
Se l'Inter vuole vincere non deve commettere tre errori
“Bisogna cancellare le cose del passato” era una delle affermazioni di Chivu, dopo le due sconfitte alla seconda e terza giornata di Campionato con Udinese e Juventus. Partite che oggi sembra incomprensibile capire come l’Inter le abbia perse.
Eppure anche la vittoria a Roma, bellissima e meritata, piena di conferme ed energia positiva, ha rivelato diversi punti su cui lavorare per non commettere gli stessi errori fatti in passato.
Il lavoro di Chivu sulla testa della squadra è parso tanto evidente da essere esaltato dagli stessi giocatori, con dichiarazioni entusiaste e abbracci rivelatori dopo i gol.
La stagione è partita con tre partite e due sconfitte, la testa ancora pesantissima per le scorie della stagione passata, l’estate tribolata dopo l’apparente diaspora e un mercato che ha lasciato diverse perplessità per i mancati arrivi di Lookman e/o Konè.
A capo della squadra un allenatore giovane e rinforzi di prospettiva, con un unico titolare come Akanji, preso per sostituire un altro difensore, Pavard, registrato come ugualmente forte.
La prospettiva della stagione era tutt’altro che eccitante.
Il 14 settembre i presagi più cupi sembravano realtà e già si faceva riferimento al futuro esonero di Chivu, tirando fuori dal cilindro persino il nome di Mourinho.
Un mese dopo sembra una vita parallela, dopo sei vittorie consecutive. L’informazione sportiva che accusava il tecnico di scarsa personalità e nessuna idea nuova, ha fatto inversione ad U e ora celebra Chivu.
Oggi che l’Inter ha rimontato tutti ed è piena corsa per lo scudetto va fatta attenzione a tre aspetti.
Il primo riguarda la gestione delle partite nelle quali la squadra va in vantaggio. Con la Roma, nel primo tempo, la squadra avrebbe dovuto andare al riposo sopra di due gol ma come spesso capita, davanti alla porta l’Inter sciupa occasioni su occasioni.
Nella ripresa la squadra di Gasperini ha prevedibilmente spinto sull’acceleratore e avuto almeno quattro occasioni per segnare, tre delle quali con la corresponsabilità dei difensori nerazzurri. Una su tutti, quando Hermoso ha graziato l’Inter con quel colpo di testa troppo schiacciato e sul quale Sommer è intervenuto smanacciando la palla a lato.
Questa squadra da anni mostra una forza impressionante nella proposta di gioco, senza riuscire a gestire il palleggio e gli equilibri una volta che cala il ritmo.
Si è visto anche a Roma e si vedrà anche stasera in Belgio e, a maggior ragione, contro il Napoli sabato.
Chivu ha fatto un lavoro straordinario ma non sembra esserci antidoto a questo particolare che l’anno scorso ha fattualmente cancellato ogni obiettivo.
Il club quest’anno, a maggior ragione con un tecnico meno esperto, sarebbe bene che facesse sentire il suo peso, qualora le circostanze lo rendano necessario. Tutto lo sciocchezzaio su Marotta e un potere che l’Inter (purtroppo) non ha mai avuto, ha creato forse un effetto boomerang. Il club è giusto che abbia un profilo basso ma non al punto da “accettare tutto”.
Il terzo elemento, più legato all’ambiente dei tifosi, si collega alla sottovalutazione diffusa sugli avversari.
Tre anni fa il Milan veniva considerato non all’altezza, non abbastanza forte da impensierire l’Inter. L’anno scorso il Napoli giocava troppo male, non poteva andare avanti per molto. Quest’anno ancora il Milan viene sottovalutato in ambito nerazzurro, ancora una volta per una questione estetica. Che il Milan non giochi bene è un fatto che non dovrebbe nemmeno rientrare nei canoni di discussione su chi possa vincere lo scudetto. Il Milan fa punti, così come il Napoli. I rossoneri hanno lo stesso vantaggio che ha avuto il Napoli la scorsa stagione, con un minimo di dieci partite in meno da giocare.
Come giochino, in questo ambito, non è pertinente.
Questa sera l’Inter cercherà un'altra conferma nel suo percorso di riaffermazione della propria forza. Luis Henrique farà rifiatare Dumfries. Sarebbe bello che i tifosi osservassero il brasiliano con occhi laici o sostenendolo, se lo vedono tanto in difficoltà, rinunciando al consueto impallinamento riservato anche a Diouf, Bisseck e da qualche tempo persino Sommer.







