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ESCLUSIVA TC - SERGIO PELLISSIER: "Il Cagliari dovrà lottare fino alla fine, ma ha il totem Ranieri: lui è sempre capace di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Bene la svolta offensiva, ma in serie A è fondamentale non prendere gol"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 5 dicembre 2023, 16:05Primo piano
di Matteo Bordiga
per Tuttocagliari.net

ESCLUSIVA TC - SERGIO PELLISSIER: "Il Cagliari dovrà lottare fino alla fine, ma ha il totem Ranieri: lui è sempre capace di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Bene la svolta offensiva, ma in serie A è fondamentale non prendere gol"

Una delle ultimissime bandiere del calcio italiano. Un calcio di provincia, fatto di sudore, sacrificio, spirito di resistenza e profondo orgoglio. Anzi, un calcio – in questo caso – addirittura di quartiere, legato a una realtà minuscola nel panorama nazionale eppure capace, tanti anni fa, di ritagliarsi un posto d’onore perfino nelle principali competizioni europee.

La favola di Sergio Pellissier al Chievo Verona parla di diciassette stagioni (quasi tutte in serie A), oltre cinquecento presenze e ben centotrentanove gol tra campionato e Coppa Italia. La parabola dell’attaccante aostano in maglia gialloblù prosegue idealmente ancora oggi: dopo la scomparsa del Chievo Verona dal calcio professionistico, avvenuta nel 2021, Pellissier ha fondato la Clivense, società dilettantistica veronese, di cui è anche presidente. In memoria degli anni gloriosi che furono con la casacca dei “Mussi Volanti”, quando alle salvezze sofferte e tribolate in serie A si alternavano piazzamenti di prestigio – con tanto di “scalpi” di top club come Milan, Juventus e Inter – e, come si diceva, anche storiche qualificazioni alla Coppa Uefa e alla Champions League.

Sergio, partiamo alla lotta scudetto. L’Inter ha lanciato un messaggio squillante facendo la voce grossa al Maradona contro il Napoli, e sembrerebbe essere la squadra più attrezzata per la vittoria finale. La Juventus però tiene il passo e, nonostante un gioco meno brillante e convincente, insidia da vicino i nerazzurri.

“L’Inter ha superato degli ostacoli molto complicati: ha vinto a Napoli e, precedentemente, ha pareggiato in casa della Juventus. È sicuramente una formazione ben collaudata e consapevole dei propri mezzi: raramente sbaglia. Certo a lungo andare potrebbe risentire del fatto di disputare le coppe europee: non tanto dal punto di vista fisico, quanto sotto l’aspetto delle energie mentali e nervose. Giocare a quei livelli così tante partite - e con ambizioni così importanti - comporta un carico enorme di stress. Nella seconda parte del campionato vedremo se i nerazzurri sapranno tenere il ritmo che hanno imposto in queste prime quattordici giornate.”

Venendo alla bagarre, estesa a parecchie squadre, per conquistare un posto in Champions League, quali formazioni – a parte Inter e Juventus – lei vede favorite?

“Diciamo che si sta delineando il lotto delle compagini che concorreranno fino all’ultimo per questo obiettivo. Io penso che il Milan possa farcela, e subito dopo vedo il Napoli. Più che la Fiorentina, penso che l’Atalanta potrebbe insidiare il quarto posto per la Champions. I viola stanno facendo molto bene, ma non hanno una rosa all’altezza di quelle delle big e, soprattutto, anche loro giocano in Europa. Quando non hai un organico abituato, in tutti i suoi elementi, a scendere in campo sia in serie A che, infrasettimanalmente, in campo internazionale puoi fare molta fatica a mantenere un rendimento costante.”

Sergio, in zona retrocessione il Cagliari è reduce da una sconfitta – forse non del tutto meritata – subita a Roma con la Lazio. Come vede i rossoblù da qui alla fine del campionato?

“Sicuramente dovranno lottare: se si trovano in quella posizione di classifica qualche limite strutturale, evidentemente, ce l’hanno. Possono però fare affidamento su un allenatore, come Ranieri, che non smette mai di stupire. Ha sempre un coniglio da estrarre dal cilindro. L’anno scorso ha portato la squadra a ottenere una promozione clamorosa, nella quale nessuno, ma proprio nessuno – tranne lui – credeva minimamente.

Il Cagliari, dopo una partenza ad handicap, si è tirato un po’ su, e ha dimostrato di essere in grado di ottenere anche dei risultati importanti.”

Nelle prime giornate la squadra scendeva in campo con uno schieramento più prudente e abbottonato, mentre ultimamente Ranieri ha sdoganato in pianta stabile il modulo col trequartista dietro le due punte. È stata questa “svolta offensiva” a consentire al Cagliari di risalire la china?

“Sicuramente Ranieri ha capito dov’era il problema e ha cercato di risolverlo. Se ha apportato questo cambiamento tattico l’ha fatto a ragion veduta e, senz’altro, il nuovo assetto ha prodotto risultati positivi. Resta il fatto che in serie A devi cercare di prendere il minor numero di gol possibile, prima di pensare a segnare. A volte occorre essere pratici e abbottonati, come insegna lo stesso mister romano, per poi cercare di far male in attacco. Anche perché non sempre capita di rimontare dallo 0-3 al 4-3, come hanno fatto i rossoblù col Frosinone: quelle sono circostanze che possono verificarsi giusto una volta ogni tanto.”

A proposito della fase difensiva, il Cagliari ha il problema cronico di prendere sempre gol. E spesso per colpa di errori individuali dei suoi difendenti. Si ripropone ciclicamente il dilemma marcatura a zona-marcatura a uomo. Lei che parere ha al riguardo?

“Intanto mi preme sottolineare che marcare a zona non significa non marcare: significa marcare nella propria zona di competenza. Detto questo, credo che ai difensori di oggi debba essere re-insegnato come marcare i propri avversari, perché l’arte della marcatura è stata un po’, se vogliamo, disimparata. E poi farei notare anche che nella rosa del Cagliari ci sono diversi giocatori che devono ancora dimostrare più di qualcosa. I rossoblù non hanno tanti elementi esperti in grado di fare la differenza: sono calciatori normali che, magari, sono in grado di fare bene squadra insieme. Quello che è certo è che stanno dimostrando di avere carattere e di non voler mollare mai fino all’ultimo secondo: una prerogativa caratteristica, del resto, del loro allenatore.”