla fine ci fu la rottura. Ma questo amico comune, sapendo che a entrambi spiaceva moltissimo che si fosse rotta l’amicizia, fece in modo con un lavoro di mediazione importante, che ci rivedessimo una sera a cena a Milano e da allora ritornammo, con un rapporto man mano crescente, amici che è stata la base, perché no, di ritornare a fare qualche cosa insieme, cosa che sta accadendo.
Ho fatto questa premessa, adesso a voi le domande a Gianluca e a me. Grazie”.

Iniziano le domande dei giornalisti presenti

Cairo - Cosa l'ha portata a decidere questo cambio visto che l’allenatore non era il tema?
"l’ho detto prima, con Vagnati abbiamo fatto un percorso insieme piuttosto lungo, quasi sei anni, e ho ritenuto opportuno fare questo cambiamento. Entrare nelle motivazioni è relativo: alla base c’è un rapporto personale buono con Davide che rimarrà, ma ho fatto questa scelta. Ho avuto due direttori sportivi: Petrachi nove anni e mezzo e Vagnati cinque e mezzo. Su vent'anni di presidenza quindici, quindi tre quarti, li ho fatti con loro due. Un periodo molto lungo. Ho scelto così". 

PetrachiQuando è nata la trattativa per il suo ritorno al Torino? E cosa l’ha spinta a tornare?
"Innanzi tutto saluto tutti quanti. E’ bello ritrovarvi e rivedervi, siete la maggior parte tutte facce conosciute. Abbiamo già vissuto anni intensi e profondi e quindi è bello ritrovarsi e ritornare in quella che è stata la mia casa per dieci anni. E’ una sensazione molto bella, onestamente a Torino non ero più tornato e rientrarci ieri è stata una giornata piena di emozioni e volevo condividerle con tutti quanti voi. Quando si sprigiona un sentimento è sempre una cosa positiva. La passione fa tanto, ma il sentimento è quello che fa dare più di quello che si può. Non è stata una cosa pensata o studiata, nell’ultimo periodo con Cairo ci siamo sentiti e volevo capire se sarebbe venuto a Lecce a vedere la partita così magari si sarebbe bevuto qualche cosa insieme e vista la partita, ma poi non è venuto. Però all’improvviso ci siamo sentiti e mi ha fatto percepire che c’era qualche cosa che poteva nascere e lui voleva capire se io fossi pronto a questo ritorno e se avessi le motivazioni giuste. Gli ho detto che non avevo problemi e che sono nato pronto. Se lui aveva la necessità di fare questo cambiamento che riteneva opportuno, io sono pronto. Poi mi ha richiamato e sono partito e sono arrivato di notte".

PetrachiCome intende lavorare per colmare il gap fra il risultato in campo e i desiderata dei tifosi?
"Da fuori, ho notato una cosa sulla quale cercherò di lavorare: è come se ci fosse un po’ uno scollamento. Credo che il senso di appartenenza debba essere la priorità per chi sta al Torino, chi c’è deve capire dove è arrivato e lo stesso vale per chi arriverà. Lo dissi alla prima conferenza stampa che da calciatore ero stato qui pochi mesi e non avevo capito cosa fosse il Toro, ma quando sono tornato da dirigente è stato un altro mondo. Ho compreso totalmente la mission che qui bisogna avere per un giocatore: si entra in un club diverso, che sia mistico o no, ma è diverso. E questo senso di appartenenza in ogni giocatore deve essere molto, ma molto rimarcato e ci devono essere anche delle persone in grado di far capire loro questo. Cercherò in tutti i modi, al di là di chi arriverà, di far comprendere questo senso di appartenenza. All’interno delle squadre ho sempre cercato di creare un senso di famiglia. Ecco a me piacerebbe sentire quel calore che c’era e che c’è stato. Magari è una sensazione mia da esterno perché non ho vissuto lo spogliatoio negli ultimi anni, però mi piacerebbe creare quell’armonia, sinergia e, se possibile, alimentandola con la gente. Questo è il mio sogno". 

