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Ganz: "Il gol è arte e ostinazione. Non esistono più attaccanti che vivono per segnare"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 07:00Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Ganz: "Il gol è arte e ostinazione. Non esistono più attaccanti che vivono per segnare"

L’ex bomber si racconta a L’Eco di Bergamo: «Ho vissuto per il gol, oggi il calcio è cambiato. Gli attaccanti pensano più al pressing che alla porta».

Maurizio Ganz, intervenuto in una lunga intervista a L’Eco di Bergamo, ha presentato il suo libro “El segna semper lü – La vita è come un derby”, un viaggio dentro la sua carriera e la sua filosofia di attaccante puro. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Perché ha deciso di raccontarsi in un libro?
«Il titolo è nato dallo striscione dei tifosi dell’Inter, “El segna semper lü”. In quella frase c’è la mia vita. È un racconto cronologico ma anche emotivo: una carriera costruita sulla fame di gol, sulla dedizione quotidiana. Ho vissuto per segnare, è ciò che mi ha sempre definito».

Che cos’è il gol per chi ne ha fatti più di 200?
«Il gol non si spiega, si sente. È arte, ma anche ostinazione. È un istinto che nasce dentro e ti accompagna fin da bambino. Io non giocavo solo per la squadra: giocavo per segnare, per dare un senso alla mia giornata. Oggi gli attaccanti hanno altri compiti, ma per me il calcio restava quello: mettere la palla in rete».

C’è un “nuovo Ganz” nel calcio moderno?
«Non credo. È cambiato il modo di intendere il ruolo. Ai miei tempi un centravanti doveva essere lucido e spietato negli ultimi metri. Oggi si chiede di difendere, di aiutare la squadra, di correre. Il bomber puro, quello che vive per il gol, è una specie in via d’estinzione».

Chi è stato il suo punto di riferimento?
«Paolo Rossi è l’origine di tutti noi. Lui rappresentava il gol nella sua forma più pulita e istintiva. Dopo di lui sono arrivati campioni come Inzaghi, ma oggi non vedo più giocatori con quella fame e quella semplicità. Forse il calcio è diventato troppo tattico».

Lei è stato un uomo derby. Qual è quello che porta nel cuore?
«Ne ho giocati e segnati tanti. Forse i più speciali sono stati i due con l’Atalanta contro il Brescia: una doppietta nel 3-0 del 2001, un modo per riconciliarmi con i tifosi. Ma anche i derby di Milano restano indelebili: segnai con l’Inter, e tre settimane dopo, con il Milan. I derby sono stati il filo conduttore della mia carriera».

Un bomber d’altri tempi, che oggi guarda al calcio con affetto e un pizzico di nostalgia: «Io non ho solo giocato per il gol, ci ho vissuto dentro».