
Portanova rompe il silenzio: "Sto soffrendo". L'avvocato: "Nostra difesa non presa in esame"
Mio figlio è stato condannato già a livello mediatico. Se mio figlio avesse fatto una cosa del genere, non avevo bisogno della giustizia, me la sarei fatta da solo. Un ragazzo di 22 anni che ha un sogno non può essere condannato prima che la gente sappia come stanno le cose. Tutti difendono la ragazza, ma il nostro silenzio l'ha difesa. Io non ho parlato per rispetto alla ragazza".
Le parole dell'avvocato Bordoni
"Non potevo non raccogliere un invito al dialogo aperto con voi se ad invitarmi erano due persone a cui sono molto legato - ha invece esordito l’avvocato difensore del centrocampista Gabriele Bordoni -. L’amicizia che mi lega con Daniele mi ha portato a conoscere il figlio quando era un bambino, l’ho visto crescere vedendolo arrivare a coltivare quel sogno che gli spettava e ancora gli spetta: di giocare a calcio da professionista come ha fatto suo padre. Questo invito non poteva rimanere un seme sul terreno arido e il terreno arido si porta alla mia professione che ama svolgere il ruolo di difensore nelle aule di tribunale. Non amo mai di parlare delle vicende al di fuori perché non appartiene al mio modo di essere. Ma nel tempo, avendo praticato in certi processi che ridondavano sul piano mediatico, mi sono portato a rivedere tutto perchè quel silenzio della difesa a volte può essere malinteso e talvolta anche strumentalizzato. Quando l’informazione viene canalizzata soltanto da una parte, perchè è solo una parte che reca notizie da illustrazione di un accadimento dal proprio punto di vista, non ci si può meravigliare se chi riporta certe notizie le fa in via unidirezionale. Il silenzio deve essere necessariamente rotto perchè sennò viene malinteso. Chi starebbe zitto di fronte ad un coro monocorde che, nel caso di Manolo, ti censura come uno stupratore. Ho fatto fatica a tenere Manolo nel periodo che è passato da quando è stata applicata la custodia cautelare ad oggi. Ma Manolo è un ragazzo educato, rispettoso che conosce le regole del gioco anche se quel gioco si tratta di un processo. Nel tribunale l’ispiratore dovevo essere io. Oltre ad aver riposto fiducia e affetto nei miei confronti riponeva fiducia nella condotta da tenere in tutto questo tempo nel rapportarsi pubblicamente. Oggi non è pensabile che io, pur facendo questo sforzo di presentarmi e parlare di un processo in corso, venga a fare una replica del processo di primo grado e anticipare quanto verrà fatto in appello. Quello che è assolutamente giusto e a questo punto è a un mio pensiero, rappresentarvi l’altra faccia della luna è una cosa obbligata e naturale del provvedimento che ha condannato Manolo. Credo che si debba avere rispetto per tutti ma esigere rispetto da tutte le persone con cui si viene in contatto. Nel processo io rispetto l’avversario anche se si pone si idee antitetiche alle mie a patto che faccia uguale. Quando analizzo il rapporto con l’organo giudicante, il mio rispetto che è fermissimo trovo una replica. Trovo una puntuale logica contraria. Non posso pensare di condizionare sempre il giudizio di chi mi ascolta immaginando di avere la verità che debba essere recapito dal giudice ma pertengo che venga letto, esaminato e contraddetto. Nell'ambito di un incontro sessuale ci si deve mettere dal punto di vista di colui che dissenta in maniera pantomimica. Cosa vuol dire pantomimico? Significa partire dal presupposto che sia un no, ma che tu puoi con alcuni comportamenti trasmettermi una tua adesione pur non dicendolo. Mi sono riscoperto un fossile andando a esaminare le espressioni che sono uscite dai telefono di questi ragazzi, che hanno un approccio disinibito sia da parte maschile che femminile. I tempi sono cambiati. Nelle vicende di natura intima, è difficile avere delle testimonianze di altri che non siano coinvolti in quella vicenda".