Cairo - E’ comprensibile che non voglia specificare fino in fondo la rottura con Vagnati, ma quando ha maturato la decisione e se era legata anche alla mancanza di risultati della squadra, che non sta rendendo per quanto pensavate e speravate alla fine del mercato estivo?
"Ho detto, è una cosa mia personale e non mi metto adesso qui a spiegare il motivo, il perché, il per come o il quando. E' una decisione presa, ora pensiamo al futuro".

Cairo - Quindi non dipende neanche dalla situazione della squadra?
“Ho detto”.

Petrachi - Conoscendola in questo periodo avrà avuto sotto controllo un po’ tutte le squadre di Serie A e quindi anche il Torino. Si è fatto quindi un'idea sulle problematiche e cosa va fatto nel mercato di gennaio?
"Mi sono fatto delle idee ed era giusto che fosse così. L'idea più importante la sviluppi insieme al tecnico. Avevo la necessità di parlare con lui e chiarire alcune tematiche tattiche, comprendo che sia il mister a dover decidere, per come è stata costruita la squadra, come secondo lui sia giusto giocare e quali eventuali correttivi apportare. Oggi ho le idee più chiare, ho passato ieri sera e tutta la giornata con Baroni che mi ha dato linee guida sul discorso tattico. Equivoci tattici non ce ne devono essere: tutto deve essere ben chiaro. E io da oggi in poi ho un concetto. Magari c’è qualche calciatore che non è felicissimo perché p cambiato qualche cosa e non gioca nel suo ruolo specifico e se possiamo dare una mano a chi non è contento per andare via lo faremo. Servono giocatori funzionali: questa è la cosa più importante a gennaio. Non credo che questo sarà un mercato di rivoluzione, ma dovrà essere il mercato di riparazione e, ribadisco, magari mandare a giocare altrove  quei giocatori che hanno poco spazio perché nel 3-5-2 c’è qualcuno in più, qualche mezza punta che giocando con  il 4-3-3 o il 4-2-3-1 aveva senso, ma che nel 3-5-2 ne ha meno. Ecco dovremo essere veloci nell’andare a scegliere chi è funzionale per ciò che vuole Baroni".

PetrachiQual è l'errore che non rifarebbe?
"L’errore che mi posso imputare è che magari nell'ultimo anno ero in una situazione di stanchezza mentale dopo nove e anni e mezzo. Mi sarei dovuto confrontare molto di più con il presidente, ma non l’ho fatto per esternare anche questa stanchezza dovuta al passare tanti anni insieme. Succede anche tra moglie e marito che a volte qualcosa non va alla perfezione. Nella comunicazione …”.

Interviene Cairo “Nove anni e mezzo insieme credo sia un record in Italia, a parte Galliani e Ausilio, credo che neanche Marotta alla Juventus”.

Prosegue Petrachi “E’ tanta roba sì. Quindi di fatto questo è stato l'errore che non commetterei più. Sono qui a riprendermi ciò che ho lasciato. Con tutta l'esperienza che ho acquisito e conoscendo l’ambiente, la gente e la tifoseria posso aiutare il club a crescere nella maniera in cui merita".

CairoCosa si aspetta nell’immediato da Petrachi?
"Memore di quei nove anni e mezzo, mi aspetto una continua ricerca di giocatori possibilmente giovani con alto potenziale. Secondo me, nel mondo del calcio è importante andare a prendere giocatori giovani da formare che abbiano un grande potenziale e per questo è importante avere quell'occhio che ti consente di individuare giocatori con potenziale anche quando sono molto giovani. Poi mi aspetto che abbia con mister Baroni un rapporto in simbiosi e di grande collaborazione e sintonia per cui uno più uno fa tre e non fa due o anche meno. E poi che trasmetta alla squadra la carica e la voglia che lui ha per questo ritorno di fare bene, di fare cose positive e importanti".

