Pietro Serina non ha dubbi: «Inter superiore, inutile recriminare. Djimsiti? Si perdona subito, in avanti è mancato il lavoro sporco di Scamacca"
Quando il triplice fischio sancisce la fine di una sfida ad alta tensione come quella tra Atalanta e Inter, serve lucidità per separare l'emozione del tifoso dall'analisi tecnica del cronista. Pietro Serina, decano del giornalismo bergamasco, non si lascia trascinare dal vortice dei rimpianti per l'1-0 subito alla New Balance Arena. Ai microfoni di RadioDea, incalzato da Fabio Gennari, Serina offre una lettura pragmatica e disincantata del match: riconosce la superiorità della capolista, assolve Berat Djimsiti nonostante l'errore decisivo in virtù della sua storia e del sacrificio fatto per scendere in campo, e punta invece il dito su alcune carenze offensive, in particolare sulla prestazione opaca di Gianluca Scamacca. Un'analisi che invita l'ambiente a guardare in faccia la realtà senza drammi, accettando il verdetto del campo con filosofia. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com:
Pietro, c'è rammarico per come è maturata la sconfitta, ma analizzando i novanta minuti a mente fredda, qual è il tuo giudizio sul risultato finale? Possiamo parlare di un verdetto equo?
«Purtroppo ho il "torto" dell'età e avendo visto un po' più calcio di te, mi sento di dire che dobbiamo prendere questo risultato con filosofia. È un risultato giusto, inutile girarci intorno. È vero, abbiamo causato noi i nostri errori, ma l'Inter ha meritato di vincere perché si è dimostrata nettamente più forte di noi. Va bene così, accettiamo che abbia vinto l'Inter. Il mio ragionamento è molto pragmatico: pensiamo a vincere tutte le partite che meritiamo di vincere e poi, alla fine, faremo i conti su dove siamo arrivati. Non dobbiamo fare calcoli su questa gara specifica, perché il divario tecnico stasera si è visto. La partita l'hai persa perché meritavi di perderla».
L'episodio chiave resta l'errore in disimpegno di Djimsiti che ha spalancato la porta a Lautaro Martinez. Come giudichi la sua prova e l'impatto di quell'errore?
«Non mi sento assolutamente di gettare la croce addosso a un singolo giocatore. Anzi, voglio difendere Djimsiti. È vero, ha commesso un errore grave, paragonabile forse a quello di Samardzic sotto porta: sulla ripartenza dell'Inter aveva la palla lì, poteva giocarla e invece l'ha messa in mezzo al campo spostandola sulla destra, innescando di fatto il contropiede letale. È stato un errore clamoroso, lui stesso si è messo le mani nei capelli subito dopo. Ma è un errore perdonabile. Lo è perché Berat ha una storia con questa maglia, non l'ha fatto apposta ed era visibilmente distrutto. Inoltre, non dimentichiamo che ha compiuto una vera impresa per rientrare a tempo di record ed essere disponibile. Quindi mi permetto di difendere "Jimmy": ha rappresentato e rappresenta la storia dell'Atalanta, quell'errore lo perdoniamo immediatamente. La prima volta che ci regalerà una vittoria con un suo colpo di testa, avremo già compensato questi punti persi».
Dal punto di vista tattico, forse si poteva osare prima il cambio di modulo visto nel finale, quel passaggio al 4-2-3-1 o 4-2-4 che aveva pagato a Genova? E come valuti la prestazione offensiva, in particolare quella di Scamacca?
«È sempre facile col senno di poi dire che si poteva provare prima quello che Palladino ha fatto nel finale, ovvero passare a quattro dietro con due mediani e tre trequartisti. È lo stesso discorso fatto per Genova. Il mister ha preferito aspettare, cercando di giocare basso per sfruttare il contropiede. Ma se vogliamo analizzare i problemi, dobbiamo guardare altrove: stasera ha fatto male Scamacca. E se il tuo centravanti non incide, se non ti aiuta a far salire la squadra, se non viene incontro per aprire gli spazi in cui inserirsi, allora vai in difficoltà. Ma, ripeto, stiamo disquisendo sui dettagli di una partita che, alla fine della fiera, l'Inter ha meritato di vincere. Ricordiamocelo».
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