
Papu Gomez: "Mi sento come un ragazzino, ricomincio da Padova con la fame di sempre"
Alejandro "Papu" Gomez, intervenuto in una lunga intervista a L'Eco di Bergamo ha raccontato la rinascita di un calciatore che non ha mai smesso di credere nel proprio destino. Dopo due anni di squalifica, il fuoriclasse argentino riparte dal Padova, con l’entusiasmo di un ragazzo e la determinazione di chi non ha mai dimenticato il campo. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com.
Come si sente alla vigilia del ritorno in campo?
«Mi sento pieno di energia, come un ragazzino al suo primo giorno tra i grandi. Quando rimetterò piede in campo proverò paura, ansia e felicità tutte insieme. È un nuovo inizio, e me lo voglio godere fino in fondo».
Cosa l’ha spinta a tornare dopo due anni di stop?
«Non volevo chiudere la mia carriera in quel modo. Dentro di me c’era una voce che mi diceva che non poteva finire così. Tutti mi hanno sostenuto, la mia famiglia, gli amici, la gente: tutti mi spingevano a tornare. E alla fine ho deciso di ascoltare il cuore».
Due anni lontano dal calcio non sono pochi. Che cosa ha provato in questo tempo?
«All’inizio rabbia, poi quella rabbia è diventata forza. Da mesi contavo i giorni, aspettavo che arrivasse ottobre. Quando ho firmato con il Padova ero entusiasta, ma non sapevo che non avrei potuto allenarmi con il gruppo fino a fine agosto: è stato un colpo duro. Mi sono preparato da solo, seguendo i programmi dello staff. È stato difficile, ma non ho mai mollato».
Pensa di essere stato punito troppo severamente?
«Mi assumo le mie responsabilità: ho preso per errore uno sciroppo per la tosse di mio figlio che conteneva una sostanza vietata. Ma due anni di squalifica sono eccessivi. Ci sono calciatori fermati per cocaina che tornano dopo sei mesi. È sproporzionato per chi, in vent’anni di carriera, non ha mai dato problemi».
Chi l’ha aiutata a superare tutto questo?
«Mia moglie Linda, che è stata la mia forza, e tutta la mia famiglia. E poi la gente di Bergamo, che anche in questi due anni mi ha mostrato affetto e rispetto. Mi hanno dato la carica per non smettere di crederci».
Fisicamente come si sente oggi?
«Benissimo. Mi curo in modo maniacale: allenamenti, alimentazione, recupero. In questi due anni non mi sono mai fermato. Ovviamente dovrò riadattarmi ai ritmi del calcio giocato, ma non ho mai avuto gravi infortuni e sono certo che tornerò presto al mio livello».
Che cosa si aspetta da questa nuova stagione?
«So che non partirò subito con 90 minuti nelle gambe, ma voglio essere protagonista. Posso giocare da mezzala o da trequartista, il ruolo lo deciderà il mister. Io ho un obiettivo solo: portare il Padova in Serie A».
Cosa pensa del suo nuovo allenatore Andreoletti?
«Ci siamo conosciuti a Bergamo prima della firma: è un allenatore preparato, serio, un grande lavoratore. È bergamasco, e questo dice tutto. Il Padova è un club organizzato e ambizioso, non ha nulla da invidiare a realtà più grandi. La squadra è costruita per vincere, e io voglio contribuire a questo progetto».
Quanto si vede ancora in campo?
«Due anni li ho persi, quindi voglio recuperarli tutti. Ho firmato un contratto biennale con opzione per il terzo. Dopo, vedremo. Ma finché il fisico tiene, il Papu non smette».
Una carriera che sembrava chiusa e che invece si riaccende con un nuovo capitolo. Gomez torna dove tutto è iniziato: dentro un campo, con il pallone tra i piedi. E la voglia di stupire non l’ha mai persa.
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