Cairo - Quali possono essere stati i suoi errori in questi anni? Ha pensato di inserire nuove figure in società?
"Ma sì. Pensare a cosa si può migliorare lo si fa costantemente quando si ha un’attività calcistica o comunque imprenditoriale, che sia editoriale o di qualsiasi altro tipo, specialmente quando le cose non vanno come si vorrebbe e allora se la cosa è migliorabile si cerca di farlo velocemente e va fatto giorno per giorno. Ma, secondo me, nella vita e in ciò che si fa è anche importante valutare e pensare alle cose buone che si sono fatte. Non abbiamo raggiunto l’Europa in questi sei anni dopo l’ultima volta che arrivammo settimi, ma in questo periodo comunque sia abbiamo fatto campionati assolutamente di buon livello e in un caso, nel 2023-‘24, l'abbiamo mancata per un soffio. Abbiamo sviluppato, cosa importante per un club, le strutture del Filadelfia rendendolo veramente un luogo molto accogliente per i giocatori, che lì possono stare tutta la giornata, a cominciare dalla colazione e poi allenandosi, pranzando e facendo eventualmente le cure o andando in palestra. E’ una cosa importante e positiva così come l’aver costruito il centro sportivo Robaldo, e a breve sarà pronto, ma già adesso è utilizzato e utilizzabile dalle squadre del settore giovanile. Lo scorso anno abbiamo vinto i campionati U17 e U18 con ragazzi di qualità e prospettiva. Tanti giovani cresciuti da noi hanno esordito in Serie A negli anni precedenti. Stiamo mantenendo la categoria Serie A da 14 anni di fila ed successo solo a dieci squadre. Non è l’obiettivo che si ha, ma certamente penso che alcune cose vadano considerate in maniera positiva e non sto ad andare oltre. Dobbiamo indubbiamente pensare a un obiettivo migliorativo e credo anche valutare in maniera positiva le cose buone che abbiamo fatto”.

Cairo - E sull’organigramma?
“Tutto quello che servirà per arricchirlo sicuramente lo faremo. Negli ultimi periodi già è stato fatto molto. Qui davanti c’è Luca Innocenti che ha preso in mano l’attività di ticketing e digitale con buoni risultati e con un notevole apprezzamento da parte della gente che viene allo stadio. C’è Andrea Bernardelli che ha fatto un lavoro eccellente e abbiamo tante figure, che non sono presenti oggi, che stanno facendo un ottimo lavoro. Abbiamo uno scouting ricco di persone e Petrachi li utilizzerà al meglio e poi tutto quello che servirà per migliorare e se abbiamo delle aree che sono da potenziare, sicuramente da parte non è un problema farlo, anche perché in una società di calcio che ha spese importantissime, per quel che riguarda gli stipendi dei calciatori o dei tecnici, non è inserire dieci persone in più, o cinque o sei o comunque quelle che servono, che può rappresentare un problema. L'importante è trovare le persone giuste che diano una mano nelle cose che servono".

Petrachi - Si può ripetere un ciclo che porti il Torino in Europa? C'è una base buona?
"Senza l’ambizione di poterlo fare, era inutile che mi presentassi. La mia ambizione è quella di risentire i tifosi del Toro cantare al San Mamés che mi fanno venire la pelle d’oca, quella è stata una delle gioie più grandi che si sono vissute nel mio ciclo. Vedere tutta quella gente felice è stato un qualcosa che mi ha lasciato ricordi incredibili e non vorrei che rimanessero solo ricordi: cercherò di dare più di ciò che posso per arrivare a obiettivi che il Toro sostanzialmente deve avere e può meritare".

Petrachi - La prima sua volta al Torino partì con una bomba carta, ma ieri è stato più tranquillo.
"Anche ieri mi hanno dato il benvenuto: è scoppiata una bella bomba (al Filadelfia è stata tirata una bomba carta, ndr). Avranno pensato: “E' arrivato Gianluca. Ci siamo. Ripartiamo” (ride, ndr). Penso sia stata una cosa scaramantica".

