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A Udine un Hellas troppo sperimentale per un tempo. Tudor si fida di tutti, e lo dimostra
Ogni medaglia ha il suo rovescio. E per il Verona, nel primo tempo di ieri, è stato esiziale: a Udine Tudor ha sorpreso tutti, rivoluzionando in toto l'attacco (fuori Caprari e Simeone, dentro Kalinic e Lasagna), azzardando un Tamèze in posizione esterna per tamponare l'esuberanza di Molina e affiancando l'imberbe Hongla a capitan Veloso. Una formazione sperimentale, probabilmente in misura eccessiva: per un tempo abbondante la squadra ha perso ogni imprevedibilità, non ha mai concluso verso la porta dell'ex Silvestri. Un campanello d'allarme troppo frastornante, soprattutto per chi, nelle precedenti sei gare, aveva gonfiato il sacco per ben diciotto volte.
Tudor non ha potuto far altro che prendere atto di una prima metà troppo brutta per essere vera e ha agito di conseguenza, con scelte logiche e assennate: gli ingressi di Caprari e Lazovic hanno riequilibrato un telaio tattico in balia delle improvvisazioni individuali, restituendo ordine alle transizioni, rese comunque molto difficoltose dall'organizzazione difensiva dell'Udinese. Occorreva un episodio, che si è materializzato nel finale: una triangolazione sulla trequarti tra Simeone e Barak ha fruttato, in maniera piuttosto rocambolesca, il rigore trasformato dal ceco. VAR provvidenziale, in questo caso, e un punto d'oro per come s'era messa.
Ha di che sorridere, Tudor, che affastella un altro punticino agli undici precedentemente messi in saccoccia. Continuità che è ossigeno puro, in un momento così delicato della stagione. Poteva andare decisamente peggio, e probabilmente questa è una lezione da annotare: Igor si fida di tutto l'organico, lo assicura a parole e lo suggella con i fatti. Un bel messaggio per il gruppo, il migliore per tenere tutti sul pezzo. Serve però mediare tra quest'intenzione, nobile, e l'esigenza di non snaturare troppo la squadra.
Tudor non ha potuto far altro che prendere atto di una prima metà troppo brutta per essere vera e ha agito di conseguenza, con scelte logiche e assennate: gli ingressi di Caprari e Lazovic hanno riequilibrato un telaio tattico in balia delle improvvisazioni individuali, restituendo ordine alle transizioni, rese comunque molto difficoltose dall'organizzazione difensiva dell'Udinese. Occorreva un episodio, che si è materializzato nel finale: una triangolazione sulla trequarti tra Simeone e Barak ha fruttato, in maniera piuttosto rocambolesca, il rigore trasformato dal ceco. VAR provvidenziale, in questo caso, e un punto d'oro per come s'era messa.
Ha di che sorridere, Tudor, che affastella un altro punticino agli undici precedentemente messi in saccoccia. Continuità che è ossigeno puro, in un momento così delicato della stagione. Poteva andare decisamente peggio, e probabilmente questa è una lezione da annotare: Igor si fida di tutto l'organico, lo assicura a parole e lo suggella con i fatti. Un bel messaggio per il gruppo, il migliore per tenere tutti sul pezzo. Serve però mediare tra quest'intenzione, nobile, e l'esigenza di non snaturare troppo la squadra.
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