La penitenza dell’umiltà e i lanci lunghi per Kean: perché l'egoismo del più forte è una risorsa (se Vanoli la gestirà bene). Fagioli deve giocare. La Conference è un intralcio, la priorità è salvare la pelle
L'assist corto di Kean per Mandragora forse era uno stop sbagliato, non stiamo a sottilizzare perché la Fiorentina sta vivendo un dramma calcistico senza precedenti fra gli inizi di stagione della sua storia. Vanoli ha un giocatore più forte degli altri e il grande egoismo di Kean deve essere una risorsa per risalire, perciò pensieri semplici, l'umiltà come penitenza per restare compatti, occhio alle ingenuità difensive e palla lunga per la Macchinona a scontro: non siamo al Luna Park, i paraurti servono eccome anche sul campo da calcio per uscire dalle emergenze. Vanoli dovrà poi essere bravo per gestire la convivenza in un gruppo che riconosce l'importanza di un centravanti così esuberante a livello fisico, ma nello stesso tempo ne soffre la limitata capacità di mettersi al servizio della crescita comune.
Ci sono però delle priorità e la prima è salvare la buccia. Dovrà poi essere acuto Vanoli a gestire il contrasto fra le scelte elementari (come le chiama lui) e l'esigenza di trovare soluzioni alternative che valorizzino un reparto di attacco che ha anche Piccoli (25 milioni più bonus) e Gudmundsson (24 milioni), senza dimenticare Dzeko che è venuto qui per giocare e ora schiuma di rabbia in dialetto bosniaco, in modo da non farsi capire.
Memo vanoliano per autoconsolarsi, dopo i grandi complimenti fatti a Kean (a dimostrazione che l’allenatore ha capito tutto, il migliore si coccola): ‘L’obiettivo è cambiato, la squadra ha fatto vedere che sa stare nella sofferenza, ci saranno alti e bassi ma dobbiamo mantenere questo spirito. Moise? Ha giocato da campione’. Equilibri come al solito sottili all’interno dello spogliatoio, una giostra umana dove ognuno pensa per sé quando non ci sono obiettivi comuni. Seppure primario ora uno ce n’è (la sopravvivenza in A) e alcuni segnali dopo l’arrivo di Vanoli sono positivi: il modo più consapevole di stare in campo e l’attenzione moltiplicata per evitare gli errori, perfino la fascia di capitano finalmente indossata da Ranieri senza fastidiosi show è stata il segnale che qualcosa sta cambiando, in termini di consapevolezza. A proposito, bravo il capitano sotto la curva: niente scene, solo gesti chiari. In tempi crudi la cattiveria abbonda e l’isteria delle proteste va a favore degli avversari, perciò con piacere abbiamo notato che tutti i giocatori hanno pensato principalmente a giocare e poi a rammaricarsi.
Ci è piaciuto poi l’atteggiamento di Parisi, alla prima da titolare, anche il classe 2006 Kouadio sa di essere bravino e se l’è cavata (eviti però di strafare, una palla persa in dribbling avrebbe potuto essere sanguinosa). Riflessione su Fagioli: è stato cercato poco e deve verticalizzare di più, ma chi ha qualità deve giocare anche, o soprattutto, nei momenti di emergenza. E smetta di piangersi addosso, come ha sillabato Vanoli con una diplomazia da ruspa, perché quando ci va ci vuole. L’allenatore sta cercando di coinvolgere tutti e vedremo se la rotazione continuerà giovedì in Conference contro l’Aek, partita di un torneo che ha sempre rappresentato un piano B per la Fiorentina _ eh, certo, l’occasione di arricchire la bacheca dopo 24 anni dall’ultimo trofeo _ ma anche un notevole dispendio di energie che calcisticamente ha fatto crescere poco il club, o punto, per l’arruffata modestia degli avversari.
Sinceramente noi pensiamo che la Conference sia un intralcio in un momento così delicato, però c’è e allora bisogna giocarla cercando di ottenere il massimo, cioè una vittoria che migliori il morale e la classifica che vede la Fiorentina all’ottavo posto nella ‘terza liga’ europea. Ci mancherebbe solo un ulteriore spareggio da giocare in un periodo in cui la Fiorentina avrà bisogno di tutte le energie, il pensiero del Centenario viola celebrato in un campionato che non sia la serie A è uno dei peggiori incubi calcistici. Zero successi in campionato per la Fiorentina, che si è portata a casa tre punti solo in Conference (l’ultima volta il 23 ottobre contro il Rapid Vienna). Spingiamo oltre e proviamo a puntare il binocolo verso la partita di domenica a Bergamo contro l’Atalanta, che giovedì non avrà di fronte l’Aek Atene in Conference ma piuttosto l’Eintracht Francoforte in Champions. Palladino ha sostituito Juric e a Napoli non è andata benissimo, l’impressione è che dopo Gasp tutta la rosa si sia sgonfiata, eppure l’ex tecnico viola avrà molti motivi per ‘vendicarsi’ contro una società con cui è finita malissimo. Motivazioni personali moltiplicate. E chissà se Palladino sogghignerà, seduto sulla sua nuova panchina, vedendo Kean tornato a fare esattamente quello che lui aveva previsto un anno fa.