PetrachiHa già avuto colloqui individuali con i giocatori per motivarli e capire chi è dentro il progetto e chi no?
"Io parto dalle persone che stanno intorno al Torino calcio perché alle volte questa cosa non è riconosciuta. Posso garantire che i calciatori, quasi sempre, danno tutto anche per le persone che lavorano per loro. Penso a magazzinieri, massaggiatori, a tutta la gente che veicola, al direttore sportivo, al presidente, al team manager: se non scatta l'empatia … La tifoseria ti riempie e ti dà tutto e il calciatore gioca in virtù di questo, ma posso garantire che le prime gioie più importanti sono per la gente che lavora per i ragazzi tutti i giorni, per i sacrifici che fanno quelle persone. Il mio senso di appartenenza parte dalle radici. Alcuni c’erano già quando c’ero io, altri invece sono nuovi. Ma qua dobbiamo avere compattezza e il senso d’appartenenza deve partite attraverso le motivazioni di questa gente che lavora per il Torino e che deve trasferirlo ai ragazzi. Il ragazzo che entra nello spogliatoio non sa cos'è il Toro, non respira quell’aria e allora tutto questo gli deve arrivare e deve capire che per noi perdere o vincere non è la stessa cosa. Ora partiranno tutti i colloqui con i giocatori perché, ripeto, voglio capire chi vuole rimanere e chi vuole andare via. Questo è il mio lavoro ed è quello che inizierò a fare da oggi. Già ho parlato con qualcuno ieri, ma è stata una cosa molto fugace perché la cosa più importante era parlare con l'allenatore e capire in che modo vuole giocare e da dove devo partire. Mentre da adesso il mio lavoro sarà legato a questo tipo di situazione e poi di conseguenza, ma non parallelamente il giocatore che qui non sta bene cercheremo di aiutarlo ad andare altrove e dobbiamo portare qui giocatori che hanno entusiasmo, fame e voglia di venire al Toro e che siano funzionali al metodo che il mister ha scelto di portare avanti da qui a fine campionato".

Cairo - Fra i compiti di Petrachi ci sarà anche l’occuparsi del settore giovanile per magari rimettere in carreggiata una stagione partita col piede sbagliato soprattutto per la Primavera? Nel settore giovanile ci saranno cambiamenti?
"Noi abbiamo un direttore del settore giovanile che è bravissimo: Ludergnani. Ha fatto un lavoro, non soltanto sulla Primavera, ma anche sulle età inferiori a partire dall’Under 14 straordinario. Tant’è che l’anno scorso abbiamo vinto lo scudetto Under 17 e 18, che sono campionati importantissimi. Quest'anno la Primavera è partita male, dobbiamo lavoraci e rafforzarla. Ma il lavoro che ha fatto Ludergnani con i suoi collaboratori, che sono molto in gamba perché li ho conosciuti e li apprezzo moltissimo, è davvero un lavoro straordinario. Se pensiamo ai giocatori che ha tirato fuori in questi ultimo anni a partire da Gineitis, che lo abbiamo preso dalla Spal ma l’aveva scovato lui. Per arrivare a Njie, a Cacciamani, che è andato ad agosto in prestito alla Juve Stabia perché avevo detto che è talmente forte, che va talmente più forte degli altri, l’ho visto al Torneo mamma e papà Cairo, che fargli fare ancora una stagione in Primavera sarebbe stato per lui buttare via un anno e quindi era molto meglio mandarlo alla Juve Stabia, dove l’anno scorso c’era in quel ruolo Fortini della Fiorentina che ha un anno più di lui e aveva fatto un’esperienza fantastica e oggi sta facendo abbastanza bene anche in Serie A e comunque ha grande potenziale. Il prestito di Cacciamani lo abbiamo deciso a metà agosto e ovviamente se avessimo avuto Cacciamani con noi avremmo avuto …. Trovare un altro come lui in due settimane non è facile. Ma Cacciamani mandato alla Juve Stabia  oggi penalizza la Primavera, ma domani avvantaggerà la prima squadra. Ho detto, Gineitis, Njie, Cacciamani, Perciun, che ha esordito lo scorso anno in A e che adesso è infortunato, ma che manderemo sicuramente a giocare perché è un 2006. La Primavera oggi la dobbiamo fare molto di più con i 2007 e 2008. E poi Gabellini e tanti altri giocatori che sono molto forti. Dellavalle che gioca nel Modena, Silva al Padova, Mullen al Mantova, N’Guessan che abbiamo ceduto ed era un buon giocatore, e altri che hanno un grande potenziale come Luongo e Cereser (anche se non ha giocato però è importante che sia stato scelto) che hanno fatto il Mondiale Under 17, Siviero portiere molto forte che è a metà fra la Primavera e la prima squadra, Santer che è arrivato quest’anno che è fortissimo e ha preso il posto di Siviero. E alcuni che stanno crescendo e che sicuramente ci daranno delle soddisfazioni. Ludergnani è bravissimo, poi è fondamentale che ci sia anche molta collaborazione con la prima squadra perché, ad esempio, molte volte diamo giocatori della Primavera alla prima squadra, ma ne diamo anche 4, 5, 6, 7, 8 ad allenamento e giù non è che possono fare le rifiniture e la preparazione come se si allenassero con la Primavera. E’ tutto un mondo che deve essere collegato e infatti ieri Petrachi ha parlato con Ludergnani e ovviamente ci deve essere una grande sintonia tra la prima squadra e il settore giovanile, ma Ludergnani è il top".

