
Lazio, segni particolari: viva. E sempre più di Sarri...
Il risultato mente, o almeno omette. Perché quel 2-2 contro il Galatasaray dice troppo poco di ciò che la Lazio ha lasciato sul campo e troppo di ciò che ancora manca per raccontarla fino in fondo.
Ma una cosa è certa: c’è un’anima che si muove. E porta la firma, il timbro e il respiro di Maurizio Sarri.
Anche in Turchia il copione si è ripetuto. Primi tempi convincenti, robusti, identitari. Poi qualche sbavatura, qualche errore individuale che costa caro, ma una base solida che non vacilla. La Lazio si è fatta squadra. Ha stretto le linee, ha spinto con gli esterni, ha palleggiato con criterio. Ha corso insieme. Ha pensato insieme.
E ha mostrato qualcosa che in questo precampionato vale quanto un trofeo: la fame.
Nel silenzio assordante di un mercato bloccato, che non permette sogni né rivoluzioni, Sarri si è guardato dentro. E dentro la sua Lazio ha trovato risorse nuove. Ha dato scosse, non scossoni. Ha messo fiducia dove prima c’erano esitazioni. E si è preso la responsabilità di non mollare.
La tournée si chiude con un pari e una sconfitta, sì. Ma anche con una certezza: la Lazio sta crescendo. Da dentro, senza clamori. In silenzio, ma con personalità.
E poi c’è lui. Quel ragazzo che sembrava già fuori dai giochi, già con la valigia pronta. Matteo Cancellieri – anzi, ora solo “Cancellieri” – che da esubero è diventato spunto. Da nome scritto in piccolo a volto che si prende le luci. Lavoro sporco, movimenti intelligenti, presenza. Sarri lo guarda e, forse, si sorprende. Forse lo rivede. Forse lo tiene.
Perché anche così si cambia il destino. Anche così si scardina la rassegnazione.
La Lazio del Sarri bis non è ancora quella dei titoloni. Ma è già qualcosa che pulsa. Una squadra che si plasma giorno dopo giorno, tra allenamenti, sudore e convinzioni che cominciano a girare a giri alti. La voragine che molti temevano si sta riempiendo di volontà.
E la gente? La gente c’è. Sempre. Quasi 30mila tessere già staccate. Trentamila anime che hanno detto “noi ci siamo”. Anche quando il cielo è coperto. Anche quando la rabbia per la società resta viva. Ma la Lazio è un’altra cosa. La Lazio è i ragazzi in campo. È l’aquila sul petto. È quell’amore che non pretende risposte, ma dà presenza.
Strane storie, d’amore e resistenza. Storie che solo qui, sponda Lazio, hanno il sapore del consueto. Del nostro.
E allora sì. Avanti Lazio, nonostante tutto. Con Sarri, con i ragazzi, con chi ci crede. Perché il lavoro paga. Sempre.
E tu, Lazio, non sarai mai sola.
Pubblicato il 2/08







