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tmw / fiorentina / Primo Piano
“Semplicemente” Celeste, prima ancora che Celeste Pin
ieri alle 16:13Primo Piano
di Redazione FV
per Firenzeviola.it
fonte Chiara Andrea Bevilacqua

“Semplicemente” Celeste, prima ancora che Celeste Pin

Per me era “semplicemente” Celeste, prima ancora che Celeste Pin.

Per motivi anagrafici ho conosciuto la sua Fiorentina nei video, nei libri e attraverso i racconti di chi l’ha vissuta in prima persona. Poi ho avuto l’occasione e il privilegio di sedermi accanto a lui in studio, il mercoledì. E da quel momento, mediante i suoi racconti e gli aneddoti che i tantissimi ascoltatori di Radio FirenzeViola volevano condividere con noi e soprattutto con lui, ho avuto modo di (ri)scoprire anche il calciatore. Appartenente a un calcio che ricordiamo con profonda nostalgia, esempio di come ci si possa legare in maniera indissolubile ad una maglia e a una piazza pur essendo nato altrove. I suoi occhi, la sua persona, le sue parole, riflettevano l’immagine della Fiorentina.

Spesso avevamo bisogno della sua capacità di assumere sempre una prospettiva positiva e ottimistica. Era l’unico in grado di farci intravedere una via d’uscita quando avevamo la percezione non ce ne fosse alcuna. C’era chi non comprendeva questo suo atteggiamento, al contrario c’era chi lo considerava espressione massima della fiorentinità.

Capitava infatti che entrasse in studio e si sedesse con le braccia conserte, dando la sensazione di voler respingere i tentativi da parte mia e di Giacomo Galassi di farlo scomporre, con quelle domande a tratti scomode che possono mettere in difficoltà. Lui lo sapeva che ci avremmo provato, ma sapeva anche che non avrebbe ceduto. Perché non recitava una parte ma sentiva di dover continuare a difendere la Sua Fiorentina, esattamente come faceva quando scendeva in campo.

Ogni volta che arrivavano messaggi colmi di affetto per lui, testimonianze di come fosse rimasto nel cuore della sua gente, avevo l’abitudine di guardarlo negli occhi. Mi gratificava sedergli accanto, comprendevo ancora di più la fortuna che avessi e cercavo una sua reazione perché, spesso, mi chiedevo come si potesse reggere e reagire di fronte ad una tale iniezione di stima e affetto. Lui accennava un sorriso, lusingato. Ma anche qui, non si scomponeva. Un esempio raro di umiltà e gratitudine, in un mondo dove tutto è sguaiato, portato all’eccesso. Credo che questa sia la lezione più grande che mi ha lasciato.

Celeste era ovunque ci fosse un po’ di Fiorentina, che si trattasse di un evento ufficiale o di un ritrovo di un viola club poco cambiava. Coi suoi modi gentili e la sua disponibilità, dava l’idea di voler ripagare l’essere stato accolto in una famiglia tanto allargata quanto elitaria. Non lo faceva perché si sentisse in qualche modo obbligato. Al contrario, lo considerava un onere e un onore per aver indossato una maglia della quale aveva anche carpito i valori che ne compongono il tessuto.

Di fronte a situazioni come questa, la linea che separa il rispetto dalla retorica, spesso fuoriluogo, è tremendamente sottile. La mia speranza è quella di aver imparato da Celeste come camminarci sopra, in punta di piedi, senza mai oltrepassarla. Perché Celeste era, è e continuerà a essere un esempio di rispetto e delicatezza da cui tutti dovremmo trarre esempio e insegnamento.