Chivu e la negazione di ogni banalità. L'esempio comunicativo che i colleghi dovrebbero raccogliere
Convincere sul piano del gioco espresso e dei risultati ottenuti, sin dall'inizio della sua avventura all'Inter, non era scontato. Cristian Chivu ci sta riuscendo, con il primo posto momentaneo in Serie A e nella League Phase della Champions League, grazie alla capacità di conservare ciò che andava preservato e innovare lì dove riteneva necessario apportare le dovute correzioni alla sua squadra.
Pur mantenendo intatto l'assetto tattico dell'Inter, evitando di procedere al passaggio al 3-4-2-1 di cui si era parlato in estate, il tecnico rumeno ha introdotto un valore aggiunto che si nota regolarmente nelle sfide casalinghe ed esterne - italiane ed europee - della squadra nerazzurra. Un valore che si manifesta nel pressing alto applicato con costanza dalla sua compagine nell'ottica della predilezione per una strategia proattiva in luogo di una più attendista. Nonostante i rischi che si accompagnano a tale scelta, dati dalla necessità per i difensori di difendere tanto campo alle proprie spalle, i benefici sperimentati sono finora prevalenti, alimentando così la convinzione di Chivu della bontà della direzione intrapresa.
Oltre all'aspetto sportivo, degna di nota è anche la linea comunicativa adottata dal tecnico classe 1980 da quando siede sulla panchina del Club nerazzurro. Alla retorica che normalmente accompagna le dichiarazioni degli allenatori, Chivu preferisce assumere una linea di condotta sincera, netta, diretta. Allo scontato ricorso al tema arbitrale, per giustificare un risultato negativo della sua squadra, Chivu predilige concentrarsi sulla prestazione tecnico-tattica dei suoi calciatori, optando per una cifra comunicativa eccezionale nello scenario del calcio italiano.
La comunicazione offre uno sguardo privilegiato sul modo in cui un allenatore affronta ogni situazione, anche quelle più spinose, nel tentativo di ridurre le pressioni esercitate dagli appassionati e dagli addetti ai lavori sulla propria squadra. Nel caso di Chivu, ciò avviene rinunciando all'inutile retorica o alla ricerca di alibi per restituire ai fatti di campo la loro centralità. Manifestazione emblematica ne sono le sue dichiarazioni post-partita al termine di Napoli-Inter: piuttosto che concentrarsi sul calcio di rigore non correttamente assegnato al Napoli per il contatto tra Di Lorenzo e Mkhitaryan, il tecnico rumeno ha posto l'accento sui pregi e difetti manifestati dalla sua Inter nel corso della gara.
Senza voler rappresentare di per sé un modello da cui attingere, Chivu sta diventando comunque un esempio anche per coloro che dovrebbero essere enormemente più navigati nello gestire il corollario che si accompagna a una gara, di cartello o meno. Non male per un tecnico che non ha maturato neppure un anno completo di esperienza in Serie A, avendo disputato solo 13 presenze da allenatore del Parma di iniziare la sua terza esperienza nel mondo nerazzurro. Ma utile per comprendere, una volta di più, come l'impatto non è sempre proporzionale al bagaglio formativo di un allenatore.








