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Tutti si lamentano del mercato aperto, ma vale per tutti (e per tutte le nazioni). Giocare sempre toglie divertimento, perché diventa solamente noiaTUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Di Benedetto
domenica 14 agosto 2022, 08:11Editoriale
di Andrea Losapio

Tutti si lamentano del mercato aperto, ma vale per tutti (e per tutte le nazioni). Giocare sempre toglie divertimento, perché diventa solamente noia

Quante volte, nelle ultime settimane, sentiamo gli allenatori che si lamentano del mercato aperto? Ogni giorno è una litania, come se fosse davvero un problema e non un'opportunità. È chiaro che un giocatore in odore di cessione ha la testa da un'altra parte, ma se la situazione è uguale per tutti, qual è davvero il problema? Non è solamente un alibi per sgravarsi da certe situazioni? Tutte le altre nazioni, solitamente, iniziano tra il primo e il dieci agosto, quest'anno è capitato anche a noi (Sarri non l'ha presa bene, potete andare a rileggere la conferenza stampa) ma siamo in un momento in cui il calcio è davvero globale. Peccato che la Serie A, come crescita dei diritti televisivi, sia all'ultimissimo posto. La Bundesliga ci ha superato - certo non il campionato più entusiasmante del globo, visto che vince il Bayern Monaco da dieci anni, senza nemmeno arrivare all'ultima giornata nella speranza che qualcosa cambi - la Ligue 1 no ma ha lo stesso appeal.

Crediamo di essere un grande campionato, anche per soldi spesi, per stipendi corrisposti. Prima capiamo che siamo di passaggio, di movimento, un ponte verso la Premier League (o le due big della Liga) meglio sarà. Dieci anni fa i giovani andavano in prestito ovunque e non venivano lanciati, il momento era evidentemente quello di un'inversione di rotta, invece continua a essere così. Da Carnesecchi a Pobega, da Casadei a Fagioli, non c'è possibilità di iniziare in un campionato di alto livello. Tutti devono fare un percorso, ma quale? Quello di arrivare a 25 anni senza una presenza europea? E poi l'idea è quella di prendere Rabiot a zero, oppure Ramsey, Arthur, o Vidal. Gente che percepisce stipendi che neanche in Premier League, grazie al Decreto Crescita, e che affossano un movimento. Non perché il Vidal della Juventus non fosse uno dei migliori giocatori del campionato, ma perché il Vidal dell'Inter non è la stessa cosa. Età, situazioni, andiamo avanti a cercare il grande colpo estero - ed è assolutamente giusto - perché non si può lanciare il Millico della situazione. In quel senso Millico ha avuto sfortuna, fra infortuni e percorsi sbagliati, ma che senso ha avuto continuare a prendere calciatori dallo stipendio assurdo invece che lanciare lui?


Non è l'unico, non è l'ultimo. La prima Atalanta di Gasperini ha avuto fortuna e bravura, ma poi tra giocatori persi (Conti e Caldara quasi sempre infortunati) e chi non ha reso fino in fondo (Gagliardini) è stata una Supernova che doveva essere imitata, invece che puntare sempre sugli altri. Per non parlare della Primavera: com'è possibile che nessun club abbia fatto la squadra B tranne la Juventus? La stessa Atalanta sforna tra i 20 e i 25 giocatori che poi vanno tra B e C, perché non tenerli lì? L'Italia non è un paese per giovani, neanche nel calcio.

Ultimo paragrafo sulla delirante idea di giocare un Mondiale in inverno, ma anche di farlo ogni due anni. Si perde l'apice, il divertimento, la bellezza di giocare un Mondiale. Noi che lo saltiamo da otto anni lo vorremmo il prima possibile, chiaro, ma non funziona così. Quando giochi il venerdì sera, il sabato pomeriggio, il sabato sera, il lunch match della domenica, la domenica sera, il lunedì, poi il martedì inizia la Champions... Non c'è neanche tempo per capire cosa sta succedendo, per avere una pausa. Come in tutte le cose avere un'aspettativa è molto più importante che la gara stessa. Se giochi ogni due minuti non c'è più il divertimento di aspettare, diventa quasi noioso. La soluzione non è giocare di più o in altri orari. Ma rendere l'evento più godibile: in Italia non interessa a nessuno, così come comunicare. Tanto i soldi delle tv arrivano ugualmente. Chissà per quanto.