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TMW - Inter, Marotta: "Felici di aver 'strappato' Inzaghi a Lotito. Il ciclo a Roma era finito"
Beppe Marotta, che stasera è stato insignito del Premio Maestrelli, ha parlato così degli ottimi risultati raccolti da Simone Inzaghi alla sua prima annata con l'Inter: "Devo dire che ho avuto il piacere di conoscerlo ai tempi della Sampdoria, quando era calciatore e ne ho apprezzato le qualità umane. Quando all'Inter si è reso necessario un erede per Conte, abbiamo puntato dritti su di lui e siamo riusciti a strapparlo a Lotito. Ci dispiace, ma forse il ciclo alla Lazio era terminato".
Ed è arrivata subito la qualificazione agli ottavi di Champions:
"Un traguardo importante, merito dell'allenatore e della squadra, il coronamento di un percorso iniziato con Conte e che ha trovato una grande risposta nei giocatori in una competizione che l'Inter ha ritrovato da qualche anno".
Percorso virtuoso impostato alla gestione più etica e sostenibile del club: sono sue parole. Cosa vogliono dire?
"Nelle società ormai ci sono centinaia e centinaia di tesserati, il valenza sociale del calcio e di un club la conosciamo. Dobbiamo fare delle riflessioni quindi, dopo di che c'è anche la sostenibilità finanziaria. Negli anni '70 è iniziato il periodo del mecenatismo, oggi quell'era è finita e serve sostenibilità, non si possono sperperare le risorse del club. Serve coniugare una gestione sana e di economia rispetto a quelli che sono i costi".
Non è vero che chi spende di più vince secondo lei. In vista del prossimo mercato, cosa offre la squadra a parte l'ingaggio?
"Bisogna avere la coscienza di capire l'evoluzione di questo mondo, io ce l'ho perché ci sono dentro da quarantacinque anni. Il calciatore moderno è molto emancipato rispetto ai colleghi del passato, non dico che siano più preparati, ma oggi sono più pronti alla vita che li circonda e all'interlocuzione con l'allenatore e la società, e di conseguenza anche noi dobbiamo esserlo".
Ed è arrivata subito la qualificazione agli ottavi di Champions:
"Un traguardo importante, merito dell'allenatore e della squadra, il coronamento di un percorso iniziato con Conte e che ha trovato una grande risposta nei giocatori in una competizione che l'Inter ha ritrovato da qualche anno".
Percorso virtuoso impostato alla gestione più etica e sostenibile del club: sono sue parole. Cosa vogliono dire?
"Nelle società ormai ci sono centinaia e centinaia di tesserati, il valenza sociale del calcio e di un club la conosciamo. Dobbiamo fare delle riflessioni quindi, dopo di che c'è anche la sostenibilità finanziaria. Negli anni '70 è iniziato il periodo del mecenatismo, oggi quell'era è finita e serve sostenibilità, non si possono sperperare le risorse del club. Serve coniugare una gestione sana e di economia rispetto a quelli che sono i costi".
Non è vero che chi spende di più vince secondo lei. In vista del prossimo mercato, cosa offre la squadra a parte l'ingaggio?
"Bisogna avere la coscienza di capire l'evoluzione di questo mondo, io ce l'ho perché ci sono dentro da quarantacinque anni. Il calciatore moderno è molto emancipato rispetto ai colleghi del passato, non dico che siano più preparati, ma oggi sono più pronti alla vita che li circonda e all'interlocuzione con l'allenatore e la società, e di conseguenza anche noi dobbiamo esserlo".
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