
Kean e la prova dei fatti: si esalta da solista. Pioli ammette: "Vero ma non determinante"
La prestazione di Moise Kean contro la Roma restituisce quel briciolo di fiducia che può innescare la ripartenza di una Fiorentina emotivamente scarica e sportivamente confusa. L'attaccante viola si è scrollato di dosso il peso del gol mancato spedendo un bolide alla destra del portiere più in forma del campionato, Mile Svilar. Una gioia temporanea ma indicativa della fame mai svanita da parte dell'ex Juventus. Gli mancava solo la scintilla, e forse un'accortezza tattica.
Solista offensivo.
Non ci dimentichiamo, infatti, che la migliore versione di Kean è emersa quando il classe 2000 ha potuto esprimersi da solista. E quindi senza una punta che lo 'accompagnasse', o meglio, 'ostacolasse'. Questa è la sensazione trasmessa dal secondo tempo di ieri, nel momento in cui Roberto Piccoli lo ha affiancato limitandone il raggio d'azione. Da lì in poi Kean si è eclissato, incapace di incidere come aveva fatto nella prima metà di gara. E la squadra ne ha risentito.
I punti di vista.
Stefano Pioli lo sa, e durante il post partita ha ammesso: "Sicuramente si trova meglio da solo, ma non credo che sia una cosa determinante. E’ la prima vera gara in cui creiamo tanto, le situazioni sia del primo che nel secondo tempo ci hanno dato ottime soluzioni". Da parte sua Kean ha preferito non sbilanciarsi sul tema: "Mi trovo bene in ogni caso. Il mister sa qual è la situazione migliore per me e per la squadra e io mi adatto". Vedremo se Pioli sceglierà di cambiare.






