Fiorentina, oggi occorrono segnali di ripresa. Si aspettano i primi effetti della cura Vanoli e poi fino a fine anno la volata degli scontri diretti
L’ultima Fiorentina-Juventus è stata una festa per Firenze: 3-0, con reti di Gosens, Mandragora e Gudmundsson. Solo a rivedere le immagini si resta storditi, non solo per la bellezza dei tre gol e per il dominio viola contro Thiago Motta, ma perché quella sera scesero in campo dieci titolari che ancora oggi indossano la maglia della Fiorentina, e molti stasera saranno ancora in campo dal primo minuto. In più c’era solo Cataldi e, al di là della buona stagione del laziale, non può essere lui la spiegazione principale della crisi attuale.
Quella sera, Gosens era Gosens, Mandragora era Mandragora, Gudmundsson era Gudmundsson; ora sembrano aver mandato in campo il fratello. Citiamo loro tre perché segnarono, ma basterebbe rivedere l’assist di Fagioli — un tocco delicato e velenoso d’esterno — sul gol di Mandragora per chiedersi che fine abbia fatto quel giocatore e che fine abbiano fatto tutti gli altri. Non è nostalgia di quella serata: è che resta incomprensibile cosa sia successo da allora. Era il 16 marzo, non otto anni fa ma otto mesi fa. La squadra è rimasta la stessa, anzi si è arricchita, eppure…
Cosa deve aspettarsi questo pomeriggio il tifoso viola? Domanda complicata perché è la prima partita di Vanoli al Franchi e soprattutto è la prima dopo un paio di settimane di allenamenti. Il nuovo tecnico aveva avuto poco tempo per preparare la trasferta di Marassi, ora avrà idee più chiare. Sì, ma quali idee? Giocherà alla Palladino, tutti dietro e contropiede? Tutti dietro e palla lunga per Kean? O proverà ad alzare la squadra? Se la sua linea, dichiarata alla presentazione e confermata alla vigilia, è quella dei piccoli passi, allora dovremo aspettarci una Fiorentina guardinga. Diciamo guardinga, ma sarebbe meglio definirla attenta e presente a se stessa.
Ha subito 18 gol in 11 partite, ha la peggior difesa del campionato, ha incassato 9 reti da palla inattiva con tre rigori: significa che su ogni corner o punizione gli avversari, abbracciandosi, banchettano in area viola, come accaduto anche a Genova. Vanoli dovrà dare forza, consistenza, fiducia e sicurezza a una squadra fragile fuori ma soprattutto dentro, incapace di mantenere un vantaggio. E la fragilità si era già intravista in estate: nelle amichevoli all’Old Trafford contro il Manchester United e poi al Viola Park contro la selezione universitaria del Giappone, la Fiorentina era in vantaggio ma è stata ripresa, una volta sull’1-1 dagli inglesi e poi rimontata completamente dai giapponesi.
Da oggi a fine marzo, quando ci saranno i playoff mondiali delle nazionali, sarà una corsa senza sosta. Vanoli non avrà tempo di riflettere: dovrà correre con le sue intuizioni, i suoi cambiamenti, la sua idea di gioco. Oggi c’è la Juve, giovedì l’Aek Atene (terzo in Grecia), domenica l’Atalanta dell’ex Palladino a Bergamo, prima della serie di scontri diretti con Sassuolo a Reggio Emilia, Verona e Udinese al Franchi e Parma al Tardini. Da qui alla fine dell’anno Vanoli avrà solo un’altra settimana “pulita”, dopo l’Atalanta, dal 1° al 5 dicembre, quando le altre giocheranno gli ottavi di Coppa Italia (la Fiorentina li ha fissati al 27 gennaio contro il Como). Il tempo per ottenere risultati è poco, e Vanoli lo sa bene.








