Marotta sugli stadi: "Noi fanalino di coda. La burocrazia dovrebbe essere molto più snella"
Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, ieri è stato presente alla cerimonia di commemorazione di Giovanni Borghi, il Cumenda patron dell'Ignis, che ha avuto a che fare molto spesso con il numero uno del club nerazzurro. Il dirigente lo ha ricordato così ai microfoni di Malpensa24: "Ero un ragazzino, l’incontro con lui avveniva principalmente la domenica quando facevo il raccattapalle e lui arrivava allo stadio e vedeva la partita in una panchina adiacente alla scala degli spogliatoi e quindi avevo la possibilità di scambiare due parole, di prendere il suo impermeabile beige. Soprattutto però sentirlo parlare sia nell’ambito dei giocatori, ma anche quando parlava con l’allenatore o con quelli che c’erano vicini, dispensava sempre parole molto sagge, parole molto concrete che rappresentavano un po’ la sua persona. Il ricordo più bello? Da tifoso del Varese senza dubbio il 5 a 0 contro la Juventus nel 1968".
Nel suo percorso, la figura di Borghi è stata determinante: "Ho avuto la fortuna di incontrare molte famiglie. A questo territorio devo molta riconoscenza; non posso dimenticare l’apprendistato che ho fatto attraverso queste persone importanti come appunto i Borghi e un’icona di quel Varese che era Peo Maroso. Devo essere perennemente riconoscente e spero di poter restituire quello che mi hanno dato. Varese con Ignis è stata capitale non solo italiana ma anche europea e mondiale dello sport grazie al fatto che Borghi riuscì a coagulare diverse discipline sportive: calcio, basket, pallacanestro, ciclismo. Oggi si evince un fattore importante, quello della memoria: ricordiamo una figura che ha lasciato segni tangibili che rimarranno per sempre, tra i quali i valori che ha trasmesso a me e che ho fatto miei. La Ignis e la famiglia Borghi sono state palestre di vita".
Marotta infine ha parlato del tema stadi: "Siamo il fanalino di coda: negli ultimi 15 anni sono stati costruiti 55 stadi in Europa e in Italia ne abbiamo ristrutturato o costruiti solo tre. Quando si parla di investimenti come nel caso di Milano di un miliardo e 700 milioni la burocrazia dovrebbe essere molto più snella".
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