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Serena: "Non vorrei essere blasfemo, ma Kean-Retegui ricorda un po' il tandem Rossi-Graziani"
Focus sulla coppia Kean-Retegui, titolare in Nazionale probabilmente anche stasera contro l'Estonia, sulle pagine dell'edizione odierna di Tuttosport. Il quotidiano propone un'intervista a un altro grande attaccante, ma del passato: Aldo Serena. Che si esprime così sul tandem azzurro: "Nella prima partita in cui Gattuso li ha schierati titolari, ero curioso di capire come si sarebbero integrati e credo che la coppia funzioni proprio perché tra i due è forte la volontà di trovarsi e di giocare insieme. Retegui è bravo a scaricare dietro il pallone e a difenderlo, mentre Kean può anche un po’ girargli intorno».
In cosa si completano?
"Kean è bravissimo ad attaccare lo spazio, a lavorare in ampiezza perché è un attaccante con una fisicità notevole, mentre Retegui il meglio lo dà in area, dove è micidiale anche perché, a differenza di molti colleghi, è bravissimo a colpire di testa saltando a piè pari, non dopo aver fatto “il terzo tempo”: ciò nonostante, resta molto in aria e riesce a sorprendere chi lo marca".
A proposito di Retegui: c’è chi crede che andare in Arabia, almeno guardando la questione in ottica Nazionale, sia stato un bene perché Gattuso troverà sempre un giocatore più fresco rispetto a chi si misura con il calcio europeo. È d’accordo?
"A metà. Perché, sotto il profilo dell’usura, giocare quel campionato può salvaguardarlo; per il resto è sempre meglio giocare in competizioni dove ci si misura con gli avversari sotto stress, acquistando l’abitudine a giocare a certi livelli".
Quale coppia del passato le ricordano Kean e Retegui?
"Non vorrei essere blasfemo, ma dico Rossi e Graziani. Il mio ragionamento si basa sulle caratteristiche della coppia, anche se con un livello diverso rispetto ai due campioni del mondo nel 1982. Rossi era molto bravo tecnicamente ed era bravissimo, come Retegui, a muoversi in area di rigore, a chiudere i triangoli con i centrocampisti e a scaricare la palla indietro dopo averla difesa. Graziani era un toro: aveva fisicità e sapeva attaccare la profondità, portandosi a spasso spesso un paio di avversari. Proprio come Kean".
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