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Claudio Nassi: "Annegare nel Mar...Rosso"
Ho detto a più riprese che i pezzulli aTMW erano divertissements.
Non è vero. Mi arrabbio, tanto da far pensare che non ho capito niente. Evidentemente sono ancora giovane.
Leggo che lunedì mattina si è inaugurata la prima cattedra italiana sulla "Giuridicità delle regole del gioco del calcio", all'Università Vanvitelli di Santa Maria Capua Vetere.
C'è stato un seminario di studi dedicato al "Regolamento del gioco del calcio tra teoria e pratica". Il Presidente della FIGC Gravina ha messo in risalto le conseguenze del costo del lavoro arrivato quasi al 90% dei ricavi di una società, ovvero all'anticamera del fallimento.
Da qui a chiedere l'intervento dello Stato il passo è breve, dal momento che le società versano, ogni anno, 1,3 miliardi di euro in tasse. Ha concluso dicendo: "Senza nuove regole il calcio imploderà".
Per chi ha vissuto nel calcio e di calcio e vive per il calcio, queste parole non sono novità. Già nel 2001/2002, durante il commissariamento del Centro Tecnico di Coverciano, dissi a Innocenzo Mazzini, allora Vicepresidente della FIGC, che in due anni si poteva cambiare il calcio. Avevo fatto il curatore fallimentare, anche in società come la Sampdoria di Mantovani, che era da ricostruire, per cui l'esperienza non mancava. Se fin da dieci anni prima avevo portato avanti riforme, a partire dal gioco effettivo, e sposato le idee del Cancelliere tedesco Schroeder, al quale non interessava che i migliori calciatori andassero in Inghilterra, Italia e Spagna, purché le società avessero bilanci a posto, significava che ero nel giusto. Se, a distanza di anni, i club virtuosi si riducono a Atalanta, Udinese, Sassuolo, Empoli, Cremonese, Lecce, Napoli, Fiorentina, Lazio, Cittadella, Frosinone e pochi altri e per due volte non abbiamo partecipato ai Mondiali, qualcosa non funziona.
Quando si dice che i costi si avvicinano al 90% dei ricavi, domando se siamo fuori di testa, quando il tetto dovrebbe toccare il 60%, per tendere al 55%, l'optimum. Se si continua a parlare e non ad agire per riportare il treno sui binari, sarà difficile partecipare anche al Mondiale 2026. Le idee sono più che chiare. Se dal 2004 è pronto un master, con 18 materie e docenti provenienti dal calcio, come non se ne fanno in alcuna università, ma si dice che c'è già alla Lega Pro di C, è evidente che l'ignoranza è totale. Se la Covisoc non svolge il suo dovere di controllo, non risaliremo mai. Se la rivoluzione non partirà da Coverciano, con corsi completamente diversi, continueremo a brancolare nel buio e ad annegare nel Mar...Rosso.
Non è vero. Mi arrabbio, tanto da far pensare che non ho capito niente. Evidentemente sono ancora giovane.
Leggo che lunedì mattina si è inaugurata la prima cattedra italiana sulla "Giuridicità delle regole del gioco del calcio", all'Università Vanvitelli di Santa Maria Capua Vetere.
C'è stato un seminario di studi dedicato al "Regolamento del gioco del calcio tra teoria e pratica". Il Presidente della FIGC Gravina ha messo in risalto le conseguenze del costo del lavoro arrivato quasi al 90% dei ricavi di una società, ovvero all'anticamera del fallimento.
Da qui a chiedere l'intervento dello Stato il passo è breve, dal momento che le società versano, ogni anno, 1,3 miliardi di euro in tasse. Ha concluso dicendo: "Senza nuove regole il calcio imploderà".
Per chi ha vissuto nel calcio e di calcio e vive per il calcio, queste parole non sono novità. Già nel 2001/2002, durante il commissariamento del Centro Tecnico di Coverciano, dissi a Innocenzo Mazzini, allora Vicepresidente della FIGC, che in due anni si poteva cambiare il calcio. Avevo fatto il curatore fallimentare, anche in società come la Sampdoria di Mantovani, che era da ricostruire, per cui l'esperienza non mancava. Se fin da dieci anni prima avevo portato avanti riforme, a partire dal gioco effettivo, e sposato le idee del Cancelliere tedesco Schroeder, al quale non interessava che i migliori calciatori andassero in Inghilterra, Italia e Spagna, purché le società avessero bilanci a posto, significava che ero nel giusto. Se, a distanza di anni, i club virtuosi si riducono a Atalanta, Udinese, Sassuolo, Empoli, Cremonese, Lecce, Napoli, Fiorentina, Lazio, Cittadella, Frosinone e pochi altri e per due volte non abbiamo partecipato ai Mondiali, qualcosa non funziona.
Quando si dice che i costi si avvicinano al 90% dei ricavi, domando se siamo fuori di testa, quando il tetto dovrebbe toccare il 60%, per tendere al 55%, l'optimum. Se si continua a parlare e non ad agire per riportare il treno sui binari, sarà difficile partecipare anche al Mondiale 2026. Le idee sono più che chiare. Se dal 2004 è pronto un master, con 18 materie e docenti provenienti dal calcio, come non se ne fanno in alcuna università, ma si dice che c'è già alla Lega Pro di C, è evidente che l'ignoranza è totale. Se la Covisoc non svolge il suo dovere di controllo, non risaliremo mai. Se la rivoluzione non partirà da Coverciano, con corsi completamente diversi, continueremo a brancolare nel buio e ad annegare nel Mar...Rosso.
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