L'Italia aspetta il sorteggio, Vanoli sfida la Juve e Motta rifiuta tutto: le top news delle 13
L'Italia attende di sapere quale sarà la sua avversaria al playoff del Mondiale. Nel sorteggio di Zurigo, in programma fra pochi minuti, le 16 Nazionali rimaste si contenderanno gli ultimi quattro posti disponibili per il torneo. Un momento molto importante per gli azzurri: dopo due kermesse mancate, un appello da non fallire. Sono presenti il ct Gennaro Gattuso e il capo delegazione Gianluigi Buffon, che ha parlato così ai microfoni di Sky Sport: "Attendiamo questo sorteggio con trepidazione ed entusiasmo. Stiamo prendendo una strada molto particolare e delicata in Italia, quella del 'non ci resta che piangere' o del 'ricordati che devi morire'. Io spero invece che possiamo fare due partite importanti, tali da rispettare la nostra storia. Ci è dispiaciuto per la sconfitta con la Norvegia, ma più per il risultato che per la prestazione. In ogni percorso virtuoso c'è un contrattempo, tutto sta nel come reagisci a questo contrattempo. Chi vorrei? Attendiamo questo sorteggio con trepidazione ed entusiasmo. Stiamo prendendo una strada molto particolare e delicata in Italia, quella del 'non ci resta che piangere' o del 'ricordati che devi morire'. Io spero invece che possiamo fare due partite importanti, tali da rispettare la nostra storia. Ci è dispiaciuto per la sconfitta con la Norvegia, ma più per il risultato che per la prestazione. In ogni percorso virtuoso c'è un contrattempo, tutto sta nel come reagisci a questo contrattempo".
Guardando invece alla Serie A, mister Paolo Vanoli ha presentato il big match di sabato con la Juventus. Queste le dichiarazioni del tecnico della Fiorentina: "Non parlerei di svolte ma sappiamo che la gara vale tantissimo per i tifosi. Ho detto precedentemente che la strada sarà lunga e domani vorrei vedere un grosso impegno e una ferocia all'interno della partita, senza abbattersi nei momenti di difficoltà, che ci saranno. Voglio che reagiamo nei momenti negativi e che i giocatori si concentrino sul presente, azione dopo azione per fare il meglio. L'umiltà dei vincenti è sapere oggi dove sei e dove i piccoli passi ti possono portare. Kean?È perfettamente recuperato dopo un problema alla tibia. Questa settimana si è allenato in gruppo. Di Moise sono andato a vedere le partite della Nazionale e penso sia un giocare completo e di qualità. Può giocare da solo o con una punta accanto, ma io non sono legato ad un sistema di gioco. Moise ha caratteristiche che vanno sfruttate e può giocare in modi diversi a seconda della partita. I nostri 4 attaccanti sono complementari, anche Piccoli e Kean sono abbinabili. Dipende sempre dalla voglia che uno ha di mettersi a disposizione del compagno ed è ciò che voglio che accada. Io oggi ho bisogno di tutti".
Urbano Cairo, presidente del Torino, è intervenuto allo Sport Industry Talk di RCS aprendo alla possibilità di realizzare uno stadio di proprietà: "Il calcio italiano oggi secondo me soffre ancora dei postumi del Covid, che ha lasciato veramente un impatto notevolissimo sui conti. In tre anni si sono persi 3 miliardi di euro e i debiti sono aumentati oltre i 5 miliardi. Purtroppo il governo con è venuto incontro a un movimento come il calcio, nonostante il suo contributo fiscale e occupazionale. Qualche aiuto poteva essere una cosa giusta, purtroppo non c’è stato e questo pesa. Poi c’è il tema del numero di squadre professionistiche, che in Italia sono 100. In Inghilterra, nonostante un fatturato più che doppio, ne ha 92. In Germania sono 36, in Francia e Spagna una quarantina. Noi oggi cento squadre non ce le possiamo permettere, oppure dovremmo aiutare tutti i club di A ad avere le seconde squadre, che non avrebbero le difficoltà dei club di C a restare in piedi. Poi ci sono gli stadi: solo quattro squadre hanno uno stadio di proprietà, noi ci stiamo pensando e per il Torino è una possibilità. Ma gli stadi italiani sono fatiscenti rispetto a quelli esteri. Poi c’è la pirateria: le società perdono 300 milioni l’anno. E infine c’è il tema del controllo dei costi: in Spagna lo fanno bene, dovremmo farlo anche noi", un estratto dell'intervento del numero uno granata.
Mister Thiago Motta continua a declinare tutte le offerte ricevute per la panchina da ogni angolo d’Europa. Una mossa che sta andando letteralmente di traverso alla Juventus, costretta a tenersi per il momento i gravosi costi dell’ex tecnico e di tutto il suo staff (circa 13,5 milioni lordi complessivi, sotto contratto fino al 30 giugno 2027). Il motivo? L'ex Bologna teme di bruciarsi dopo il flop della scorsa stagione al timone della Juve e non vuole sbagliare la prossima squadra: ecco perché Motta è intenzionato a restare fermo per questa annata. Si spiegano così i rifiuti di Motta alle proposte arrivate nelle ultime settimane da importanti società straniere: in primis era stato a settembre il Leverkusen a chiedere informazioni per l’ex numero 10 della nazionale italiana, che nelle settimane successive ha declinato anche le avance di Monaco e Real Sociedad. L’ultima offerta scartata è stata quella arrivata a inizio settimana dallo Spartak Mosca, alla ricerca di una nuova guida tecnica dopo le dimissioni di Stankovic.
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