PetrachiE' peggio il momento in cui arrivò anni fa oppure oggi con la squadra isolata al Filadelfia senza connessioni particolari fra i giocatori, la società e la tifoseria?
"Sicuramente quello fu un momento molto difficile, si era in B e si navigava in zone basse della classifica vicino ai play-out. Non era un bel vedere e soprattutto c'era un tutto contro tutti. Ricordo benissimo la famosa cena nella quale i giocatori in parte furono aggrediti: era una situazione molto complicata. Non nascondo che trovo che oggi ci dobbiamo rendere conto che la situazione non è semplice. Alla squadra, per quel poco che ho parlato, ho detto che voglio vederli cattivi, con il coltello tra i denti. Dobbiamo renderci conto dove siamo in classifica e che distiamo  quattro punti dal baratro. Sono stanco di sentir dire a volte che la squadra è forte tecnicamente, è bellina, piace perché la squadra deve correre e vincere i contrasti. Se la squadra non si mette in testa questo tipo di garra che ci deve essere in campo, farà fatica perché non è metallizzata a un certo tipo di campionato che, purtroppo, in questo momento si è palesato. Dobbiamo uscire immediatamente dalle sabbie mobili facendo prestazione. Già con la Cremonese voglio una squadra che vinca i duelli personali, che lotti su ogni pallone. Ho visto contro il Milan un buon primo tempo giocato con grandissimo coraggio e un secondo nel quale la squadra, come era accaduto altre volte, si è abbassata. Credo che la squadra abbia delle qualità, ma devono essere messe al servizio. Se come concetto andiamo ad “aggredire “ gli avversari e li andiamo a prendere un pochino più alti con al qualità dei giocatori offensivi che ci ritroviamo, secondo me, possiamo sempre fare qualche gol in più, creare qualche cosa in più e, soprattutto, difendiamo nella metà campo avversaria. Ho detto al mister che non mi piace che la squadra si abbassi e che sostanzialmente porti quasi tutti in difesa perché, prima o poi, in Serie A, dove ci sono tanti giocatori di qualità, un gol te lo fanno. Dobbiamo stare più altini e lontani dalla nostra porta. Ci sono concetti che ho già cercato di sviscerare e poi inizieranno a conoscermi bene. Non mi conoscono, ma l’introduzione è stata questa".

Petrachi - A gennaio sarà un mercato creativo come nel 2010?
"Se non sei bravo a farne uscire uno e a farne entrare un altro, chi rimane ti crea solo problemi. Devo essere bravo, capace e anche aiutato dai miei collaboratori a fare operazioni furbe e intelligenti: se oggi ci serve un braccetto devo liberarmi di un trequartista che nel 3-5-2 non mi serve. Sono situazioni di calciomercato che non sto a spiegare, ma che sono evidenti. Poi una volta che è stato identificato il giocatore che serve in quel ruolo dobbiamo prenderlo perché ci risolve i problemi che abbiamo. Non è solo esclusiva mante creatività, di sicuro il mercato di gennaio è complicato. Io l’ho fatto di cambiare tanti giocatori e quando sono arrivato la prima volta tanti giocatori volevano scappare. Oggi non credo che ci sia quell’atmosfera perché tanti calciatori vogliono restare al Torino, ma devono dimostrarmelo con i fatti. Voglio vedere che in campo danno tutto ed è quello che cercherò di fare da adesso in poi”.

