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RINASCITA VIOLA DI PRIMAVERA GRAZIE A DUE GALANTUOMINI. POI LA VICENDA STADIO E IL BUONSENSO E INFINE: CHE ROMANZO È LA FIORENTINA?
venerdì 24 marzo 2023, 11:00L'opinione
di Stefano Prizio
per Firenzeviola.it

RINASCITA VIOLA DI PRIMAVERA GRAZIE A DUE GALANTUOMINI. POI LA VICENDA STADIO E IL BUONSENSO E INFINE: CHE ROMANZO È LA FIORENTINA?

Sono giorni intensi per i casi viola e gli argomenti davvero non mancano. La Fiorentina è in corposa serie positiva e più di qualcuno si domanda se le critiche feroci di poco tempo fa non fossero eccessive, insomma a chi dare il merito maggiore per la rinascita primaverile della squadra? La squadra viola, anche se ha inanellato diversi risultati buoni ed è ancora in corsa sui tre fronti a fine marzo, è stata costruita senza ratio e al di là dei risultati finali che otterrà, andrà comunque se non rifatta almeno ripensata a fine stagione, anche se alcuni singoli frettolosamente bocciati i si sono riconquistati la stima di critica e pubblico.

Nella Fiorentina c’erano dei valori precisi e importanti. Valori che con l’aiuto di due galantuomini, Sua Maestà il tempo e Vincenzo Italiano, stanno alfine venendo fuori. Andò in maniera simile quando la Fiorentina volle principiare il campionato con un grande azzardo, quello dei tre centravanti giovani e inesperti, Kouamè, Vlahovic e Cutrone, sulle prime mal gliene incolse, poi col tempo e grazie a quel galantuomo e maestro di calcio di Cesare Prandelli, tra i tre venne fuori quello buono, Vlahovic, calciatore che ha fatto le fortune tecniche (per un tempo limitato) ed economiche del club viola. Una menzione di merito va riconosciuta anche alla società che ha difeso le proprie scelte nei momenti più duri, magari anche sapendo che non erano del tutto giuste.

Ma in casa viola è tradizione che per un motivo che rechi seco il sorriso, i risultati recenti della squadra, ve ne sia almeno un altro foriero di angustie e polemiche: lo stadio. Per via del rifacimento del Franchi la Fiorentina sarà costretta a trovarsi una sede alternativa per le gare casalinghe per ben due anni. Il fatto è scomodo non vi è dubbio, sia per la società che ha infatti preventivato una perdita economica cospicua, sia soprattutto per gli spettatori costretti, se vorranno vedere la squadra dal vivo, a difficili e costose trasferte. C’è persino chi scomoda il termine sacrificio ma come disse il grande rugbysta inglese Jason Leonard, andate a parlare di sacrificio a chi scende in miniera io sono fortunato, io gioco, non mi sacrifico.

Eppure i toni polemici si alzano e Commisso, da uomo che ama paradossi e provocazioni, li cavalca buttando là: ‘Se mi avessero fatto fare lo stadio nuovo a mie spese, adesso sarebbe pronto’, facendo finta di non sapere che i ritardi sulle previsioni dei lavori sono imprevisti che accadono anche ai miliardari, non solo ai travet che ristrutturano il bagno di casa, vedi il magnifico Viola Park che infatti è in ritardo, malgrado i tantissimi soldi investiti. E la polemica monta in questa visione pancalcistica, calciocentrica  della vita dove si odono  anche assennati giornalisti e fini opinionisti dire che è ‘inaccettabile’ che per rifare lo stadio si debbano giocare così tante gare lontano da Firenze coi tifosi che dovranno fare cento trasferte l’anno, ma non è un obbligo andare a vedere la partita dal vivo, per seguirla ci sono modalità alternative e nel caso si farà di necessità virtù, inaccettabile è quando manca un ospedale, quando non c’è il lavoro. Che significa dire non è accettabile riguardo a cose di pallone? Lo si vuole  lo stadio rifatto? Bisogna fare i lavori e giocare coi lavori non si può. Tanto poi che se finisse per prevalere, come ci auguriamo, l’ipotesi più logica e di buon senso, cioè l’utilizzo dell’impianto Castellani di Empoli, anche i disagi verrebbero limitati di molto, ma davvero è possibile ci si sia destati una mattina di marzo  con l’urgenza di trovare una soluzione? Non lo si sapeva che occorrevano due anni per rifare lo stadio?

Certo se poi, ragionando d’accademia, si vuole sostenere che sarebbe stato meglio lasciar costruire a Commisso un impianto nuovo a sue spese, invece di rifarne uno di 92 anni coi fondi del Pnrr, cioè con soldi pubblici, si potrebbe avere più di una ragione. Il tema è stato ripreso da un recente servizio tv della trasmissione ‘ Le Iene’ su Mediaset, ma ciò che l’ottimo servizio de ‘ Le iene’ non dice è il perché l’amministrazione pur avendo dinanzi un privato disposto a pagare di tasca sua per un nuovo impianto ne abbia frustrate le velleità virando sul restyling a spese del contribuente.

Il calcio e la politica in Italia viaggiano da sempre a braccetto, il pubblico del pallone vota  ed il Comune non vuole perdere il legame diretto col club assicurato dalla convenzione sullo stadio, una Fiorentina con l’impianto di proprietà, emancipata dalla politica locale e dai suoi capintesta sarebbe una Fiorentina meno utile ad uso politico, e così una grande opera( come un nuovo stadio) i cui lavori controllasse un privato pagandoseli , sarebbe un’opera che sfuggirebbe al controllo della politica e che la politica non si potrebbe poi intestare ad uso elettorale. Il concetto supera le logiche partitiche, maggioranze e opposizioni ragionano di solito alla stessa maniera, non dimentichiamo infatti che la città di Firenze, guidata dal popolo del calcio è stata capace di donare al senato della repubblica lo statista Vittorio Cecchi Gori, sia detto con tutta la simpatia per un presidente viola che al netto dei disastri, ha dato tutto per amore della squadra.

E’ infine recentissima la dichiarazione del bravo dirigente Walter Sabatini che colto da fole letterarie ha paragonato il Napoli di Spalletti al celeberrimo romanzo dell’americano Steinbeck Furore, mentre il tecnico della Juve Allegri sarebbe il Gattopardo poiché cambia tutto perché nulla cambi. Chiosiamo quindi con questa suggestione e con la domanda: che romanzo sarebbe la Fiorentina? Ognuno dirà la sua, io per parte mia ci provo, la Fiorentina mi pare come Il fu Mattia Pascal, in primis perché come Mattia Pascal visse due volte diventando Adriano Meis, così la Fiorentina rinacque dalle sue ceneri dopo il fallimento. Poi perché come la grande ironia di Luigi Pirandello autore di uno dei più grandi romanzi del ‘900, che vada bene o male la Fiorentina ci ridi su e la ami.