
Piccoli sostituisce Kean in Nazionale. Sarà così anche nella Fiorentina. Speriamo però che Moise stia fuori poco... Sono tornati i numeri 9, i viola ne hanno tre
Quando abbiamo visto Kean dolorante a terra dopo un quarto d’ora di gioco e un gol bellissimo in maglia azzurra, a Firenze è partita un’esclamazione all’unisono: “Maledizione…”. Ed usiamo un eufemismo… E’ un periodo in cui girano tutte storte dalle parti del Viola Park, ma abbandonarsi al pessimismo abbracciando una diffusa negatività, sarebbe un po' come consegnarsi alla ‘sfiga’. Il calcio è affascinante anche perché in un battito di ciglia gli scenari più scuri si ribaltano e all’improvviso sbuca il sereno. Sarà così anche per la Fiorentina. Dovrà essere così.
Intanto però Kean ha una caviglia in disordine e non sappiamo quando potrà tornare in campo. Ma se fosse un danno normale potrebbero scattare i 20 giorni canonici come solitamente avviene in incidenti simili. Se poi saranno meno o addirittura lo rivedremo con Israele domani (anche se pare dura), allora il respiro di sollievo sarà così rumoroso da risvegliare una città intera. Intanto lo staff medico della Nazionale ha sottoposto ieri il viola ad accertamenti diagnostici che per fortuna hanno dato esito negativo. Stamani, però, sarà decisiva la risonanza magnetica: da lì sapremo se Kean resterà in ritiro con l’Italia o farà ritorno a casa.
Intanto Gattuso è stato chiaro: al posto di Kean non chiamerà nessuno e si affiderà a Piccoli, giocatore che il ct stima in modo particolare e che definisce punta “dalle grandi doti”. E’ curioso che una parte della prima linea azzurra abbia un risvolto cromatico viola. Francamente non ci eravamo più abituati. Piccoli, al di là degli esperimenti di coesistenza tattica fatti da Pioli a Firenze, è arrivato per essere alternativo a Kean. E così sarà anche in Nazionale. Se domani Gattuso confermerà la formula col doppio centravanti, al fianco dello scatenato Retegui ci sarà Piccoli. Vedremo quante partite salterà Kean, ma sicuramente anche in viola la sostituzione sarà la medesima: dentro Piccoli per Moise. Restiamo convinti della bontà dell’operazione che ha portato l’ex bomber del Cagliari sotto la torre di Maratona anche se per adesso ha fabbricato un solo gol (in coppa col Sigma Olomuc). Non solo perché le potenzialità ci sono, ma soprattutto perché finalmente, dopo anni da basso impero, la società viola ha compreso che era necessario avere in rosa diversi attaccanti.
Il vento spira in quella direzione, c’è una linea comune e trasversale che attraversa società italiane e straniere. Lo ricordava pochi giorni fa in una bella intervista al Corsport, Gian Piero Gasperini: “Per costruire una squadra si deve partire dall’attacco, perché se l’attacco è forte tutto diventa semplice. Quando la palla davanti viaggia, tutto il resto migliora. Tutti investono sul reparto avanzato: la Juventus ha tre punte fortissime e ne ha prese altre tre, il Napoli ha preso Lucca, Hojlund e Lang. L’Inter ha quattro attaccanti di primo livello. Il Milan ha comprato in quel settore, la Fiorentina idem e l’Atalanta ha preso Sulemana e Krstovic. Prima per costruire una squadra si partiva dalla difesa ora si comincia dall’attacco. E all’estero la tendenza è ancora più esasperata: nell’ultima sessione di mercato i club hanno speso centinaia di milioni”. Le parole di Gasperini hanno trovato immediata conferma nei fatti. Nelle prime tre uscite della nuova Italia di Gattuso, gli azzurri hanno segnato 13 gol e 8 sono stati firmati dai centravanti. Nell’ordine: 4 Kean, 3 Retegui e uno Pio Esposito, al debutto. L’interista è destinato a diventare un 9 fortissimo.
Alla faccia di frasi del tipo, “il vero centravanti è lo spazio” oppure “gioco col falso nuove”, per usare una semantica spagnoleggiante. Persino Guardiola che col Barcellona stellare aveva rinunciato a questo ruolo, col City ha strambato e il suo Haaland segna con una frequenza impressionante. Col club e in Nazionale. Contro Israele, nell’ultima uscita, una tripletta (e due rigori falliti). Sono tornati i numeri 9 e la Fiorentina ne ha tre. Perché nel conto bisogna mettere anche il quasi 40enne Dzeko anche se non è partito bene e anche se ormai da molti anni fa più il rifinitore che lo stoccatore. Però in coppa ha dimostrato che quando balla una palla sporca in area, Edin sa deviarla in rete.
In un contesto così complicato per la Fiorentina, davanti agli occhi si presenta un trittico di partite ad altissimo coefficiente di difficoltà - in trasferta con Milan e Inter, nel mezzo a Firenze il Bologna di Italiano -, sapere comunque che alle spalle di Kean ci sono uomini in grado di segnare, fa ben sperare. Insistere, poi, in assoluto sugli attaccanti come ha spiegato Gasperini e come anche dimostrato da Pioli, è una scelta giusta. Soprattutto quando la Fiorentina e molte altre squadre hanno difese a corrente alternata. Si va verso un calcio all’insegna di un gol segnato in più piuttosto che uno subito in meno. Non sarà il massimo per qualcuno, ma così è se vi pare…







