Roma-Udinese 2-0, la partita di Zaniolo vista da un'altra prospettiva
Il giocatore più atteso nella partita più attesa (per lui e per Roma). Una settimana per diventare grande, dal gol trascinante contro l'Atalanta alla prova di maturità nello stadio che lo ha aspettato nella speranza diventasse un grande dopo il più grande. Poteva suonare così il trailer di avvicinamento al ritorno di Nicolò Zaniolo all'Olimpico con la maglia dell'Udinese. E le attese sono state tutte rispettate.
A cominciare dall'accoglienza dell'ambiente. Ostile, come poche altre volte si è visto nei confronti non di una squadra bensì di un singolo giocatore. Non sono servite le diverse interviste di avvicinamento, fin dalla lettura delle formazioni ufficiali il pubblico non si è risparmiato per lui. Bordate di fischi, ininterrotte ogni volta che Nicolò veniva inquadrato o entrava in possesso della palla.
Poi il campo, con i giocatori della Roma ben istruiti a prenderlo di mira con provocazioni su provocazioni per innervosirlo e farlo cadere in tentazione. Hermoso è stato il primo, ma Zaniolo ha risposto da grande. Colpetto sul petto come per dire: "Non ci provare, meglio se ti concentri sul marcarmi". Poi è stato il turno di Mancini, Ndicka e anche Kone, ma il risultato è sempre stato il medesimo. Nessun cenno di reazione, palmi delle mani appoggiati a terra e via che ci si rialza dopo aver conquistato fallo per far salire la squadra. Comportamento sempre corretto e positivo quello di Nicolò, che ha evitato un'ammonizione che - per molti invece - sembrava scontata.
È umano sbagliare, e Zaniolo lo ha già ampiamente ammesso (e ora direi anche basta parlare del suo passato). Ed era anche umano non essere perfettamente lucidi quando 60mila persone ti fanno cori ingiuriosi contro ("Pezzo di m***a"). Ma il 10 bianconero non si è mai scomposto continuando a seguire il suo e il piano partita dettato da Runjaic. E, come dice il detto, la fortuna aiuta gli audaci. Ndicka sbaglia e gli serve un cioccolatino solo davanti a Svilar.
Quante cose gli sono passate per la testa in quel momento solo lui può saperlo, ma dietro quell'errore c'è tutta la normalità di un ragazzo che sta provando a diventare grande per sollevare le sorti di una piazza che brama di tornare a essere considerata una grande. Un tiro che fotografa perfettamente la sua partita. Un ragazzo che torna dalla sua prima cotta ma vede che nulla è più come prima. È cambiata lei ma - soprattutto - è cambiato lui. E Zaniolo si è accorto di esser diventato grande.






