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Identità fluida e certezze tattiche: perché la Juventus non si schioderà dal 3-4-2-1TUTTO mercato WEB
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Oggi alle 13:45Serie A
di Pierpaolo Matrone

Identità fluida e certezze tattiche: perché la Juventus non si schioderà dal 3-4-2-1

Nel calcio che cambia pelle durante la partita, l’etichetta del modulo conta sempre meno. Conta, invece, la capacità di adattare uomini e compiti a ciò che chiede il campo. È questa la direzione scelta dalla Juventus, che continua a muoversi dentro un impianto elastico, figlio dell’eredità tattica di Igor Tudor e affinato con il passare delle settimane. Tornare a una difesa a quattro, oggi, sarebbe più un azzardo che una soluzione: mancano interpreti e alternative sulle fasce, e i risultati consigliano prudenza. La spiegazione è pratica prima che teorica. A Pisa le scelte sugli esterni hanno raccontato la filosofia bianconera: Andrea Cambiaso utilizzato da “quinto” di destra per accompagnare le uscite di Kalulu, Weston McKennie a sinistra per contenere strappi e intensità avversarie. Non terzini puri, ma centrocampisti che presidiano la corsia, pronti ad aggiungersi alla manovra senza sbilanciare la squadra. Dentro il 3-4-2-1 la costruzione dal basso è più naturale: tre centrali facilitano l’uscita, mentre sei uomini “perimetrali” liberano spazi per i quattro interni, chiamati a riconquistare palla o a cucire il gioco. È un calcio che vive di duelli e riferimenti, ormai dominante in Serie A. Le scelte individuali seguono la stessa logica. L’esperimento di Teun Koopmeiners più avanzato ha mostrato limiti evidenti: meglio utilizzarlo basso, dove può orientare il gioco e proteggere la squadra. Con la Champions alle porte, l’ibrido diventa una necessità: non rivoluzioni settimanali, ma adattamenti continui per ridurre i rischi e massimizzare le risorse. È così che la Juve prova a restare competitiva, senza tradire la propria identità. A scriverlo è il Corriere dello Sport.