L'Inter ha un bagaglio più leggero
A volte succede.
Insomma passi un'estate a rimuginare sul dramma della finale e lo scudetto regalato, ti dilani nel letto, discuti con gli amici, apri il giornale e ti incazzi per il calciomercato a rilento. Tre mesi senza fine a guardarti dentro, a osservare i dissapori dei giocatori, con gente che se ne vuole andare, mentre nemmeno riesci a prendere chi desideri e ti convinci sempre di più che sarà una brutta stagione.
Ma poi pensi: in fondo è sempre l'Inter! La squadra era forte prima e lo sarà anche adesso.
Invece inizia il campionato e dopo tre partite ne hai già perse due.
Il nuovo allenatore è bravo ma è giovane, i nuovi acquisti non convincono, Pio Esposito è un grande ma è acerbo.
Ecco è andata proprio così.
Ma anche se l'Inter ha vinto 11 partite su 12 c'è ancora un tarlo, questa sensazione latente che riguarda il fatto di conoscere bene la creatura che abbiamo sotto mano.
Sappiamo che la squadra gioca sempre un calcio riconoscibile, come un'orchestra che non vuole cambiare spartito, perché funziona sempre e in fondo è sempre rassicurante.
Eppure verticalizza di più, fa pressing, spinge, costruisce sempre tante palle gol e ne sbaglia teneramente tante.
È bravo Akanji e nessuno ormai rimpiange Pavard, ma c'è un senso di vulnerabilità in difesa. Sommer è inesorabilmente più vecchio, Acerbi come lui, De Vrij è alterno, il centrocampo non protegge sempre efficacemente.
Tutti abbiamo la sensazione di conoscere profondamente l'anima di questa squadra generosa e con il contachilometri rotto. Non sai mai se c'è benzina sufficiente per arrivare a fine partita, ma la vedi anche prorompere un'energia straordinaria in alcuni passaggi.
Domenica sera si è visto come i rimproveri strategici di Chivu e la strigliata negli spogliatoi, abbiano sortito l'effetto di impegnare la squadra in un raddoppio collettivo su ogni giocatore della Lazio che osava passare la metà campo.
Ci hanno provato efficacemente, poi, annullato il gol del 3-0, la squadra ha messo in folle ed è arrivata al novantesimo con inerzia e rischiando beffardamente di prendere il gol che poteva riaprire la sfida.
È un tipo di spartito che vedremo per tutta la stagione, in ogni partita, contro qualunque avversario. A volte andrà male, è già successo, ma più spesso andrà bene.
Quello che conta è capire come arriverà l'Inter a marzo/aprile, mesi nei quali capiremo se si potrà sognare o si dovrà tenere un incubo simile alla fine dell'anno precedente.
A gennaio potrebbero esserci dei cambiamenti, magari con il prestito di Diouf e la cessione di Frattesi, conseguentemente con l'arrivo di un nuovo rinforzo.
Ciò che In definitiva appare magico e vedere come un giovanissimo allenatore, arrivato quasi senza patente sia stato in grado di armonizzare l'ambiente accollarsi tutte le responsabilità con la leggerezza che vediamo tutti i fine settimana e in ogni sua dichiarazione.
Alla prossima eventuale sconfitta diranno senz'altro che questa è già la quarta, e più di qualcuno inizierà a ridimensionare Chivu.
Questo però è un campionato particolarmente equilibrato dove praticamente tutti hanno già perso più di una volta, e in cui tutte le squadre sono imperfette.
Se l'Inter vivrà anche le sue imperfezioni senza dilaniarsi, mettendoci una pezza qua e là, potrebbe persino togliersi più di una grande soddisfazione.
A qualcosa sarà servito ciò che è accaduto pochi mesi fa. O no?






