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Udinese, due punti buttati: la squadra c’è ma il gioco non ancora
Oggi alle 18:44Editoriale
di Stefano Pontoni
per Tuttoudinese.it

Udinese, due punti buttati: la squadra c’è ma il gioco non ancora

Ci sono partite che ti lasciano addosso la sensazione di aver perso qualcosa, anche quando sulla carta non hai perso. Udinese–Sassuolo è una di queste: un pareggio che sa di occasione sprecata, anzi, di due punti buttati. Perché sì, i bianconeri avrebbero meritato di vincerla, ma se non la chiudi quando puoi — e sprechi quattro palle gol nitide, centri due pali e ti mangi gol a porta vuota — allora il calcio, spietato com’è, ti presenta sempre il conto.

Il rammarico è doppio, perché la partita si era messa come meglio non poteva: padroni del campo, ritmi bassi ma controllo costante, occasioni a raffica. Eppure, al 25’, il Cagliari passa nel modo più beffardo possibile: tre rimpalli, una palla che danza in area e finisce sui piedi di Borrelli, che ringrazia e buca Sava. Una beffa. Ma una beffa che non cancella il vero limite di questa Udinese: la lentezza.

Il ritmo è il grande assente di questa squadra. Si gioca sempre a marce basse, con una costruzione troppo orizzontale, prevedibile, quasi sonnolenta. Appena si alza la velocità, però, qualcosa succede: Zaniolo colpisce un palo, Atta un altro, poi finalmente il pareggio di Kabasele, che segna e scoppia in lacrime dedicando il gol alla nonna scomparsa due giorni fa. Momento toccante, simbolo di un gruppo che almeno sul piano emotivo sembra esserci. Ma il calcio, si sa, vive di episodi. E gli episodi — quelli veri — l’Udinese li sbaglia tutti.

Zaniolo, a un metro dalla porta, spara in curva. Bayo, due metri più in là, fa perfino peggio. Occasioni monumentali, che pesano come macigni. E allora sì, si esce con un punto, ma con la consapevolezza che questa era una partita da vincere, da portare a casa con la forza e la qualità che ancora mancano.

Perché se è vero che le occasioni ci sono state, è altrettanto vero che la manovra resta prevedibile, monocorde. Gli schemi si ripetono: Zaniolo che si abbassa a prendere palla, Davis che la tiene su come può, e il solito lancio lungo dei difensori per l’inserimento di una mezzala. Tutto già visto, tutto troppo lento. E quando manca qualcuno capace di saltare l’uomo — e di creare superiorità — il gioco si inceppa, inevitabilmente.

La squadra ha qualità, ma non ritmo. Ha carattere, ma poca lucidità. E soprattutto ha un problema cronico: fa una fatica immane a segnare. Lo si dice da agosto, e lo si continuerà a dire almeno fino a gennaio, finché il mercato non offrirà alternative vere.

La buona notizia? Si muove la classifica, e questo — dopo due sconfitte pesanti — vale già qualcosa. La cattiva è che di calcio, quello vero, se n’è visto pochino. Ora arriva la sosta, utile per rifiatare e ritrovare energie, fisiche e mentali. Poi due gare alla portata, contro Cremonese e Lecce. Lì si capirà davvero se questa Udinese vuole solo galleggiare o se ha intenzione di tornare a volare.

Perché la pazienza del pubblico — encomiabile anche ieri, sempre più numeroso e presente — non durerà in eterno. L’entusiasmo va alimentato con vittorie, non con rimpianti. E ieri, ancora una volta, i rimpianti sono stati troppi.