
L'incubo delle soste: il Bologna di Italiano si spegne sempre dopo le pause nazionali
La sosta per le Nazionali continua a rappresentare un ostacolo per il Bologna di Vincenzo Italiano. Anche a San Siro, ieri, nella prima gara dopo la pausa di settembre, i rossoblù sono caduti contro il Milan, confermando una tendenza che ormai non può più essere considerata un semplice caso. La sconfitta contro la formazione guidata da Massimiliano Allegri non è stata soltanto il frutto di una serata storta, ma l’ennesima conferma di un trend che si ripete ormai con inquietante regolarità.
Già nella scorsa stagione, infatti, il Bologna aveva mostrato tutti i sintomi di questo “virus da rientro” ed ogni ritorno in campo dopo le pause aveva lasciato più ombre che luci. A settembre il Bologna aveva rischiato grosso a Como, rimontando soltanto nel finale per strappare un 2-2 in extremis. Ad ottobre, a Genova, il copione si era ribaltato: avanti contro il Grifone, i rossoblù si erano fatti raggiungere nel secondo tempo. A novembre era arrivata la batosta più pesante, il 3-0 subito all’Olimpico contro la Lazio, condizionato sì dall’espulsione di Pobega nel primo tempo, ma comunque emblema di una squadra incapace di reggere l’urto al rientro dalle Nazionali.
L’unica eccezione positiva si era vista soltanto a marzo, quando a Venezia il Bologna aveva finalmente trovato tre punti pesanti, interroppendo una serie negativa che sembra però essersi riaccesa con la nuova stagione.
Difficile spiegare con precisione i motivi di questo mal di “National Break”: c’è chi parla di difficoltà nella gestione dei rientri, chi sottolinea i viaggi e la fatica dei tanti nazionali, chi invece indica una questione mentale, con la squadra che fatica a riaccendere subito il motore. Fatto sta che i numeri parlano chiaro: per Italiano, le soste non sono mai state un alleato, ma piuttosto una trappola capace di inceppare il percorso.
La sensazione è che le soste rappresentino per il Bologna più una zavorra che un’occasione per ricaricare le pile: con i tanti nazionali sparsi per l’Europa, oltre i sudamericani (questa volta è toccato solo a Lucumì ma ben presto potrebbe essere la volta di Castro), fanno sì che i viaggi e le fatiche di campo non riescano mai a restituire al gruppo rossoblù la stessa intensità e lucidità di prima. Non a caso il meglio di sé, dal punto di vista della condizione, il Bologna nella scorsa stagione lo ha mostrato quando era chiamato a giocare con continuità ogni tre giorni tra campionato e Champions League. In una Serie A che non aspetta nessuno, ogni punto perso diventa un rimpianto. La speranza dei felsinei è che ora l'avvento dell'Europa League possa restituire al gruppo intensità e ritmo.
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