
C'eravamo tanto amati. La frecciata di Dimarco a Inzaghi, che ha preferito Theo
C’era un sassolino nella scarpa di Federico Dimarco, che il terzino dell’Inter ha evidentemente voluto lanciare direttamente da Appiano Gentile. Due volte: prima nell’intervista a Sky, e poi in conferenza stampa, Dimash ha ribadito lo stesso concetto, rispondendo a domanda sul tema. In estrema sintesi: “Uscendo matematicamente al 60’ era difficile migliorare di condizione. Quest’anno sto giocando molto di più e si vede”. Anche se nessuno ha inserito il nome di Simone Inzaghi nella domanda, e il nome dell’allenatore piacentino non è stato fatto né da chi intervistava né chi rispondeva, è sembrata (e ci sono pochi dubbi al riguardo, specie vista la reiterazione del concetto) una frecciata diretta al suo ex allenatore.
La gestione di Dimarco, effettivamente, è sempre stata uno dei temi del tecnico piacentino. Molto schematico, nel bene o nel male: l’Inter si muove a memoria, con ingranaggi frutto dei quattro anni di Inzaghi in nerazzurro. Allo stesso tempo, alcune scelte sono rimaste nella memoria collettiva per la loro ripetitività e prevedibilità. La più celebre è senza dubbio il cambio, praticamente automatico con qualche rara eccezione, dei calciatori ammoniti. Ma anche la sostituzione degli esterni, e di Dimarco nello specifico, è sempre stato un grande leitmotiv della gestione inzaghiana.
I numeri, in verità, parrebbero dare ragione a Simone. Nelle 178 partite in cui Inzaghi ha allenato Dimarco, quest’ultimo ha portato a casa 18 gol e 34 assist. Un rendimento che ne ha fatto, per ampi tratti degli ultimi quattro anni, uno dei migliori laterali d’Europa in termini di contributo offensivo. Il suo stesso exploit, d’altra parte, ha due “padri” calcistici abbastanza innegabili: Ivan Juric, che l’ha rilanciato a Verona, e lo stesso Inzaghi. E pure Dimarco, nel dire che nei tre anni e mezzo precedenti agli ultimi (deludenti) sei mesi ha tenuto un livello molto alto, sottintende che, in fin dei conti, la sua gestione non era così catastrofica. Più che frenarne la condizione - parliamo comunque di un titolare pressoché inamovibile - l’obiettivo era gestirne il palese calo di rendimento che Dimarco fa spesso registrare dal 70’ in poi. I risultati, a costo di essere ripetitivi, sembrano aver dato ragione a Inzaghi. Che quest’estate, nel passare all’Al Hilal, ha chiesto vari laterali della Serie A, tranne il suo fedelissimo.
Alla fine, a Riyadh Inzaghi ha portato Theo Hernandez. Cioè il giocatore con il quale Dimarco ha vissuto, complice il derby, anni di confronti. Non sempre a suo favore. E forse, nel sassolino volato c’entra anche questo: nella lista dei vari giocatori corteggiati dall’Al Hilal dopo l’arrivo di Inzaghi secondo le cronache di mercato figurano Barella, Bastoni, Calhanoglu, Acerbi. Non Dimarco, che probabilmente in Arabia non sarebbe andato comunque, ma di sicuro si è visto preferire il suo eterno rivale.
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