
Sulemana, l’ascesa del “Dino” di Juric: in sei mesi ha conquistato l’Atalanta e il Mondiale
Sei mesi. Tanto è bastato a Kamaldeen Sulemana per cambiare completamente traiettoria alla propria carriera. Ad aprile era un talento smarrito nel naufragio del Southampton, risucchiato dalla retrocessione in Championship; oggi è una delle note più luminose dell’Atalanta di Juric e un protagonista del Ghana ai Mondiali. Una parabola sorprendente, costruita sul lavoro quotidiano e sulla fiducia ricevuta da un club che, ancora una volta, ha visto lungo.
RINASCITA A BERGAMO – Quando in estate l’Atalanta lo ha portato a Zingonia, in molti pensavano a una scommessa. Juric, invece, ci ha visto subito un progetto. L’ha studiato, spostato di posizione, educato al sacrificio. Ed è così che il ragazzo di Techiman, classe 2002, è diventato “Dino”, come lo chiama affettuosamente il tecnico croato. Un soprannome che racconta forza, istinto e carattere. Sulemana ha approfittato della pausa estiva tormentata di Ademola Lookman, prendendosi la corsia sinistra con un mix di coraggio e disciplina. Due gol, un assist e un impatto che ha ribaltato le gerarchie.
IL METODO JURIC – Lavorare con Juric significa accettare la fatica come regola di vita - approfondisce La Gazzetta dello Sport- . Sulemana lo ha capito presto. L’allenatore lo sta plasmando, incanalando la sua velocità bruciante in un calcio più ragionato, più “da Atalanta”. In Premier League il ghanese era un dribblomane istintivo, capace di saltare l’uomo ma spesso impreciso nell’ultimo tocco. A Bergamo sta imparando a trasformare l’accelerazione in concretezza. Gli allenamenti puntano tutto sul controllo del ritmo, sull’uso del corpo, sulla gestione dello spazio. I progressi sono evidenti: oggi Sulemana è più lucido, più utile alla squadra, e sempre più decisivo negli ultimi venti metri.
DUE FRECCE PER LA DEA – L’ultimo esperimento di Juric ha acceso la fantasia dei tifosi. Contro il Como, Sulemana è rimasto nel suo habitat – trequartista sinistro – mentre Lookman è avanzato a centravanti “atipico”. Una mossa dettata da necessità e intuito, che ha rivelato una potenziale ricchezza: la possibilità di vedere entrambi in campo insieme, due ali rapidissime capaci di ribaltare le transizioni in pochi secondi. In prospettiva, l’idea è di alternarli o affiancarli sugli esterni, con Sulemana a destra e Lookman sulla sua fascia naturale. Un binomio che può rendere l’Atalanta una delle squadre più esplosive d’Europa.
UN NUOVO EQUILIBRIO – L’emergere di “Dino” ha avuto un effetto positivo anche sull’ambiente. Lookman, reduce da un’estate complicata e da un rendimento altalenante, ora può ritrovare serenità e condizione senza l’assillo della concorrenza. Juric, da parte sua, ha riscoperto l’abbondanza in attacco: presto riavrà anche Charles De Ketelaere, rientrato titolare con il Belgio, mentre da Zingonia arrivano segnali confortanti sul recupero di Gianluca Scamacca, ormai vicino al rientro dopo i problemi al ginocchio. Un mosaico offensivo che promette alternative e nuove combinazioni.
DA SOUTHAMPTON AL MONDIALE – La forza di Sulemana è stata quella di non voltarsi indietro. Dal buio della retrocessione alla luce del palcoscenico mondiale, il suo percorso è un manifesto della filosofia atalantina: ricostruire talento attraverso la fiducia e il lavoro. In pochi mesi è passato dall’anonimato inglese alla Champions League, fino alla convocazione con il Ghana. Non un caso, ma il risultato di un processo di crescita guidato da un club che trasforma ogni opportunità in valore.
L’Atalanta ha trovato in Sulemana un’altra gemma da lucidare, uno di quei giocatori che incarnano la capacità del club di reinventarsi continuamente. La sua corsa sembra appena cominciata: da “scommessa” a titolare, da promessa a certezza. In fondo, a Bergamo, il destino dei talenti segue sempre la stessa legge: lavorare, migliorare, sorprendere.




