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Moggi: "I procuratori non sono un problema, ma un bene. Commissioni? Tutto giusto"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 21:45Serie A
di Alessio Del Lungo

Moggi: "I procuratori non sono un problema, ma un bene. Commissioni? Tutto giusto"

Nel corso della sua lunghissima intervista ai microfoni di TMW, Alessandro Moggi, agente a capo della Gea World S.p.A., ha raccontato quanto è cambiato il ruolo del procuratore rispetto a quando ha iniziato: "Tantissimo. Si fa molta più intermediazione, prima c'era quasi esclusivamente il rapporto di agenzia con le squadre di calcio, lavoravi sul pacchetto di atleti. Oggi il 64% dei giocatori sono stranieri e per questo si fa forse più intermediazione che attività di agenzia. In Italia all'epoca era l'elité del calcio mondiale, non era la Premier League. Poi per tanti motivi l'Italia non è mai più uscita dal baratro dal punto di vista di sistema e oggi abbiamo l'invasione di agenti e agenzie da tutto il mondo anche con branch italiane, ma di agenzie straniere, cose che non esistevano. Io ero magari l'agente numero 42 nell'albo degli agenti sportivi, ma magari di 150 agenti sul territorio italiano, oggi ce ne saranno più di 2.000. C'è una concorrenza estrema, c'è una confusione sul mercato molto più importante e questo crea delle criticità di sistema importanti". Cosa risponde a chi dice che siete uno dei problemi del calcio? "Rispondo che è assolutamente falso. I procuratori sono una risorsa, esistono perché è giusto che esistano come consulenti di parte per quanto riguarda i calciatori. Vengono utilizzati anche dai club per le intermediazioni, aiutano le società molte volte nelle ridefinizione dei contratti. Faccio l'esempio del Covid. Siamo stati parte integrante di una fase in cui c'era bisogno di ridiscutere gli accordi dei giocatori o spostare dei pagamenti che non erano sostenibili in quel momento. La categoria è necessaria, ma non è un male, è un bene. In tutte le categorie che generano intrattenimento è giusto che un professionista abbia chi si occupa della parte economica, esiste in tutti gli sport. Non vedo per quale motivo devono essere demonizzati, i calciatori sono quelli che producono con il loro talento le entrate che il mondo del calcio in senso globale produce. Grazie ai calciatori si fanno gli eventi e si vendono i diritti televisivi, commerciali e di qualsiasi genere. Sento dire spesso che i giocatori sono troppo pagati, falso anche questo. È giusto che siano pagati per quanto producono, ma probabilmente si potrebbe ragionare su una distribuzione differente di quelli che possono essere i salari dei calciatori, relativamente all'entrate dei club. Un calciatore può rappresentare una piccola azienda di se stesso. Andrebbe ridiscussa nel suo insieme la visione del giocatore, non più come un lavoratore dipendente, ma come un'azienda. Potrebbe essere forse la visione del futuro o nel futuro. Le commissioni sono assolutamente parametrate ai costi. Se riduci i costi, riduci le commissioni, non ne esiste una che abbia un peso superiore a quello che è l'affare nel suo complesso. È tutto collegato e giusto". Clicca qui per leggere l'intervista completa.