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Piotr e gli altri: da Zielinski l'ennesima stoccata dei calciatori dell'Inter all'ex Inzaghi

Piotr e gli altri: da Zielinski l'ennesima stoccata dei calciatori dell'Inter all'ex InzaghiTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Niccolò Righi
Oggi alle 11:45Serie A
Niccolò Righi

Tanti indizi che magari non faranno una prova, ma che certificano una volta per tutte quanto alcune anime dello spogliatoio dell'Inter non abbiano mai perdonato a Simone Inzaghi l'addio che si è consumato a giugno direzione Arabia, subito dopo il Caporetto in finale di Champions League contro il Paris Saint Germain. L'ultimo della lista è stato Piotr Zielinski, rinato sotto l'ala di Chivu e che ieri non le ha di certo mandate a dire al proprio ex allenatore dopo la gara vinta con l'Atalanta. "Prima di questa stagione ero in terza fila, non ero neanche in seconda. Davanti avevo tanti campioni che avevano fatto bene l'anno prima e il mister aveva i suoi titolarissimi mentre quest'anno sono coinvolti più giocatori ed è una bellissima cosa", le parole del polacco a Dazn. Una frase che, insomma, lascia poco spazio all'interpretazione.

Ma se da una parte la stoccata di Zielinski può essere comprensibile in virtù dei soli 1762 minuti giocati in tutta la scorsa stagione (quest'anno il centrocampista è già 954'), è da alcuni fedelissimi che negli scorsi mesi sono arrivati gli 'attacchi' più duri. Il primo ad inaugurare il trend fu Carlos Augusto, che già lo scorso giugno a La Gazzetta dello Sport dichiarò: "Chivu ci fa stare bene insieme. Adesso c'è più verticalità, più pressione e più cattiveria. È importante anche questo, combattere senza paura di fare falli: stiamo provando a sentirci più liberi anche da questo punto di vista". Una dichiarazione che mise in luce la psicosi da cartellino giallo che aveva il tecnico piacentino, accusato più volte di togliere sistematicamente i calciatori appena venivano ammoniti.

Ad ottobre arrivò anche Mkhitaryan, che all'interno della sua autobiografia non nascose la delusione per l'addio di Inzaghi all'Al Hilal: "I media raccontavano di come lui fosse pronto ad andare in Arabia, ma il Mister con noi non affrontava l'argomento. Quando venne annunciato gli scrissi un messaggio ringraziandolo ma devo ammettere che il distacco non si rivelò indolore, in particolare per le modalità". Poi anche l'armeno non si tirò indietro ad una stoccata: "Anche io ricevetti un'offerta dall'Arabia Saudita, nel 2024. Hanno contattato mia sorella, sono stato chiaro da subito. «Monika, non voglio parlare con nessuno. Io sono interista»".

L'attacco più inaspettato, tuttavia, arrivò a settembre da un pupillo di Inzaghi come Federico Dimarco. Dopo un bell'inizio di stagione, l'esterno sinistro non si peritò a pungere il suo ex allenatore nella conferenza di vigilia della gara contro lo Slavia Praga: "Io più incisivo? Uscendo matematicamente al sessantesimo, era difficile migliorarmi. Quest'anno sto giocando molto di più e si vede".

Parole, frecciate e retroscena che, messi insieme, compongono un quadro fin troppo chiaro. Non ci sono accuse dirette né processi pubblici, ma il malessere mai del tutto smaltito emerge tra le righe, con continuità e da voci diverse. Segnali che raccontano di una frattura emotiva più che tecnica, figlia di un addio vissuto come un tradimento. All’Inter il tempo è andato avanti, ma la sensazione è che certe ferite non si siano mai davvero rimarginate.

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