ESCLUSIVA - Guarino (Ag. Agbonifo): “Richi guarda molto Doku del City e cerca di rubare il più possibile dai campioni della Prima Squadra. Vecchi gli sta dando tanto per completarlo chiedendogli di poter giocare in più posizioni”
Richi Agbonifo è uno dei talenti su cui l’Inter ha deciso di puntare con convinzione per il suo progetto U23. Delle sue emozioni per il passaggio in nerazzurro, della sua crescita e dei suoi piani futuri la redazione de L’Interista ha parlato con il suo agente Ferdinando Guarino. Di seguito l’intervista.
Come ha vissuto, Agbonifo, il passaggio dal Verona all’Inter U23?
“Richi ha vissuto il trasferimento con grandissimo entusiasmo. Sa che passare dalla primavera al calcio dei grandi non è facile e richiede uno step di difficoltà successivo, ma è al contempo consapevole di trovarsi nel club e nel contesto ideale per crescere e adattarsi a una categoria che è comunque piena di difficoltà”.
Come si trova con Vecchi? Quali sono i principi su cui il tecnico nerazzurro insiste maggiormente?
“Richi ha la fortuna di lavorare con un allenatore molto preparato che ha lavorato benissimo sia in prime squadre sia in categorie giovanili. Il ragazzo nutre una stima profonda per il suo allenatore. Vecchi gli chiede di poter ricoprire più posizioni in campo rispetto, magari, alla scorsa stagione in cui era abituato a giocare esclusivamente esterno”.
Quali sono le ambizioni stagionali di Agbonifo?
“Dal punto di vista personale, lui spera di poter incidere e di poter dare un contributo alla squadra come fatto nella gara contro l’Albinoleffe, ad esempio”.
A quali calciatori si ispira? Qual è il suo modello di riferimento esterno all’Inter?
“Richi è un ragazzo che guarda moltissimo il calcio, che vive di calcio a 360 gradi e cerca di rubare il più possibile da tutti i campioni della prima squadra dell’Inter, quando ha l’opportunità di allenarsi con loro. È già capitato più di una volta che potesse avere questo privilegio di allenarsi con la Prima Squadra: lui è un giocatore che guarda tanto, ascolta tanto i calciatori più grandi e quindi spera di assorbire il più possibile dai campioni allenati da Chivu. Al di fuori del contesto Inter, a lui piace tanto Doku del Manchester City”.
L’idea che avete in merito al ragazzo è quella di un processo graduale che possa poi portarlo a indossare la maglia della prima squadra dell’Inter?
“Il processo è quello di mettersi a disposizione per lavorare il più possibile ai fini di un suo miglioramento personale. Sappiamo che è un calciatore dotato di molte caratteristiche positive: ha dribbling, velocità, buona facilità di calcio ma sa anche che ad esempio deve diventare più continuo nell’arco di una gara. Sicuramente, essere all’Inter è l’opportunità ideale per crescere, avendo quella sana ambizione di stare un domani anche in Prima Squadra, senz’altro”.
Per quanto riguarda la prossima stagione, l’obiettivo è quello di trovare continuità nell’Inter U23 con Vecchi?
“Ora siamo ancora all’inizio, non è neanche terminato il girone d’andata, quindi vediamo comunque quali saranno gli sviluppi successivi. Lui è felicissimo di avere questa opportunità, di stare all’Inter, un club di primissima fascia, quindi l’obiettivo è quello di migliorare e di poter dare un grosso contributo al club mettendosi a sua disposizione. Lui ha tutto all’Inter: l’eccellenza per dirigenza, staff tecnico, strutture, quindi è nel contesto ideale per poter crescere e mettersi a disposizione per raggiungere gli obiettivi”.
Infine, le chiedo un ragionamento di carattere generale sui settori giovanili italiani: secondo lei, come bisogna operare per trarne i massimi benefici per il calcio italiano nella sua interezza?
“Negli anni ho notato delle cose. Un aneddoto che spesso racconto, ad esempio, è il seguente: io andai a vedere qualche anno fa una partita in Under 21 e c’era stato - come spesso accade con le selezioni nazionali dall’Under 15 all’Under 21 - un turnover importante. Io credo che da quell’Under 15 forse fossero partiti solo uno o due ragazzi, che avessero fatto poi tutto il percorso delle nazionali giovanili. Ciò deriva, magari, anche dal fatto che ci sono alcuni giocatori che vengono definiti ‘tardivi’ ma hanno qualità e talento. Secondo me, si tratta di giocatori con i quali dobbiamo lavorare con pazienza, a livello sistemico, aspettandoli. Perché sono quei calciatori che magari in U15 e in U16 non ti fanno vincere le partite ma che poi, alla lunga lavorandoci nel modo giusto, producono calcio e quindi ci porteranno poi nella direzione giusta per mettere di nuovo il talento al centro del tutto”.
Quindi, pensa che sia opportuno tenersi al riparo da un eccessivo risultatismo nel settore giovanile badando, al contrario, di più alla formazione tecnica e tattica del giocatore?
“Assolutamente sì. Sicuramente è gratificante vincere le partite, vincere un playoff, conquistare uno scudetto in categorie giovanili, ma poi l’obiettivo principale per il club è quello di generare calciatori, generare valore e patrimonio. Ciò lo fai partendo da sotto ovvero U15, U16, U17. In quelle categorie sicuramente si può lavorare benissimo con la pazienza di aspettare anche i calciatori che sono tardivi e meno precoci ma che hanno poi la qualità, la visione periferica, la tecnica. Quei giocatori poi ci permetteranno di fare la differenza all’arrivo se però li abbiamo resi già parte integrante del progetto fin da subito. Io posso fare un esempio calzante di un calciatore che gestisco…”
Dica pure…
“È quello di Dominic Vavassori, che tra i 2005 credo sia tra i talenti più importanti del calcio italiano. Lui era il cosiddetto ‘tardivo’ in U15, U16 e U17. L’Atalanta è stata bravissima ad aspettarlo e a far sì che la sua crescita morfologica si equiparasse a una qualità tecnica già superiore alla media. Così, oggi, ci troviamo di fronte a un ragazzo che in U23 all’Atalanta sposta completamente gli equilibri. Ecco, questo è un esempio calzante di calciatore ‘tardivo’ che è stato aspettato nel modo giusto e fatto crescere nel modo corretto. In questo senso, il mio auspicio è che a livello sistemico si possa lavorare tanto su questa tipologia di giocatori”.
Si ringrazia Ferdinando Guarino per la disponibilità.








