
Mourinho: "Oggi non penso a me stesso, aiuto i giocatori. Chelsea? Conta il presente"
José Mourinho, una leggenda vivente del calcio mondiale, è tornato al Benfica, il club dove 25 anni fa iniziò la sua carriera da allenatore. A 62 anni, il tecnico portoghese si è posto l’obiettivo di riportare la squadra di Lisbona agli antichi splendori, cercando di ben figurare anche in Champions League.
La carriera di Mourinho parla da sola: vittorie in UEFA e Champions con il Porto, campionati con Chelsea, Inter e Real Madrid, una seconda Champions con l’Inter, Europa League con il Manchester United e Conference League con la Roma. Il suo museo di trofei non ha bisogno di presentazioni, ma Mou non vive di passato: "È storia, ma non fa parte del mio presente. Conta ciò che sono oggi, non quello che ho fatto prima", ha detto in conferenza.
Il primo grande banco di prova sarà la sfida proprio contro il Chelsea, il club che ha portato alla conquista di tre Premier League. Non c'è spazio per la nostalgia: "In campo non c’è storia, bisogna solo vincere". Oggi Mourinho è un allenatore più sereno, meno egocentrico, concentrato sui giocatori e sul club: "Sono qui per aiutare i miei giocatori e i tifosi, più che pensare a me stesso". Pur cambiato nel carattere, conserva la stessa ambizione e adrenalina di sempre: "Se un giorno mi alzassi senza gioia di allenare o senza tristezza per una sconfitta, sarebbe la fine". Lo "Special One" non si considera un genio, ma un allenatore con talento e istinto naturale, sempre consapevole che i protagonisti sono i giocatori. Ora l’obiettivo è chiaro: riportare il Benfica ai vertici europei, come se fosse il primo giorno.
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