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Soloni in retromarcia, come da copioneTUTTO mercato WEB
martedì 19 ottobre 2021, 08:08Editoriale
di Gian Luca Rossi
per Linterista.it

Soloni in retromarcia, come da copione

Questo editoriale non avrei mai voluto scriverlo ma ero sicuro che l’avrei scritto alla prima sconfitta.
Perché li aspettavo al varco i tanti soloni che dovrebbero per la loro esperienza essere in grado di guardare al di là del proprio naso.
Rispetto ai tifosi, da sempre pronti ad esaltarsi o a deprimersi a seconda di come va l’ultima partita, ho sempre pensato che gli addetti ai lavori fossero più prudenti nel formulare certi giudizi.
Spiego.

Per settimane ho ascoltato da più parti che l’Inter di Simone Inzaghi fosse più strutturata di un anno fa, avesse più soluzioni di gioco e fosse addirittura più forte di quella Campione d’Italia di Antonio Conte.
Attenzione, non l’ho sentito solo da Cassano che è risaputo andare spesso di simpatie personali e ben oltre il tecnico nell’esprimersi negativamente su Marotta, Conte e su Lukaku, soprattutto.
L’ho sentito da più parti e ribattevo: come può essere migliore una squadra che l’anno scorso ha ammazzato il campionato con 12 punti di distacco ma che quest’estate ha perso Conte, Lukaku, Hakimi, Eriksen e io ci metto anche Oriali per quello che rappresentava in questo spogliatoio?
Per me anche un bambino di 6 anni capisce che l’Inter avrà pure sostituito degnamente chi non c’è più, ma comunque non potrà mai essere migliore dell’anno scorso.

Infatti è bastata la sconfitta di Roma con la Lazio, la prima in campionato, la seconda stagionale dopo quella in Champions con il Real, per far ingranare la retromarcia agli stessi addetti ai lavori, ora pronti a spingersi a livelli finanche distruttivi. Mai che ci sia equilibrio insomma, perché ora l’Inter è data solo per outsider possibile, manco probabile.
Lele Adani parla di calcio come fosse scienza ma l’ho sentito dire che l’Inter quest’anno ha un problema con le grandi perché non ha vinto né col Real né con l’Atalanta e ha perso con la Lazio. A parte che con il Real l’anno scorso ci aveva perso due volte su due pure Conte, ma qualcuno ricorda il rendimento dell’Inter negli scontri diretti nel girone di andata? Di questi tempi, aveva già perso il Derby, non aveva vinto con Lazio e Atalanta e il primo competitor battuto fu il Napoli, di misura a San Siro soffrendo oltremodo, a metà dicembre. Poi l’Inter di Conte non batté neppure la Roma e tornò a vincere solo alla penultima di andata con la Juventus. Fino al giro di boa del campionato, i punti con le grandi furono pochini. Poi andò decisamente meglio nel girone di ritorno, ma di questi tempi l’Inter di Conte aveva lo stesso difetto di quella di Inzaghi.

Ora domenica sera c’è lo scontro con la Juventus e tireremo le somme, ma prima c’è la Champions e con lo Sheriff dei miracoli è già vietato sbagliare. L’anno scorso l’Inter arrivò alla terza partita europea, tra l’altro persa a Madrid col Real, dopo i pareggi col Borussia Moenchengladbach a San Siro e in casa del solito Shakhtar. Se non altro stavolta l’avversario, al di là della sua leadership a punteggio pieno nel girone, sulla carta è più agevole.
Insomma tra giudizi affrettati e poco rispondenti alla realtà, è bene ficcarsi in testa una volta per tutte che l’Inter con quello che ha perso non è più forte di un anno fa. Sicuramente c’è un problema di gestione delle partite già evidenziato con Atalanta, Sampdoria, Lazio e Real Madrid, senza contare le altre vinte in rimonta, ma lo verificavo anche l’anno scorso di questi tempi.
Rispetto all’anno scorso la posizione in classifica è migliore dopo 8 giornate: dal quinto posto al terzo, ma il distacco dalla vetta è aumentato: già 7 punti dal Napoli delle meraviglie, mentre l’anno scorso il distacco dal Milan, Campione d’Italia fino a Carnevale, non superò mai i 5 punti.
Sentir dire però dopo la rocambolesca sconfitta con la Lazio che per l’Inter rivincere lo Scudetto è diventato improvvisamente complicato mi lascia di stucco.
Perché già lo sapevo, lo dicevo e lo scrivevo quest’estate.