Cairo - Di solito paga l'allenatore, ora ha pagato il ds: evidentemente non ha funzionato il mercato estivo. E' questa la motivazione dell’esonero di Vagnati?
"La campagna acquisti al momento non ha ancora dato i frutti sperati e lo si vede, però non vuole dire che i giocatori presi non possano dare buoni risultati, fare buone partite, gol e tutto ciò che possono nelle prossime gare. Alcuni hanno avuto infortuni. Ovviamente ti aspetti di più se spendi cifre non piccole, però questo non vuole dire che i giocatori che abbiamo preso non abbiano un potenziale che possono esprimere. Quindi io certamente mi aspetto che nel proseguo diano anche buoni risultati e ci facciano delle belle soprese".

PetrachiQual è l'urgenza più assoluta in vista della Cremonese? Cos'ha chiesto a Baroni?
"A Baroni ho chiesto di fare il Marco Baroni che conosco, di tirare fuori tutto ciò che ha dentro. Siamo stati compagni di squadra nel Lecce e lui è stato sempre un caratteriale. Gli ho detto: “Sei una persona per bene, da calciatore eri cazzutissimo, e da allenatore pretendo che tu tiri fuori ciò che hai dentro”. Come posso dire, io quelli troppo tranquilli … Marco può e deve fare di più, gliel'ho detto ieri sera. Mi aspetto che la squadra gli somigli. Baroni è un grande lavoratore e ha temperamento per questo voglio che la squadra gli somigli. L'unica cosa che deve tirare fuori è pretendere dai suoi giocatori che quando scendano in campo siano la squadra di Baroni. Onestamente, l’anno scorso vedevo nella sua Lazio la voglia di aggredire gli avversari, di fare sempre la partita e di non stare in attesa di. Oggi il Torino  deve avere la propria identità e quindi pretendo che Baroni trasferisca totalmente, senza guardare in faccia nessuno, quelle che sono le sue caratteristiche".

PetrachiE' la difesa il reparto più sotto osservazione in vista del mercato? Giocherete ancora 3-5-2?
"Assolutamente sì, non avremo degli equivoci. Il 3-5-2 sarà il modulo da qui alla fine, poi può succedere che in qualche partita o situazione per qualche defezione, perché non siamo ancora riusciti a prendere qualche calciatore in più che ci consenta di portare avanti il progetto tattico, per necessità dovuta alla Coppa d’Africa o soluzione di partita perché non si può trasformare un trequartista in difensore centrale, ci può stare che si cambi. Stiamo andando avanti con il 3-5-2 e sarà così fino a fine campionato. Quindi lavoreremo su questo impianto di gioco".

Petrachi - Che risposta si aspetta sabato?
"Ne parlavo ieri sera con Baroni, la Cremonese mi fa molta paura e questo devono capirlo anche i ragazzi. La Cremonese ha vinto a Bologna perché ha giocato sugli errori che ha commesso l’avversario e su alcune lacune, il Bologna ne ha poche, sfruttandole al meglio. Sarà una gara molto difficile, Nicola lo stimo, è un allenatore che studia molto gli avversari e che sta dimostrando di avere un suo perché nella categoria. Dobbiamo capire che sabato per noi sarà davvero una partita da coltello tra i denti. Se i giocatori non lo capiscono è un problema. Io cercherò, in queste quarant’otto ore, di infondere questo messaggio e di far capire loro che questa squadra deve fare di più e deve vincere più duelli personali. Ogni giocatore deve pensare che farsi saltare da un avversario è una sconfitta. Nella propria testa molti nostri giocatori pensano di essere abbastanza qualitativi e si forza la fase difensiva. No, no, noi dobbiamo vincere i contrasti perché se noi non facciamo rimbalzare qualcuno gli avversari ci passano come gli indiani: è questo il punto. Voglio che questo spirito del Toro, che ci ha sempre contraddistinto, deve entrare nella squadra. Magari qualcuno lo ha, penso a Simeone e non c’è bisogno che io lo vada a pungolare perché lo ha di suo, ha la garra, ha caratterialità forte e allora devo chiedergli di trascinarsi dietro qualcun altro, di farli capire, comprendere. I tre o quattro leader che ci sono in questa squadra devono prendere per mano i compagni e portarli dentro questa mentalità perché le partite si vincono soprattutto vincendo i duelli personali, ma noi ne vinciamo pochi: questo è il punto”.