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Luis Enrique e la Roma 14 anni dopo: tra polemiche, Verre e rimpiantiTUTTO mercato WEB
© foto di Alberto Fornasari
Oggi alle 13:30Primo piano
di Redazione VGR
per Vocegiallorossa.it

Luis Enrique e la Roma 14 anni dopo: tra polemiche, Verre e rimpianti

Una storia che sa di orgoglio e soprattutto rimpianti. Esattamente 14 anni fa, Luis Enrique diventava il nuovo allenatore della Roma. Ingaggiato da Di Benedetto, con la spinta di Baldini e Sabatini e la complicità di Massara, la sua avventura nella Capitale durerà solamente una stagione. Oggi guida la squadra più forte al mondo, quel Psg che dopo il Triplete, ottenuto da Luis già a Barcellona nel 2015, punta a vincere anche il Mondiale per club. Potrebbe arrivare a otto trofei nell'anno solare, impresa mai riuscita nella storia. Un uomo, Luis, che non ha mai mollato nelle difficoltà e nella tragedia della scomparsa di sua figlia Xana. Un uomo che ha sempre trovato lo spunto positivo per ripartire. Un uomo, come ammesso da Sabatini, che in Italia non è stato capito. Una sconfitta per tutti, tranne che per l'attuale allenatore paragonato a Guardiola per la sua grandezza.

I PRIMI PROBLEMI E I COLPI - Luis Enrique arriva a Roma dopo tre campionati al Barcellona B, portato in Segunda, la serie cadetta iberica. Diventa il secondo tecnico spagnolo della storia romanista del club dopo Luis Miró, anno 1963/1964. Un'annata che già dalla partenza non promette bene: il 12 agosto, il suo vice de la Peña, ex centrocampista tra le altre della Lazio, nomina subito discussa, lascia l'incarico per motivi familiari. Il progetto, il famoso progetto, è però solo all'inizio. Lo dimostra la rivoluzione estiva, con una rosa provata dall'avventura divisa tra Ranieri e Montella. Dentro Stekelenburg in porta, Kjaer e José Ángel in difesa, i colpi più importanti sono quelli di Gago, Pjanic, Lamela e Osvaldo. Nessuno di loro però ruba l'occhio come Bojan Krkić, cugino alla lontana di Messi e aura simile a quella odierna di Yamal. Materiale importante su cui lavorare. Non finirà bene.

ILLUSIONE E DECLINO - L'andamento della stagione lo sapete. La Roma saluta l'Europa League già ad agosto contro lo Slovan Bratislava, perdendo 1-0 in Slovacchia e pareggiando 1-1 all'Olimpico, nella celebre notte del "Ho pagato 26 euro pe’ vede’ Verre" e del cambio Totti-Okaka. Anche l'inizio in campionato è negativo, con la sconfitta nel derby e un rendimento horror in trasferta. A dicembre la Roma sembra ingranare, vincendo a Napoli e Bologna. Nel girone di ritorno però la situazione precipita, con un'altra sconfitta contro la Lazio, vittorie illusorie, vedi il 4-0 all'Inter, e cadute rovinose. A fine stagione arriverà un anonimo 7° posto, con Luis che saluterà per il Celta Vigo. In mezzo, anche qualche polemica: come la scelta di De Rossi in panchina nella sconfitta per 4-1 a Bergamo per un ritardo nella riunione tecnica. Un hombre vertical, nel bene e nel male. Pensare che proprio DDR è da sempre uno dei suoi più grandi estimatori. Ogni pretesto utile per attaccarlo: come la scelta di vivere all'Olgiata con la famiglia, lontana da Trigoria, in un feudo di calciatori e tifosi laziali perché vicino a Formello. Il motivo? La scuola dei figli, la St George’s International, era a pochi chilometri. Celebre il “Luis vattene da Roma, s'è liberato er posto al Barcellona”, uno striscione invecchiato decisamente male.